Spazzatura fuori dalla porta d’ingresso del condominio; rumori molesti, musica e conversazioni ad alta voce fino a tarda notte; in qualche caso si verificano circostanze tragiche. Come quella di una bambina cinese di 4 anni, in vacanza in Giappone con la famiglia, caduta dal balcone dell’appartamento affittato dai suoi genitori a Shibuya, uno dei quartieri più frequentati di Tokyo.
Questi sono alcuni dei disagi che rendono Airbnb, il servizio di affittacamere online popolare in Europa, Stati Uniti e Australia, inviso a molti nel Sol Levante. Eppure, i numeri segnalano una crescita continua del sito, in termini di presenze e di offerta. Tanto che, sostiene qualcuno, il sito lanciato nel 2008, che oggi vale 13 miliardi di dollari, più di alcune delle più prestigiose catene alberghiere del mondo, potrebbe “salvare” il paese arcipelago dal suo destino.
Da una parte c’è un vero e proprio boom del turismo in entrata, favorito dallo yen basso. Statistiche del governo di Tokyo dicono che gli arrivi a settembre di quest’anno, hanno toccato quota 14,5 milioni, in aumento del 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014. In testa i cinesi mainland, quest’anno più che mai innamorati delle bellezze naturalistiche e tecnologiche del “piccolo Giappone”, con quasi 4 milioni di viaggiatori; a traino taiwanesi (2,7 milioni), sudcoreani (2,8 milioni) e hongkonghesi (1,1 milioni).
Il governo Abe punta forte sul turismo — ormai considerato uno dei fattori da sfruttare al massimo per favorire la tanto agognata ripresa economica — tanto da aver lanciato un nuovo piano nazionale e nominato una commissione governativa ad hoc per raggiungere l’obiettivo di 20 milioni di presenze entro il 2020, anno delle seconde Olimpiadi di Tokyo. Nel 1964, quando si tennero le prime Olimpiadi nella capitale giapponese, i turisti erano appena 400 mila.
Dall’altra c’è il bisogno di fornire un numero adeguato di sistemazioni al flusso di viaggiatori in ingresso: il governo sarebbe già al lavoro su una deregulation del settore alberghiero. Ma i tempi della burocrazia statale sono quello che sono e la rete, fin tanto che non ci sarà un adeguamento della legge, offre tempi e possibilità di guadagno più rapidi.
Grazie ad Airbnb in Giappone si può soggiornare in un appartamento, o in un casa tradizionale, in zone dove una camera d’albergo può arrivare a costi proibitivi per le tasche del viaggiatore a medio budget. Ma la legge che regola le attività ricettive non li riconosce come tali. In questa zona grigia legislativa, tuttavia, Airbnb è cresciuta, anche in Giappone: nel 2014 gli annunci di camere in affitto in Giappone erano appena 6mila, oggi sono tre volte tanto.
Successo favorito dall’ “emergenza case” inversa che si vive oggi in Giappone. In tutto l’arcipelago ci sono milioni di abitazioni sfitte, frutto del boom immobiliare del dopoguerra che ha prodotto uno squilibrio tra domanda e offerta di case, in un paese dove la popolazione diminuisce di oltre 200 mila individui all’anno. “In questo paese ci sono 8,3 milioni di case sfitte — spiegava un ventisettenne di Tokyo, gestore di appartamenti listati su Airbnb, al New York Times Magazine. “Abbiamo famiglie più piccole e meno soldi”. Alcune stime rivelano che in poco meno di 10 anni, il 20 per cento delle abitazioni in Giappone sarà vuoto, soprattutto nelle province. Perché allora non aprire le porte ai visitatori stranieri (e ai loro soldi)? “Airbnb — concludeva il giovane gestore di stanze — può salvare il Giappone”.
Airbnb ha prodotto un effetto positivo anche sul mercato del lavoro: secondo quanto scritto dal quotidiano Asahi Shimbun, in alcune città popolari tra i turisti, come Kyoto, esistono agenzie che si occupano di gestire l’iscrizione degli utenti al sito, i contatti con gli ospiti e i servizi di pulizia delle camere per i proprietari.
Qualche amministrazione locale sembra essersi accorta dell’effetto positivo di Airbnb sull’economia. A fronte di un sempre più importante afflusso turistico che periodicamente porta al tutto esaurito negli alberghi della zona, l’assemblea provinciale di Osaka, Giappone occidentale, una delle zone economiche speciali individuate dal governo di Tokyo, ha deciso di allentare lacci e lacciuoli della legge sulla ricettività alberghiera e permettere ad operatori del settore immobiliare di dare in affitto appartamenti sfitti come camere d’albergo: in poche parole, via libera ad Airbnb. Con buona pace delle proteste degli albergatori.
[Scritto per East online; foto credit: twitter.com]