Dal primo luglio, il software Green Dam Youth Escort dovrà essere obbligatoriamente installato su ogni nuovo pc venduto in Cina.
La notizia, uscita dalle pagine del Wall Stret Journal qualche settimana fa, ha immediatamente creato scalpore e polemiche on line. Ma cosa è veramente il software Green Dam Youth Escort? E quali sono le sue caratteristiche?
Qualcuno ha ironizzato: «novità dal ministero della sanità, su tutti i nuovi computer in vendita dal primo luglio, si dovrà mettere un preservativo». Il web cinese reagisce con stizza e umorismo alla nuova trovata del ministero dell’industria e dell’informazione tecnologica: dal primo luglio di quest’anno tutti i nuovi computer prodotti in Cina dovranno contenere un software che limiterà la navigazione internet. Green Dam Youth Escort, il nome dell’applicazione, permetterà di censurare i siti porno, spesso consultabili attraverso proxy che consentono di superare i limiti imposti dal Great Firewall dell’internet cinese. Il nome deriva dal fatto che il colore verde indica la navigazione sicura per i bambini: il software (che girerà su sistema operativo Windows, guarda il caso) funzionerà attraverso un database contenente i siti bannati, che sarà di volta in volta aggiornato. Il 19 maggio c’erano già state le prime avvisaglie, attraverso una nota governativa in cui si indicava la volontà di «creare una verde, sana e armoniosa esperienza di navigazione su internet, in grado di preservare i giovani da cattive influenze».
A essere bannati saranno sicuramente i siti porno, ma non è difficile pensare che ci possano finire dentro anche siti sgraditi alle autorità. La novità, in questo caso, non consiste tanto nell’ansia di censura, quanto nelle modalità: il software infatti conterrà una lista di siti bloccati di default che potranno essere aumentati da chi, provvisto di password, gestisce il Green Dam a casa o su una rete. In pratica, chiunque può diventare censore: di se stesso, dei propri figli, della propria azienda, internet point o bar.
Il controllo sociale distribuito che rende i cittadini i primi controllori di altri cittadini, fa un altro passo avanti importante nel Regno di Mezzo. E visti i filtri anti porno già esistenti in Europa, le recenti polemiche in Francia circa la possibilità di bloccare i download dalla rete, per non parlare dei deliri di sicurezza italiani, il trend sembra lo stesso in ogni parte del mondo, con una differenza: in Cina sembra accadere tutto molto prima e più in fretta.
Ufficialmente il software, per consentire una navigazione libera da contenuti pericolosi per i bambini, bloccherà cinque categorie specifiche di contenuti: porno per adulti, porno estremo per adulti, giochi violenti, illegalità e droga e omosessualità. L’iniziativa del governo cinese è stata accolta con ironia e stizza allo stesso tempo dal pubblico locale: molti i commenti di insulti e sarcasmo nelle maglie della rete cinese, di fronte ad una novità che in molti ritengono piuttosto bizzarra. E c’è chi alle critiche ha fatto seguire una puntuale presa di posizione: «questa decisione non ha basi legali», ha affermato Li Fangping, avvocato pechinese, spesso protagonista di battaglie sui diritti umani.
Ha scritto anche un esposto al ministero, ma non è l’unico ad essersi mosso: «se ci sarà un’opposizione forte da parte degli utenti di internet, forse il governo potrebbe cambiare idea». Contrariamente a quanto spesso si immagina in Occidente, la società cinese risponde, fa sentire la propria voce. Wan Yanhai, leader dell’associazione Aizhixing, impegnata da tempo nel lavoro di informazione su Aids e mondo omosessuale, sta preparando una petizione di massa contro la decisione del governo cinese che tira in mezzo proprio il tema dell’omosessualità, ritenuto pericoloso per l’armonia sociale e il futuro dei propri figli: «non chiediamo solo l’annullamento di questa decisione del governo, ha dichiarato al Wall Street Journal, ma anche la fine delle restrizioni sulle pubblicazioni omosessuali». Problemi che le autorità e i media ufficiali non vedono nella stessa maniera: «il software potrà essere disinstallato e non raccoglierà dati personali», ha affermato infatti Qing Gang, portavoce del ministero degli esteri cinesi.
Green Dam è stato creato su preciso mandato governativo dalla Jinhui Computer System Engineering Co., con il sostegno e aiuto della Accademia di Human Language Technology di Pechino. Bryan Zhang, fondatore della Jinhui ha tenuto a sottolineare le caratteristiche dell’applicazione: «Green Dam è molto simile a tanti software già esistenti e funzionanti fuori dalla Cina che permettono ai genitori di bloccare i contenuti inappropriati per i propri figli. Alcuni computer hanno già questo tipo di controllo attraverso alcuni software, anche se non si possono considerare elaborati dal governo».
Zhang ribadisce poi l’intento, secondo il quale i siti bloccati saranno solo quelli pornografici: «ovviamente ognuno può aggiungere una lista di siti o di dati personali del computer che non si vuole finiscano nella navigazione del proprio figlio, ma questa sarà una responsabilità degli users e noi non interverremo al riguardo. Il software per funzionare, in ogni caso, dovrà essere installato e successivamente può essere disinstallato come un’altra qualsiasi applicazione sul proprio pc».
I produttori saranno tenuti a specificare al governo quante unità saranno messe sul mercato, anche se al momento non sono previste multe o azioni giudiziarie contro chi non dovesse richiedere l’installazione del Green Dam. L’anno scorso in Cina sono stati venduti circa 40 milioni di personal computer, in un settore in cui svetta la cinese Lenovo, seguita dalla Hewlett Packard e dalla Dell. Dai produttori di pc bocche cucite sulla novità governativa. Del resto il mercato cinese, val bene un software.