Il capo dell’esecutivo Donald Tsang lascia dopo sette anni di governo. Il consiglio elettorale dovrà scegliere tra Tang, favorito perché appoggiato da Pechino, e Leung che gode di maggior consenso tra la popolazione. Ma Tang è travolto dagli scandali e dalla satira. E per ora rifiuta di ritirarsi.
Il 25 marzo a Hong Kong si voterà per il prossimo Chief Executive. Non per il sindaco, non per il presidente, ma per il Chief Executive: come se fosse un’azienda. Il titolo di Chief Executive ha sostituito quello di governatore nel 1997, quando Hong Kong tornò sotto l’egida della Cina.
A Hong Kong è stato promesso il suffragio universale in occasione delle prossime elezioni per il capo dell’esecutivo nel 2017, ma i candidati saranno nominati dal comitato elettorale.
Quindi non saranno i comuni cittadini a votare. Secondo la Basic Law, la costituzione di Hong Kong, l’elezione del presidente non è diretta. Toccherà a un apposito consiglio elettorale, costituito da 1200 cittadini (gran parte dei quali pro-Pechino) nominati tra rappresentati di diversi settori dell’economia, di diversi distretti territoriali, di organizzazioni religiose oppure direttamente dal governo.
Le prime pagine dei giornali di Hong Kong della settimana scorsa, sono state dominate dallo scandalo di una cantina abusiva nella villa del candidato Tang, fomentando la diffusa speculazione che questi non avrebbe altra possibilità che ritirarsi (così almeno si è espressa più della metà degli intervistati in un sondaggio pubblicato dal South China Morning Post).
La decisione di Tang ad andare avanti potrebbe comportare un’incertezza nei risultati delle prossime elezioni, che richiede al vincitore di ottenere almeno la metà dei voti.
Il suo principale sfidante, C.Y. Leung, è il capo di una consulenza immobiliare e un ex consigliere del governo di Hong Kong. In corsa ci sono anche Albert Ho, il capo del Partito Democratico, e Regina Ip, un parlamentare di Hong Kong che è entrato ufficialmente in campagna elettorale per ultimo.
Tang è stato abbandonato perfino dai membri del Partito Liberale pro-business, a cui apparteneva prima di entrare nel governo come segretario delle finanze.
E ora la sua credibilità raggiunge il punto più basso, a causa degli scandali. L’anno scorso, a ottobre, Tang ha dovuto ammettere una relazione extra matrimoniale. Per salvarlo, la moglie ha dovuto tenere un discorso in pubblico dove si dimostrava particolarmente comprensiva e, di fatto, lo perdonava ufficialmente.
Dichiarò di voler lasciarsi il passato alle spalle e che i due si amavano ancora ancora dopo quasi trent’anni di matrimonio, che imprevisti del genere purtroppo capitano. Citò l’affaire del marito sempre indirettamente, senza menzionare esplicitamente il tradimento. Qualcuno, già allora, storse il naso, aspettandosi un mea culpa più diretto da parte di Tang.
Lo scandalo peggiore, però, è quest’ultimo. Il 16 febbraio un’ispezione del Building Department ha accertato la presenza nella villa di Tang di un salone sotterraneo abusivo di oltre 200 metri quadrati (si dice una cantina per conservare il vino, con stanza di degustazione).
Si sospetta che il blitz dei tecnici del Dipartimento delle Costruzioni non sia stato casuale, ma architettato ad hoc dagli avversari politici di Tang e appositamente condotto durante il periodo elettorale. Ma non è questo il punto.
La reazione popolare è stata esacerbata dalle dichiarazioni di Tang, quando ha dichiatato che l’idea del salone abusivo non è stata sua, ma della moglie.
Si è giustificato spiegando che, pur non approvandone la costruzione, non si era opposto al volere della moglie per evitare ulreriori divergenze matrimoniali. E ancora la moglie, come per lo scandalo precedente, ha tenuto una conferenza stampa dove ha confermato la versione di Tang.
Tra l’indiganzione generale, si accusa Tang di mancare del coraggio necessario per ammettere le proprie colpe e della sua poco nobile scelta di usare la moglie come agnello sacrificale.
Lo scandalo è stato la notizia di punta in questi giorni. I giornalisti hanno addirittura affittato gru per fare foto panoramiche alla villa di Tang, cinta da alte mura e situata a Kowloon Tong, una delle aree residenzali più esclusive di Kowloon.
Ma soprattutto la satira è stata particolamente crudele. Spuntano in rete numerosi fotomontaggi, diffusi soprattutto tramite i social network, che non sono censurati come nella Cina continentale. La libertà di satira, a Hong Kong, è esercitata con la dovuta mancanza di riguardo. Di seguito alcuni esempi.
Tang, col costume di Capitan America, sorride proteggendosi con la sua moglie/scudo.
Tang sorpreso dalla moglie a degustare il vino nella sua cantina abusiva, che si dice comunichi con la pisicina tramite un lucernaio sul soffitto.
1. Immagine tratta dal film The Lady (2011, Luc Besson). Tang è un no-J husband, ovvero un marito senza attributi [J" nel cantonese di Hong Kong è l’abbreviazione per indicare il pene nda].
2. Immagine tratta dal film che rese famoso Bruce Lee: Fist of Fury, in originale L’uomo della montagna Tang. Qui si legge Il sg. Tang è nella merda.
3. Fotomontaggio della locandina di The Iron Lady, film su Margaret Tatcher. Nella versione satirica leggiamo La donna in vendita.
4. Harry Potter e la camera dei segreti. La traduzione del titolo originale in cinese suona come La scomparsa della camera sotterranea.
5. L’immagine è presa da una commedia di Stephen Chow, regista e attore di Hong Kong conosciuto in Italia per il suo Shaolin Soccer. Leggiamo York Road 7, l’indirizzo della residenza di Tang.
6. My Week With Marilyn, il film su Marylin Monroe, diventa Sette anni con Henry.
7. Transformers diventa Trasformliar, una sorta di trasformista-bugiardo.
8. Satira del famoso Mr. & Mrs. Smith che diventa Il marito senza spalle: la moglie che si prende la colpa. Perché? Tang aveva accusato il suo principale avversario alle elezioni di "non avere le spalle" e non prendersi le responsabilità per le sue azioni.