La Tepco, sull’orlo del fallimento dopo Fukushima, ha venduto il 51 per cento delle sue quote al governo di Tokyo. Gli investimenti governativi dovrebbero salvare l’azienda dalla bancarotta, ma prevedono il ritorno al nucleare entro la metà del 2013. Contro la volontà della popolazione.
La Tepco è sull’orlo del fallimento. L’utility di gestione dell’energia elettrica della città di Tokyo e della circostante regione del Kanto ha sottoposto al Ministero dell’Industria giapponese un piano di ristrutturazione finanziaria che dovrebbe porre un freno al passivo di gestione accumulato a partire dall’incidente nucleare di Fukushima del marzo 2011.
Lo scorso 9 maggio il governo giapponese ha annunciato di aver acquistato il 51 per cento della Tepco, l’azienda elettrica più grande di tutto il Giappone. Un’iniezione iniziale di 1 trilione di yen – 9,7 miliardi di euro – che secondo il governo di Tokyo servirà a risollevare le sorti della Tepco, i cui bilanci sono in continua perdita.
Il costo della "radicale razionalizzazione" della società ricadrà principalmente sui suoi 45 milioni di clienti. L’azienda prevede infatti, a partire da luglio prossimo, un rincaro del 10,3 percento sul costo dell’energia, la cui produzione ormai dipende principalmente da centrali a combustione.
Per la azienda elettrica di Tokyo, nei prossimi tre anni, sarà proprio l’acquisto del carburante per queste centrali la principale voce di spesa. Con la chiusura delle centrali nucleari – l’ultimo reattore è stato spento il 5 maggio scorso – petrolio e carbone sono tornate ad essere le principali fonti energetiche del Giappone.
Di fronte a una tale situazione, la stessa Tepco calcola nell’arco di tre anni una perdita di circa 70 miliardi di yen l’anno, pari a 682 milioni di euro. L’aumento del prezzo al consumo dell’energia si fa quindi vitale nel tentativo di ammortizzare in parte l’impatto dei costi di approvvigionamento dei combustibili fossili sui bilanci societari.
Nella proposta della Tepco si legge inoltre l’intenzione di ritornare presto al nucleare. Sempre nel tentativo di ridurre i costi delle centrali a combustione, i sette reattori della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa saranno infatti riattivati a partire dall’aprile 2013.
Il governo diventerà poi creditore della società attraverso un investimento totale di 3,5 trilioni di yen, 34 miliardi di euro, che serviranno a coprire costi di gestione, bonifica delle zone contaminate intorno agli impianti di Fukushima Daiichi e Daini, dismissione totale dei due impianti e risarcimenti o"compensazioni" agli sfollati: tutti soldi che la Tepco dovrà restituire attraverso gli utili prodotti.
Per i soli risarcimenti, l’azienda elettrica di Tokyo ha finora ricevuto dal governo centrale, attraverso la Società per l’agevolazione dei risarcimenti per i danni nucleari istituita nell’ottobre del 2011, circa 700 miliardi di yen, pari a 6,8 miliardi di euro. Se la nuova amministrazione scelta dal governo non riuscirà a riportare il bilancio in pareggio, l’unica soluzione sarà dichiarare la bancarotta.
Mentre rimane in discussione la possibilità di riavviare anche l’impianto di Oi, la Tepco rimane sotto attacco. Non solo la sfiducia nei confronti dell’ energia nucleare, che governo e Tepco stessa difendono come fonte affidabile, sicura e conveniente, ma anche una crescente opposizione alle politiche di deflazione promosse dal governo in carica e l’insofferenza per la ventennale stagnazione economica sono diffuse in Giappone oggi più che in passato.
L’ aumento in bolletta arriva infatti per milioni giapponesi in coincidenza con l’introduzione di una nuova tassa nazionale sui consumi, ma soprattutto senza la sicurezza che l’azienda elettrica di Tokyo operi in maniera più sicura ed efficiente di un anno fa. Anche per questo motivo, sostiene l’Asahi Shimbun, la sfida della TEPCO contro la bancarotta sarà più dura del previsto.
Nonostante la poca attenzione dei media nazionali, il primo maggio scorso circa 20mila persone avevano manifestato a Yoyogi, nel centro di Tokyo, il loro dissenso contro le politiche del governo di Yoshihiko Noda. Uno degli obiettivi della protesta non poteva che essere la Tepco, responsabile del più grave disastro nucleare degli ultimi vent’ anni.
"Per non ripetere gli stessi errori, riconsiderate seriamente il nucleare-zero e le energie rinnovabili!", invocava dal palco un’infermiera di un ospedale a pochi chilometri dell’impianto di Fukushima Daiichi.
Eppure, nonostante una "radicale razionalizzazione" societaria, nel nuovo piano industriale della Tepco non si fa nessun riferimento a energie rinnovabili, né tanto meno alla fine della dipendenza dal nucleare.
Nel frattempo, a Namie, uno dei villaggi sfollati a pochi chilometri da Fukushima, gli abitanti hanno trovato un modo di rendere più luminose le loro residenze provvisorie senza consumare più luce: hanno iniziato a decorarne le pareti con disegni di foglie e fiori.
In questo modo almeno, afferma uno dei protagonisti dell’iniziativa intervistato dall’Asahi Shimbun, "camminare fuori diventerà più piacevole".
[Foto credit: ancienttofuture.wordpress.com]
*Marco Zappa nasce a Torino il 3 gennaio 1988. Ottenuta la laurea triennale nell’ ateneo torinese, attraversa la pianura padana approdando a Venezia, dove si laurea in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Dopo un’esperienza di quasi un anno in Giappone, si trova a Pechino per vedere cosa c’è al di là del Mare (Giallo).