Martedì, a poco meno di due settimane dalle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare si è riunito a Pechino il quarto Plenum del diciassettesimo Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc). Per quattro giorni gli oltre duecento membri del Comitato centrale discuteranno su come «rafforzare e migliorare la costruzione del Partito in nuove situazioni». Sull’incontro a porte chiuse vige il più assoluto riserbo. Niente giornalisti e niente briefing quotidiani sui temi trattati, le decisioni saranno rese note solo venerdì 18, a plenum ormai concluso. Gli argomenti però non mancheranno.
Dalle colonne della versione online del Quotidiano del popolo, Xu Yaotong, direttore del Dipartimenti per le ricerche scientifiche della China National School of Administration, elenca i punti principali del dibattito: analizzare le esperienze nel processo di costruzione del Partito; sviluppare la democrazia interna; elezione diretta dei quadri. Forse ci saranno anche poche note sulla politica economica, ma l’argomento in realtà sarebbe di competenza del governo, formalmente separato dal Pcc.
Ma a tener banco sarà soprattutto il futuro della leadership cinese. A dominare la scena sarà il vicepresidente Xi Jinping. Il CC potrebbe eleggerlo vicedirettore della Commissione militare, l’organo che ha il controllo dell’Esercito liberazione del popolo, ruolo considerato una quasi anticamera alla guida del paese. Se le previsioni venissero rispettate Xi diventerebbe il successore in pectore di Hu Jintao, sostituendolo dal 2012 come segretario generale del Partito e nel 2013 prendendo il suo posto sulla poltrona di presidente della Repubblica popolare e come capo della Commissione militare. Un percorso simile a quello compiuto da Hu, eletto nella Commissione militare nel 1999 per poi prendere in mano le redini del potere a partire dal 2002. Una scalata che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere messa in discussione solo dal cinquantaquattrenne Li Keqiang. Entrambi membri del Comitato permanente del Politburo – l’organismo composto da nove persone al vertice del Pcc-, Xi e Li potrebbero formare un tandem al comando della Cina, il primo con la carica di presidente, mentre al secondo spetterebbe il ruolo di capo di governo. Una riedizione dell’attuale leadership composta da Hu Jintao e dal premier Wen Jiabao, anche se non è scontato che l’intesa di vedute tra i due possa essere simile a quella dei loro predecessori.
Ma durante il plenum non si parlerà solo di nomenclatura. Per «rafforzare il Partito» è indispensabile portare avanti la lotta alla corruzione endemica fra i membri del Pcc. Negli ultimi sei anni almeno 50 mila quadri sono stati coinvolti in casi di corruzione. Un giro d’affari in continua crescita che ha visto una bustarella lievitare in media dai 2,5 milioni di yuan (252 mila euro) del 2007 agli 8,84 milioni di yuan del 2008. Un male al quale si è ha cercato di mettere fine prima nel 1995 e poi nel 2001, diramando precise regole che imponevano ai dirigenti del Partito di dichiarare i loro introiti. Misure che ora si vorrebbero estendere anche ai loro familiari, per evitare che le ricchezze illecite possano essere intestate ai figli o alle mogli, così sfuggire alle verifiche. «Democrazia interna» e «trasparenza» sono le altre priorità dell’incontro. Per mantenere il controllo occorre coinvolgere gli oltre 76 milioni di iscritti al partito. Una necessità ben evidenziata da un editoriale del settimanale Outlook Weekly, che spiega come «molti dei recenti incidenti di massa hanno evidenziato l’indifferenza e le carenze dei pochi funzionari al comando». Per porre rimedio a queste carenza sono stati lanciati dei progetti pilota per sperimentare forme di «democrazia diretta».
È il caso della città di Nanchino, dove si sono svolte elezioni dirette per scegliere i membri di 360 Comitati di partito locali. Il Pcc vuole così mostrarsi unito in occasione del sessantesimo anniversario dalla fondazione della Repubblica popolare. Ma per evitare tensioni durante le celebrazioni ricorrere anche ai mezzi più spiccioli Proprio ieri la polizia cinese ha annunciato di aver neutralizzato un gruppo terrorista che stava preparando esplosivi nello Xinjiang, la regione al centro degli scontri interetnici tra han e uighuiri di luglio.
[Pubblicato su Il Riformista]