L’identità è costruita da tante piccole cose. E’ un insieme di caratteri particolari che si acquisiscono col tempo, che si assimilano dall’ambiente esterno e dai quali ci lascia inconsciamente plasmare. Come un feto nel grembo.
Lasciare il proprio paese per stabilirsi in un altro, soprattutto quando quest’ultimo è molto distante culturalmente, significa subire uno strappo, una separazione culturale che ferisce a fondo.
La persona ha con sé i propri caratteri particolari, ma si immerge in un ambiente dove questi hanno poco senso, se non alcuno. Ne cerca degli altri, cerca un presente, ma che dovrà comunque cercare di saldare con il passato, consciamente o inconsciamente.
Nella zona di via Paolo Sarpi a Milano, i cinesi hanno cominciato ad installarsi a partire dagli anni venti del secolo scorso. Ora: una realtà quotidiana della comunità, che insieme ricerca un’identità in bilico tra il ricordo della propria e l’adattamento a quella di qualcun altro. Una saldatura.
China Foodstore, via Rosmini. Milano, febbraio 2010. Il simbolo 家 jia significa ‘casa’.
China Foodstore, via Rosmini. Milano, febbraio 2010
Vendita di indumenti all’ingrosso, via Niccolini. Milano, febbraio 2010
Negozio di allestimento matrimoni in via Sarpi. Ritrovo. Milano, febbraio 2010
Francesca, 19 anni. Viene dal Zhejiang ed è in Italia da dieci anni. Milano, febbraio 2010
Via Sarpi, sabato sera. Milano, febbraio 2010
Bar Galleria, via Sarpi. Milano, febbraio 2010
Parrucchiere, via Niccolini. Milano, febbraio 2010
Passanti. Via Sarpi, sabato sera. Milano, febbraio 2010
Don Domenico Liu, 34 anni, parroco della comunità cattolica cinese. E’ in Italia dal 2002: dopo gli studi a Roma, viene trasferito a Milano dove si occupa della comunità cinese. Milano, febbraio 2010
*Giulia Marchi: dopo aver conseguito un diploma in lingue orientali (cinese), vive per un anno e mezzo in Benin, paese francofono dell’Africa occidentale, dove collabora con quotidiani locali come redattrice e dove svolge un reportage fotografico sulla presenza cinese nel paese. Con un articolo sulla situazione del Benin, nel 2008 vince il premio Claudio Accardi a Roma. Collabora poi con i giornalisti Yngve Leonhardsen e Kjetil Gyberg per testate norvegesi quali Aften Posten Innsikt e Vinbladet. Nel 2010 si occupa di fotografia, seguendo un corso all’agenzia Contrasto a Milano. Nello stesso anno, vince il premio fotogiornalistico Inail – Prospekt come giovane talento, e lavora su un progetto inerente alla sicurezza sul lavoro per quanto riguarda gli immigrati, raccogliendo foto, video interviste e storie dei protagonisti.
Installatasi di recente in Francia, segue come assistente il fotografo Charles Fréger in un progetto in collaborazione con il museo internazionale del carnevale e della maschera di Binche, Belgio.
Il suo sito internet è: www.giuliamarchi.com