Domenica scorsa, gli elettori giapponesi hanno scelto di ritornare all’"usato sicuro" del Partito liberal-democratico. Il nuovo leader, Shinzo Abe, ha fin qui promesso un atteggiamento più assertivo verso la Cina. Che si dice preoccupata della possibile aggressività giapponese. Tokyo farà bene a "non attacare briga". Shinzo Abe, che ha portato alla vittoria il Partito liberaldemocratico nelle elezioni di ieri, ha subito dichiarato che non ci sono dubbi sulla proprietà del Giappone delle isole Diaoyu/Senkaku. La dichiarazione del futuro primo ministro giapponese è su tutti i giornali della Repubblica popolare: "La Cina sta sfidando il fatto che [le isole] sono territorio inerente al Giappone […] Il nostro obiettivo è quello di porre fine alla sfida. Non abbiamo alcuna intenzione di peggiorare i rapporti con la Cina."
Dopo un anno al governo tra il 2006 e il 2007 e tre anni all’opposizione Abe sarà di nuovo alla guida della terza economia del mondo. Il risultato è indice di una profonda sfiducia popolare verso il Partito democratico, accusato di non aver mantenuto le promesse elettorali e di non essere stato all’altezza della difficile situazione economica. Il Giappone soffre inoltre di una lunga stagione di instabilità politica. Prova ne è che Abe guiderà il settimo nuovo governo giapponese in soli sei anni e mezzo.
Nonostante il nome, il partito di Abe è intrinsecamente conservatore e ha assunto un tono nazionalista in tutta la campagna elettorale, promettendo un ritorno alla prosperità per la terza economia mondiale e una politica estera più assertiva. Il suo partito ne ha giovato: ha ottenuto 294 seggi su 480 nella camera bassa del parlamento, contro i solo 119 seggi che aveva prima delle elezioni. Yoshihiko Noda, l’attuale primo ministro, ha ammesso la sconfitta e ha rassegnato le dimissioni da leader del suo partito, definendo i risultati come "estremamente gravi".
Ancora più indicativi della crescita della destra nell’isola sono i 54 seggi ottenuti dal Partito per la Restaurazione del Giappone. Fondato solo nel mese di novembre, il partito è guidato dall’impenitente nazionalista Shintaro Ishihara, l’ex governatore di Tokyo, che in aprile ha prodotto la scintilla che ha fatto riesplodere la diatriba con la Repubblica popolare, annunciando di volere acquistare le isole dai legittimi proprietari – privati cittadini giapponesi – per annetterli al territorio di Tokyo. In campagna elettorale ha inoltre sostenuto il bisogno del Giappone di dotarsi di armi nucleari, di fortificare l’esercito e di rivedere la Costituzione pacifista.
"Il Giappone e la Cina hanno bisogno sia di condividere questo riconoscimento [la nazionalità delle isole contese] che di avere buone relazioni. Questo è negli interessi nazionali di entrambi i paesi, ma la Cina è ancora lontana da questo riconoscimento” ha aggiunto il futuro premier che ha specificato che il punto di riferimento per la politica estera del suo governo saranno gli Stati Uniti, dove si recherà già a gennaio gennaio per incontrare il presidente Barack Obama e affrontare la questione di come arginare la crescente influenza della Cina sui territori contigui.
In un commento sulla vittoria di Abe, l’agenzia di stampa cinese Xinhua ha esortato i “nuovi leader giapponesi” a non "attaccare briga". E ha sottolineato che “la nuova leadership giapponese doverebbe prendere una posizione più razionale sulla politica estera invece di di assecondare approcci aggressivi domestici e iniziare a litigare con i suoi vicini”. Il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, a conclusione della notizia ci tiene a sottolineare che anche se gli analisti cinesi hanno generalmente espresso il timore che Abe adotterà una posizione più dura nei confronti della Cina, rimane una certa dose di speranza legata al fatto che nel 2006 Abe si recò a Pechino proprio per ricostruire i legami con la Cina.
A questo proposito anche il Global Times ricorda che he Abe in campagna elettorale ha affermato che avrebbe mandato dipendenti pubblici a colonizzare le isole Diaoyu e riporta l’opinione di Zhou Yongsheng, professore di relazioni internazionali della China Foreign University. "La riconquista del potere da parte di Abe dovrebbe contribuire a sanare il freddo rapporto bilaterale [con la Cina] dato che lui è un politico pragmatico e non permetterà che ulteriori tensioni danneggino gli interessi del Giappone" ma, ha avvertito il professor Zhou, "la questione sulle Isole Diaoyu non sarà risolta in breve tempo. La tensione può essere alleviata solo attraverso un dialogo attivo e se Abe si dimostrerà sincero".
[Scritto per Lettera43; foto credits: csmonitor.com]