Il «fenomeno Trump» visto da Tokyo

In by Gabriele Battaglia

Se c’è un fenomeno globale al giorno d’oggi, quello è Donald Trump. Il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti. Ne parlano tutti, ci scherzano su in molti, qualcuno lo prende sul serio. Anche in Giappone il candidato Trump fa discutere — e sorridere. Se c’è un tratto che distingue Donald Trump dagli altri candidati alla presidenza degli Stati Uniti è la sua capacità di farsi un nemico a (quasi) ogni sua uscita pubblica. Dall’attuale presidente Usa Barack Obama al Papa, passando per più o meno tutti i suoi avversari nella corsa alle primarie.

Trump non ha risparmiato però attacchi a intere comunità nazionali o religiose, come la Cina, il Messico, l’Islam e, in un revival anni ’80, il Giappone.

Per Trump, il Paese del Sol Levante, non diversamente dalla Cina, ruba il lavoro agli americani. «Ci stanno assolutamente schiacciando nel commercio», ha detto durante il comizio del Super Tuesday il milionario, che accusa inoltre Tokyo di giocare sporco ribassando lo yen per favorire l’export dei propri giganti industriali. Il tutto alla faccia del suo principale alleato, Washington, che deve provvedere anche alla difesa del paese-arcipelago, impedito com’è dalla costituzione pacifista — chissà per quanto ancora — a dotarsi di un esercito.

Niente di nuovo, in realtà. Come spiega il New York Times, Trump ha rispolverato una retorica vecchia di trent’anni — quella del «Japan bashing», diffusa all’inizio degli anni ’80, quando, un po’ come la Cina oggi, il Sol Levante era visto come la principale minaccia all’egemonia economica degli States — di cui lui stesso era stato già portavoce in più occasioni.

Il prestigioso quotidiano statunitense definisce questo tratto della retorica di Trump «inusuale» e «anacronistico». Eppure, ammette, sembra aver contagiato anche il campo democratico: qualche settimana fa, la candidata democratica Hillary Clinton ha scritto infatti che «Cina e Giappone tengono volontariamente bassi i prezzi dei loro prodotti deprezzando le proprie valute nazionali». Clinton ha addirittura ritirato il suo supporto alla Trans Pacific Partnership (Tpp), l’accordo di libero scambio sulle due sponde del Pacifico che dovrebbe facilitare l’ingresso di merci giapponesi in America e viceversa.

Il «fenomeno» Trump ha ovviamente attirato attenzioni anche nel paese del Sol levante, attento agli sviluppi politici al di là del Pacifico. Il magazine economico Diamond, di orientamento liberale, ha espresso pessimismo, paventando il rischio di una crisi economica in Giappone a causa delle probabili politiche protezioniste adottate da un eventuale presidente Trump. 

A rischio c’è poi l’alleanza militare tra i due paesi e l’impegno di Washington a proteggere il Giappone da possibili colpi di mano di vicini ingombranti come la Cina e imprevedibili come la Corea del Nord.

Un articolo della versione nipponica dell’Huffington Post descrive poi un riavvicinamento Giappone-Russia in caso di vittoria di Trump. Scenario questo che sarebbe già allo studio degli esperti del governo Abe.

C’è però chi la prende sullo scherzo. Tra questi il Dottor NakaMats, uno degli inventori più prolifici ma meno conosciuti al mondo secondo lo Smithsonian Magazine, che durante una recente conferenza stampa al Club dei corrispondenti stranieri di Tokyo ha presentato la sua ultima creazione: «Guard Wig», un apparentemente sciatto parrucchino biondo sotto cui è installata una lastra di metallo che può trasformare il toupé in una comoda protezione contro attacchi alla testa e, all’occasione, in un’arma.

Vista la somiglianza con l’inconfondibile acconciatura di Trump, l”inventore ha invitato l’ex presentatore del reality show the Apprentice a provarlo in esclusiva.

E se questo non bastasse, sull’onda della popolarità del 69enne candidato repubblicano, il sito RocketNews24, un portale  dedicato allo «strano ma vero» da Giappone e Asia, ha fatto un esperimento. Ha mandato un suo giornalista da un hairstylist di Aoyama, uno dei distretti più «in» di Tokyo, a farsi fare un taglio alla Trump. Un successo. L’uomo è tornato in redazione con una nuova verve molto simile a quella del milionario americano.


Foto credit: rocketnews24.com

Perché in fondo il fenomeno Trump più che politica è intrattenimento. E per contrastarlo una risata può servire più di mille tribune elettorali.

[Scritto per East online]