Migliaia di persone si sono radunate a Tokyo per manifestare contro il nucleare. Il movimento Sayonara Genpatsu, nato dalla società civile, si organizza coi social network e coinvolge le personalità della cultura giapponese. In Giappone non si vedeva una mobilitazione simile dagli anni ’70.
Il più grande evento anti-nucleare post Fukushima. Così è stata definita dai principali media giapponesi la manifestazione apertasi lunedì 16 luglio nel parco di Yoyogi a Tokyo.
Centomila le persone chiamate a raccolta dal principale promotore dell’iniziativa e premio Nobel per la letteratura Oe Kenzaburo per dire "Addio al nucleare" (Sayonara Genpatsu ju man nin shukai). Circa 170mila i partecipanti, secondo gli organizzatori.
Un successo straordinario per un’organizzazione, nata dalla società civile, che ha saputo farsi interprete della forte opposizione popolare al ritorno al nucleare deciso dal governo Noda. Un sentimento, questo, che si è espresso più volte a brevissima distanza dall’Empireo della politica nipponica ed è culminato nella manifestazione di lunedì scorso.
A partire da fine giugno – in particolare subito prima e subito dopo la riattivazione, lo scorso primo luglio, del terzo reattore della centrale di Oi, nel centro del Paese – si sono tenute infatti imponenti manifestazioni proprio sotto gli uffici del primo ministro Noda Yoshihiko.
Il 29 giugno scorso, circa 150mila persone avevano presidiato la zona di Nagata chou – la Downing Street nipponica – invocando la fine della dipendenza dall’energia atomica. "Hanno fatto proprio tanto rumore", avrebbe ammesso lo stesso Noda davanti ai giornalisti qualche giorno più tardi. In Giappone non si vedeva una mobilitazione così massiccia dagli anni ’70.
La novità, rispetto agli anni della contestazione studentesca, sta ancora una volta nel ruolo di internet. Inizialmente i ritrovi sotto gli uffici del primo ministro coinvolgevano al massimo trecento persone. È stato grazie agli appelli su Twitter che il movimento, da marzo 2012, è cresciuto esponenzialmente.
Ad esempio, per tutta la giornata del primo luglio è stato possibile seguire le proteste davanti ai cancelli della centrale nucleare di Oi e del centro di Tokyo sui tweets di manifestanti e membri di ONG come Greenpeace Japan, in prima linea contro il ritorno al nucleare; oppure ancora grazie a siti internet di informazione indipendente, quali la piattaforma Independent Web Journal (IWJ) del giornalista Iwakami Yasumi, che trasmettevano le proteste in streaming.
Il movimento Sayonara Genpatsu ha saputo poi coinvolgere personalità di spicco della cultura giapponese. A distanza di nemmeno una settimana dal primo grande ritrovo del 29 giugno, sotto una pioggia incessante, altri 150mila cittadini e cittadine hanno nuovamente richiamato l’attenzione di Noda: "Presidente ascolta la nostra voce!". Un unico messaggio: "No alla riattivazione delle centrali" (saikado hantai).
Proprio in quell’occasione, il famoso compositore giapponese, Sakamoto Ryuichi, ha incoraggiato i manifestanti a non arrendersi e a farsi forza per continuare a lottare.
Venerdì 13 luglio è stato il prodromo della grande manifestazione del lunedì seguente. Ancora una volta circa 150mila persone hanno sfilato per le strade del centro di Tokyo, con in mano palloncini bianchi, in segno di protesta contro il ritorno al nucleare. "Se non alziamo la voce, la politica non si muoverà", ha affermato uno studente universitario intervistato dall’Asahi Shimbun durante il corteo.
E la voce è stata alzata in maniera determinante. Il 16 luglio in apertura della "riunione dei 100mila", Kamata Satoshi, uno dei primi promotori del comitato Sayonara Genpatsu insieme a Oe, ha chiesto la fine del nucleare: "Dobbiamo ripristinare a tutti i costi il genpatsu zero – lo spegnimento di tutte le centrali".
Mentre ancora Sakamoto interveniva per ricordare come il governo, scegliendo nuovamente il nucleare, abbia messo in pericolo la vita di milioni di persone: "Più che il denaro conta la vita. Perché dobbiamo mettere in pericolo le nostre vite solo per l’elettricità?"
La manifestazione di lunedì ha registrato la partecipazione di un’ altra grande della letteratura giapponese, Setouchi Harumi. Intervenuta per la prima volta alla manifestazione di Sayonara Genpatsu, 90 anni e salute di ferro, ha ammesso: "Fino ad oggi ci sono state epoche in cui siamo stati privati della libertà di criticare il governo. Vivere per noi uomini è vivere per la felicità di qualcuno altro diverso da noi stessi. Continuiamo a far sentire al governo cosa c’è che non va, così che vi sia posta fine".
Oe Kenzaburo, parlando dal palco, ha infine nuovamente incoraggiato i manifestanti: "Sono convinto che questo movimento vincerà…. raggiungiamo con convinzione il nostro obiettivo!".
Nonostante sia sato il principale ispiratore della petizione per l’abolizione del nucleare, firmata da 7,5 milioni di persone, e della manifestazione di lunedì, Oe rifiuta qualsiasi etichetta di "leader" del movimento.
"Si sono radunati cittadini senza nome e ne è scaturito un nuovo movimento", ha dichiarato Oe parlando dei presidi sotto gli uffici di Noda. "Credo proprio che anche queste persone si uniranno a noi", ha aggiunto Oe. "Nelle prossime occasioni, voglio anche io scendere in piazza come un qualsiasi partecipante senza nome".
[Foto credit: blogs.wsj.com]
*Marco Zappa nasce a Torino il 3 gennaio 1988. Ottenuta la laurea triennale nell’ ateneo torinese, attraversa la pianura padana approdando a Venezia, dove si laurea in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Dopo un’esperienza di quasi un anno in Giappone, si trova a Pechino per vedere cosa c’è al di là del Mare (Giallo).