Le reazioni all’omicidio di Yueyue, la bambina di due anni che la settimana scorsa è stata investita da due camioncini pirata senza che nessuno dei passanti le prestasse soccorso. Dopo la confusione tra pubblico e privato dell’epoca maoista, la Cina è alla ricerca di una narrazione comune e di una morale condivisa. Il diario da Pechino di Peace Reporter.
È successo a Foshan, nella provincia meridionale del Guangdong. Di sicuro il richiamo del presidente Hu a uno "sviluppo culturale" necessario rivela un brutto clima e al tempo stesso una consapevolezza: alla Cina manca ormai una narrazione comune, una cultura condivisa che la renda coesa per reggere al proprio stesso boom economico. Ora il vaso di Pandora si è aperto.
Il caso di Yue Yue è stato al centro dell’attenzione collettiva per un’intera settimana, è stato amplificato a dismisura su Weibo, il social network che da queste parti ha un’"autorevolezza" equivalente a quella di Facebook in occidente – si parla di 500mila tweet sull’argomento – per poi essere ripreso dai media ufficiali.
A fare da corollario, la vicenda della soccorritrice, Chen Xianmei, la donna "invisibile" di 57 anni assurta improvvisamente agli onori della cronaca. Le sono stati offerti soldi da donatori anonimi e non, telecamere e taccuini l’hanno assediata, le malelingue hanno sostenuto che avesse fatto tutto per denaro (se facciamo schifo tutti, tutti facciamo un po’ meno schifo). Lei ha continuato a ripetere che voleva solo soccorrere la bambina ed è andata in crisi per le pressioni insostenibili: forse la prossima volta si comporterà come i 18 che l’avevano preceduta nel vicolo di Foshan.
Commentatori di ogni genere si sono espressi. C’è chi accusa l’eccessiva mentalità utilitaristica della Cina contemporanea. Jiang Xueqin, su The Diplomat magazine, arriva a parlare di una e vera propria evoluzione cerebrale, indotta da trent’anni di enfasi sui valori materiali, che avrebbe sviluppato nei cinesi solo la parte del cervello che elabora calcoli utilitaristici e annichilito quella che governa i sentimenti.
D’altra parte c’è chi punta il dito contro le deficienze del sistema: in un quadro legale dove non sono garantiti diritti individuali, chi non si fa gli "affari suoi" rischia sempre di passare per colpevole. Esemplare il caso che China Daily riporta nella stessa pagina che parla della vicenda Yue Yue: un adolescente, tale Zhang, è stato messo sotto torchio dalla polizia perché sospettato di avere investito un’anziana donna; lui continua a ripetere che stava solo cercando di aiutarla. Chi ha ragione? Nel caso, meglio astenersi (dal soccorso), anche perché di casi simili se ne sentono a bizzeffe, quasi si stesse perdendo anche l’antica relazione confuciana della pietà filiale.
Zhang Lijia cita sul Guardian diverse vicende del genere, tra cui la sentenza di Nanjing del 2006, una sorta di precedente e allo stesso tempo di spauracchio nazionale. In quella circostanza, “un giovane di nome Peng Yu aiutò un’anziana donna che era caduta per strada, la portò in ospedale e restò in attesa per sapere se stava bene. Tuttavia più tardi la famiglia della donna, lei compresa, accusò proprio Peng di averla fatta cadere. Un giudice si pronunciò a favore della donna, basandosi sull’assunto che “Peng deve essere colpevole. Altrimenti perché avrebbe voluto aiutarla?”
Zhang poi aggiunge: “Il problema fondamentale, a mio avviso, risiede in una parola che descrive uno stato mentale: shaoguanxianshi, che significa non immischiarsi in ciò che non è affare proprio. Nella nostra cultura, manca la volontà di mostrare compassione verso gli estranei. Siamo educati a mostrare gentilezza verso chi fa parte della nostra rete di guanxi, la famiglia, gli amici e i soci in affari, ma non verso gli estranei, soprattutto se questa gentilezza può danneggiare potenzialmente i tuoi interessi.”
Un’amica italiana che vive a Pechino ha assistito di recente a un episodio che è l’altra faccia del caso Yueyue: subito dopo essere stato urtato da un’auto, un uomo giace al suolo come morto. A nulla valgono i tentativi di rianimarlo da parte dei passanti. Quando il conducente della macchina gli sventola sotto il naso una mazzetta di banconote, l’uomo salta in piedi, prende i soldi e scompare tra la folla.
Il China Daily sostiene che "le vittime dovrebbero avere il senso morale di essere grate per l’aiuto che gli viene offerto, mentre chi intende dare al prossimo una mano, dovrebbe avere una conoscenza di base sulle tecniche di soccorso". È proprio quel "senso morale" che la Cina cerca nelle pieghe del caso Yueyue e che Hu Jintao intende, forse, quando parla dello sviluppo culturale necessario alla Cina del boom. Qualcosa rivolto all’esterno, certo, perché una grande potenza deve esercitare soft power e farsi conoscere non solo per i dollari Usa che tiene in cassaforte; altrimenti si rischia di esplodere.
Ora, come si diceva, il vaso di Pandora si è aperto e diverse amministrazioni locali – tra cui quella del Guandong, dove si trova Foshan – sembrano sul punto di varare leggi contro l’omesso soccorso, mentre i media annunciano l’arresto dei due uomini che hanno investito Yueyue. Linee guida per informare su come si prestano i primi aiuti alla vittima di un incidente sono già state distribuite dal ministero della Salute e nei circoli accademici si discute sul miglior modo per risollevare la moralità pubblica.
Nel frattempo si susseguono manifestazioni più o meno spontanee contro la “durezza di cuore”. Una si è svolta proprio a Foshan, di fronte al mercato di strada dove è stata investita Yueyue: circa duecento persone, raggiunte dall’sms di un “motivatore”, si sono ritrovate per commemorare la bambina in silenzio.
Come sempre, la Cina può cambiare da un giorno all’altro e le campagne in grande stile sono forse l’ultimo retaggio dell’ormai tramontato maoismo, che era anche una cultura e una morale. Quelle che oggi si vanno ricercando. Come osserva ancora Zhang Lijia, “Durante l’epoca di Mao, i cittadini erano costretti a comportarsi bene sia in pubblico sia in privato. Ogni mese di marzo, la gente era obbligata a recarsi in strada a fare buone azioni: pulire autobus, aggiustare biciclette, offrire tagli di capelli agli altri. Il minore controllo sociale e la commercializzazione dei tre decenni trascorsi hanno indotto le persone a comportarsi di nuovo con egoismo. La gente sta godendo, e talvolta abusando, delle grandi libertà personali che non esistevano prima.” Coercizione a essere solidali, moralità per legge. Forse si comincia così.
* Gabriele Battaglia è fondamentalmente interessato a quattro cose: i viaggi, l’Oriente, la Rivoluzione e il Milan. Fare il reporter è il miglior modo per tenere insieme le prime tre, per la quarta si può sempre tornare a Milano ogni due settimane. Lavora nella redazione di Peace Reporter / E-il mensile finché lo sopportano.