Green Dam Youth Escort in crisi

In by Simone

Destino bizzarro quello del Green Dam Youth Escort, il software anti porno che un anno fa sollevò il web cinese contro la decisione del Governo di renderlo obbligatorio su ogni computer venduto dal primo luglio 2009. Prima rimandato, poi perso nei meandri dei ricordi, ora dato in agonia: uffici dismessi, personale licenziato, fondi governativi mai arrivati.

 

Il software che consente ai cinesi una navigazione libera dal porno, ha perso il sostegno governativo: senza una lira, è sul baratro, nonostante i suoi sostenitori ritengano che non cambierà niente. Dall’essere obbligatorio, al non essere neanche più finanziato: in mezzo c’è un intenso anno di proteste e decisioni del governo riguardo la gestione dell’Internet cinese.

Nel maggio del 2009 Pechino annunciò che il software Green Dam Youth Escort sarebbe stato obbligatorio dal primo luglio 2009, su ogni computer venduto in Cina. Il nome del software deriva dal fatto che il colore verde indica la navigazione sicura per i bambini: il software (che gira solo su sistema operativo Windows) funziona attraverso un database contenente i siti bannati, che può essere di volta in volta aggiornato.

Il 19 maggio 2009 c’erano state le prime avvisaglie, attraverso una nota governativa in cui si indicava la volontà di «creare una verde, sana e armoniosa esperienza di navigazione su internet, in grado di preservare i giovani da cattive influenze». Nel mirino c’erano i siti porno, ma non pochi videro l’operazione come un ennesimo tentativo di ostacolare siti sgraditi al governo di Pechino.

Il software infatti contiene una lista di siti bloccati di default che possono essere aumentati da chi, provvisto di password, gestisce il Green Dam a casa o su una rete. In pratica, chiunque può diventare censore: di se stesso, dei propri figli, della propria azienda, internet point o bar.  Qualcuno nel web cinese ironizzò, annunciando una nuova operazione del governo cinese: «Novità dal ministero della sanità, su tutti i nuovi computer in vendita dal primo luglio, si dovrà mettere un preservativo».

Il progetto venne però bloccato per cause diverse: da un lato i netizen cinesi organizzarono un boicottaggio, astenendosi il primo luglio 2009 dalla navigazione on line. L’artista e attivista Ai Wei Wei invitò ad un "tranquillo atto di rivolta", seguito da molti utenti. A pesare nella decisione del governo di bloccare l’obbligatorietà contò anche l’impossibilità da parte dei produttori di computer di rispettare i tempi di installazione, nonché tutta una serie di bug riscontrati nel software.

Il Green Dam rappresentava sulla carta un business ottimo: il software è stato prodotto da un’azienda cinese che pareva destinata a fare grandi affari (una sorta di monopolio sul mercato più grande del mondo): la Jinhui, già querelata per plagio dalla Solid Oak, azienda statunitense secondo i quali il filtro anti porno cinese, era troppo simile al loro, ha infatti proseguito nel perfezionamento del software scaricato e usato in molti internet cafè e case cinesi.

Ora il blocco: nessun commento ufficiale, ma per la Green Dam sembra un colpo di grazia quasi definitivo. Per fortuna.

[Anche su wired.it]