Giappone: Sanae Takaichi prima donna premier in pectore

In Asia Orientale by Lorenzo Lamperti

L’ultra conservatrice, fedelissima di Shinzo Abe, ha vinto a sorpresa le elezioni interne del Partito liberaldemocratico. Battuto il più moderato Koizumi, soprattutto grazie al suo piano economico-fiscale e al desiderio di tamponare l’emorragia di voti verso la destra sovranista del Sanseito. Possibili tensioni con Cina e Corea del sud

“Abbandonerò completamente il concetto di equilibrio tra lavoro e vita privata. Lavorare, lavorare, lavorare, lavorare, lavorare: questo è ciò che farò. E chiedo sinceramente a ciascuno di voi di impegnarsi instancabilmente nel proprio ambito”. Nelle sue prime parole da prima donna premier in pectore della storia del Giappone, Sanae Takaichi sembra quasi avvalorare gli arditi paragoni con Margareth Thatcher. Pochi minuti prima, ha conquistato a sorpresa la presidenza del Partito liberaldemocratico (Pld), la forza conservatrice che guida il Giappone quasi ininterrottamente da oltre 70 anni. Un partito che vira con decisione a destra, sposando le posizioni ultranazionaliste di colei che è il punto di riferimento degli “orfani” dell’ex leader Shinzo Abe, assassinato nel 2022.

Sconfitto già al primo turno il moderato Yoshimasa Hayashi, che si era posto in continuità con il premier uscente Shigeru Ishiba, costretto dai “grandi saggi” del partito a dimettersi dopo la storica batosta alle elezioni di luglio, che ha lasciato il governo senza maggioranza. Al ballottaggio il favorito era il riformista Shinjiro Koizumi, 44enne ed eterno astro nascente della politica giapponese. E invece ha vinto Takaichi: 183 a 164 tra i voti di parlamentari e prefetture.

Ex batterista heavy metal ed ex presentatrice televisiva, la 64enne Takaichi è stata da ultimo ministra della sicurezza economica, ruolo in cui si è guadagnata il favore di diversi esponenti del mondo delle imprese.

Decisivo per la vittoria il suo piano espansivo sul piano fiscale: in campagna elettorale ha promesso ampio uso del bilancio pubblico per rilanciare la crescita e sostenere i redditi. Un approccio opposto a quello che è costato a Ishiba il ko alle urne. E una sorta di ritorno al controverso Abenomics, programma accantonato negli ultimi cinque anni e che mira ad allentare i “freni fiscali”.

Takaichi ha cavalcato l’onda anti immigrati che si è di recente fatta strada in Giappone. “Accogliere troppe persone troppo diverse dalla nostra cultura rischia di rendere la società più nervosa”, ha detto in uno dei dibattiti delle scorse settimane, cercando di intercettare il malcontento dell’elettorato di destra che ha lasciato il Pld per forze sovraniste come il Sanseito.

Molte componenti del Pld hanno scelto Takaichi, che i più moderati definiscono “talebana” per la sua postura radicale, esattamente per tamponare l’emorragia di voti verso i nuovi partiti che hanno costruito la propria ascesa con complottismi e tiro al bersaglio contro gli stranieri.

Il programma di Takaichi unisce nazionalismo culturale e protezionismo sociale, in una postura tanto radicale che spesso i più moderati l’hanno definita una “talebana”. Non è impossibile immaginare potenziali frizioni con Donald Trump su dazi e commercio, ieri lei ha smussato molto gli angoli: “Difenderò con fermezza tutti gli accordi tra i due paesi”. D’altronde, proprio Abe era stato l’interlocutore asiatico privilegiato di Trump, durante il suo primo mandato alla Casa bianca.

Sul piano della sicurezza, Takaichi sostiene un aumento “flessibile ma deciso” della spesa militare, che potrebbe in futuro superare il 3% del pil. A parole, si persegue un rafforzamento dell’alleanza militare con gli Stati uniti, ma anche maggiore autonomia nelle capacità di difesa. Possibile che si torni a parlare della revisione della costituzione pacifista.

Attenzione alla politica estera. Takaichi è molto ostile alla Cina e supporta esplicitamente Taiwan, dove è stata recentemente in visita proponendo una “quasi-alleanza di sicurezza” con Taipei. Secondo diversi analisti, è seriamente a rischio il processo di normalizzazione dei rapporti con Pechino che era stato avviato negli scorsi mesi da Ishiba. La sua visione sulla storia rischia però di compromettere l’agognato disgelo con la Corea del sud, raggiunto negli scorsi anni. Ieri, Takaichi non ha escluso la possibilità di visitare nuovamente il santuario Yasukuni, dove sono commemorati i caduti giapponesi, compresi alcuni criminali di guerra di classe A dell’era imperialista. Almeno apparentemente, Takaichi e il presidente progressista sudcoreano Lee Jae-myung sono quasi agli antipodi.

Tutti da capire gli incastri delle alleanze in parlamento. Il centrista Komeito potrebbe sfilarsi dalla coalizione per le posizioni nazionaliste di Takaichi, che potrebbe guardare ad altri partiti di destra o anche mirare a (sin qui smentite) elezioni anticipate. Di certo non ci saranno rotture con la società patriarcale giapponese. Nonostante sia destinata a diventare la prima premier donna del Giappone, Takaichi ha infatti posizioni ultra conservatrici in materia di diritti civili e parità di genere, tanto da essersi sempre opposta alla riforma che eliminerebbe l’obbligo di usare lo stesso cognome per le coppie sposate, quasi sempre quello del marito.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il Manifesto]