A maggio il Partito coreano dei lavoratori andrà a congresso per la prima volta in 36 anni. Il regime di Pyongyang ha lanciato centinaia di nuovi slogan di propaganda in attesa dell’appuntamento. Tema chiave: lo sviluppo economico del Paese, ma non mancano riferimenti alla forza nucleare. «Lanciamo più satelliti nel cielo blu». O ancora: «mostriamo nello sviluppo generale lo stesso spirito fatto vedere testando la bomba H». In vista del congresso del Partito coreano dei lavoratori, la prima massima assise in 36 anni per il partito unico al potere, il regime nordcoreano ha fatto partire una nuova campagna di propaganda. In totale sono circa 350 i nuovi slogan pubblicati dalla stampa ufficiale con l’avvicinarsi dell’appuntamento di maggio, che secondo gli esperti detterà la linea politica di Pyongyang e servirà a rafforzare la leadership del giovane Kim Jong Un.
«Che gli urrà per il Partito e per il socialismo risuonino più forti nell’anno del Congresso, nella battaglia all’ultimo respiro per costruire la nazione e migliorare gli standard di vita della popolazione», recita uno degli slogan, che possono essere letti come un programma del regime sotto accusa della comunità internazionale dopo il quarto esperimento atomico e il recente lancio di un satellite che si ritiene sia stato un copertura a un possibile test missilistico in spregio alle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Almeno un terzo delle esortazioni riguarda l’economia e le condizioni di vita della popolazione:«Otteniamo la vittoria sul fronte dell’agricoltura», chiede la leadership in attesa di sapere se il congresso sancirà o non sancirà nuove aperture per quanto riguarda i mercati. «Costruiamo una moderna industria dei funghi»; «trasformiamo il Paese in una nazione di frutteti», «rivoluzioniamo l’industria della pesca», sono alcune delle priorità fissate da Kim e dai suoi generali. Soprattutto si evidenzia la necessità di migliorare la produzione elettrica.
A detta di diversi commentatori, infatti, una volta dimostrata la propria forza militare con il test nucleare dello scorso gennaio (uno sfoggio a uso interno, visto che all’estero l’ipotesi che sia stato realmente un test termonucleare è pressoché stata scartata), Pyongyang punta tutto sui progressi economici. E mentre i rapporti con la Cina, principale sponsor del regime, si stanno deteriorando, ecco spuntare l’esortazione a«diversificare i partner commerciali». Non mancano poi gli accenni a: «lottare per dimostrare rispetto per il compagno e comandante Kim Jong Un» e a far si che «le giovani avanguardie rispettino con fede» il leader.
Sono appena 13 le frasi dedicate alla riunificazione e alla rinconciliazione con il Sud. Ovviamente, almeno dal punto di vista nordcoreano, affinché questo avvenga, «occorre rompere con la forza dell’intera nazione, il folle schema di una guerra nucleare lanciata dagli imperialisti americani e dai loro pupazzi sudcoreani contro il Nord». A svelare il gioco di Pyongyang ci sarebbe però la notizia riportata dal Wall Street Journal secondo cui, poco prima dell’esperiemento atomico del 6 gennaio, il possibile avvio di negoziati per porre una volta per tutte lo stato di guerra, peraltro proposto proprio dai nordcoreani, sarebbe saltato per il rifiuto di quest’ultimi a ridurre il proprio programma di armamenti nucleari.
Tra attestati di devozione al giovane Kim e alla dinastia al potere da tre generazioni; frasi motivazionali per rilanciare l’economia e accenni alla difesa nazionale, non mancano neppure spunti più pop, sempre letti ni chiave di propaganda. Pertanto i nordcoreano dovrebbero trarre insegnamenti dallo «stile creativo rivoluzionario e militante delle Moranbong», la band tutta al femminile, indicata come la migliore espressione dell’ideologia juche.