Il ‘pentimento’ di Wang Lijun

In by Simone

A conclusione del processo del superpoliziotto Wang Lijun accusato di abuso di potere, diserzione, corruzione e di aver usato strumentalmente la legge per fini personali Xinhua rilascia il primo lunghissimo comunicato che ripercorre tutti gli eventi del Chongqing Drama. Evidentemente la versione ufficiale

Il processo a Wang Lijun si è concluso in due tempi: lunedì si sono affrontati i temi coperti da “segreto di stato” e non è stato ammesso nessuno; martedì il processo “a porte aperte”, il dibattimento a cui hanno potuto assistere solo i media statali mentre un centinaio di reporter erano accalcati su un pezzetto di marciapiede di fronte al tribunale di Chengdu, recintato e così definito “area stampa”.

La sentenza si conoscerà tra qualche giorno. Oggi si sa che Wang accusato di  abuso di potere, diserzione, corruzione e di aver usato strumentalmente la legge per fini personali ha negato solo l’ultimo capo di accusa.

Ieri sera, intorno alle nove di sera è uscito un lungo comunicato di Xinhua che, attraverso il processo all’ex capo della polizia e ex vicesindaco di Chongqing Wang Lijun, ricostruisce lo scandalo che è passato alle cronache con  il nome di Chongqing Drama.

Bo Xilai
non viene nominato per nome, ma si fa riferimento alla sua carica un paio di volte. Quanto basterà perché il Comitato centrale del Partito emetta il suo verdetto sull’ex membro del Politburo, in modo che la legge faccia il suo corso e il XVIII Congresso possa finalmente cominciare e incoronare la nuova generazione di leader, quelli a cui è affidato il futuro della Cina per i prossimi dieci anni.

Per il momento il comunicato di Xinhua ha messo in luce il "pentimento" di Wang e il contributo che ha dato alle indagini sui crimini commessi da Gu Kailai, la moglie di Bo Xilai, che in agosto ha ricevuto una condanna a morte "sospesa", ovvero un ergastolo, per l’omicidio dell’uomo d’affari britannico.

Wang Lijun, 52 anni, un passato da "supereroe" per la sua implacabile persecuzione di criminali e corrotti, è apparso nelle immagini del processo diffuse dalla Cctv, la televisione di stato, in buona salute, riposato, perfettamente padrone di se stesso. In molti hanno notato il contrasto con Gu Kailai, apparsa in Tribunale gonfia e pallida, tanto da far pensare a molti osservatori che non si trattasse di lei ma di una sosia. 

Secondo la ricostruzione di Xinhua, Wang Lijun e Gu Kailai, la moglie dell’astro della politica cinese stroncato su nascere Bo Xilai, erano amici dal 2007. Così l’avrebbe coperta, una volta appreso dell’omicidio dell’uomo d’affari britannico, Neil Heywood insabbiando le prove, chiudendo il caso in un paio di giorni e cremando il cadavere.

I rapporti poi si andarono rovinando, si cita una lite intorno alla metà di gennaio con il suo capo Bo Xilai, che l’avrebbe schiaffeggiato pubblicamente. A quel punto il superpoliziotto avrebbe tirato fuori le prove che indiziavano Gu Kailai e si sarebbe rifugiato al consolato americano di Chengdu per mettere al sicuro le prove e chiedere asilo (non esiste però la domanda su carta). Ne sarebbe uscito “di propria volontà” 33 ore dopo, dando via al più grande scandalo che ha coinvolto la leadership cinese da i tempi di piazza Tian’anmen.

La “cronaca” del processo a Wang Lijun, secondo molti analisti suggerisce che il suo ex capo Bo Xilai potrebbe essere trattato più duramente di quanto ci si aspettasse. Non è stato nominato direttamente ma la circumlocuzione “al momento il principale responsabile del Partito di Chongqing” non lascia adito a dubbi.

Un altro passaggio interessante del resoconto Xinhua, è quello che affronta l’accusa di aver preso tangenti. Wang non avrebbe contestato l’accusa di aver accettato nel 2009 due immobili a Pechino per il valore di 450mila dollari da Xu Ming, personaggio molto vicino a Bo Xilai e di aver permesso che Yu Junshi, altro uomo vicino alla famiglia Bo, gli pagasse l’affito della sua casa a Chongqing per un valore che si aggirerebbe attorno ai 32mila dollari.

La confessione di Wang è in pieno stile Pcc: “la Cina sta costruendo una società socialista governata dalla legge, e chiunque la trasgredisca deve essere punito. […] Riconosco e confesso la mia colpevolezza sulle accuse che mi sono state mosse e mostro il mio pentimento. […] Spero che le gravi implicazioni [determinate dai miei atti] nazionali e internazionali saranno cancellate dal processo. Nel frattempo, spero che questo processo sia di monito alla società e che il popolo impari la lezione a mie spese. […] Al Partito, alle persone e ai famigliari che si sono presi cura di me voglio dire, sinceramente che mi dispiace molto, veramente molto. Vi ho deluso”.