Festival e rassegne: il cinema indipendente cinese

In by Simone

Ottobre è stato un mese intenso per gli appassionati di cinema indipendente cinese. Come consuetudine, la festa nazionale del primo ottobre, e la relativa settimana d’oro, è stata occasione di manifestazioni culturali che hanno potuto, grazie alla sosta delle normali attività lavorative, richiamare un  pubblico più numeroso da tutto il paese. E’ proprio in quei giorni che si sono svolte infatti a Pechino, o meglio nei suoi dintorni, due rassegne di quel cinema indipendente che attira spesso la attenzioni di molta critica e pubblico occidentali. Un cinema non coinvolto nel sistema ufficiale e nella logica del botteghino, ma che si muove piuttosto al di sotto di esso, e che allo stesso tempo cresce e si sviluppa al di là delle sue possibili definizioni, diventando piuttosto uno spazio di espressione e scambio sempre più vivo e seguito in Cina.

La prima di queste rassegne è stato il Beijing Independent Film Festival (BIFF) giunto quest’anno alla sua quinta edizione e che come consuetudine si è svolto a Pechino, o meglio in uno di quei suoi dintorni che si sta costituendo come un nuovo polo dell’arte cinese, ovvero Songzhuang, nella propaggine orientale della capitale.

Il BIFF è un festival che cresce ogni anno in termini sia di pubblico che di quantità e qualità delle opere presentate; esso è allo stesso tempo un luogo d’incontro tra autori, pubblico, critici e selezionatori di festival (internazionali).

Organizzato dal Li Xianting Film Fund (1) e da Fanhall Studio (2). Nella settimana (d’oro) della manifestazione, documentari e film a soggetto, cortometraggi e opere sperimentali si sono alternati nelle due sale di proiezione del Fanhall Art Center. In questa ultima edizione particolare rilievo è stato dato ai lavori, per lo più cortometraggi, degli studenti neo-diplomati presso la scuola di cinema Li Xianting, istituito presso l’omonimo archivio un paio di anni fa e prima scuola in Cina specializzata nel formare le future generazioni di registi indipendenti.

Inoltre, quest’anno è stato dato spazio anche ad altre scuole analoghe delle tre Cine e del Giappone. Tra le pellicole più attese da segnalare sicuramente Winter Vacation di Li Hongqi, reduce da un recente tour trionfale in alcuni festival internazionali, e che non a caso al BIFF è stato film d’apertura.

Opera che racconta una realtà alienata nel nord-est cinese, dove il gelo che si sente è soprattutto quello interiore di un umorismo tagliente e surreale, ma che allo stesso tempo è raccontata con notevole rigore narrativo e visivo che cattura un noia del vivere alienante ma priva di aspettative.

Spazio particolare è stato poi dedicato ad alcuni documentari, i meno controversi e politicamente sensibili, di Ai Weiwei, artista di fama internazionale che non necessita di ulteriori presentazioni. Egli è infatti anche regista prolifico di documentari diretti ed espliciti. Le sue sono opere in cui la forma dell’inchiesta giornalistica diventa un’esperienza di resistenza mediatica; e in cui l’urgenza di svelare e documentare verità negate dai media ufficiali crea a volte delle forme di espressione visiva nuove.

La seconda importante rassegna tenutasi nello stesso periodo si è svolta in un altro distretto artistico al di fuori del quinto anello della capitale, ovvero Caochangdi, e più precisamente al Caochangdi Workstation, struttura polifunzionale creata da Wu Wenguang, regista promotore sin dai primi anni ’90 del New Documentary Movement.

Questa struttura tra le altre cose ospita il Chinese Independent Documentary Film Archive, aperto al pubblico. Crossing Festival (sesta edizione) ha visto la presentazione delle nuove opere documentarie create dal gruppo di Wu Wenguang, incentrate quest’anno intorno al tema della memoria, e la sua necessità, e della fame.

Proprio Wu ha coordinato il progetto Hunger, un documentario-fiume di circa 8 ore sulla memoria popolare degli anni della tragica carestia che ha colpito la Cina all’indomani del Grande Balzo in avanti (1958-1962) in cui diversi laobaixing, contadini e operai ormai anziani, ricordano e raccontano quegli anni dolorosi segnati dalla fame e da un senso di morte.

A partire da questo concetto Wu Wenguang ha poi anche messo in scena Hunger II performance teatrale sperimentale che nasce dalle immagini del documentario e si manifesta fisicamente nel suo dolore. Come consuetudine per il Crossing Festival, accanto alle performance e documentari indipendenti cinesi, uno spazio importante è stato dato agli incontri della serie Filmmaker In Focus, dedicato ogni anno a un autore straniero e che in questa edizione ha ospitato il documentarista svizzero Christian Frei, che oltre a presentare le proprie opere ha tenuto un workshop in cui giovani registi cinesi sono stati invitati a portare i propri lavori e discuterne con Frei e il pubblico.

Se questi sono i principali eventi che si sono svolti intorno Pechino, è però a Nanchino che si è tenuta la manifestazione più significativa a livello nazionale, ovvero la settima edizione del China Independent Film Festival (CIFF), organizzato presso la Nanjing University dal 21 al 25 Ottobre e animato dal professore, critico e produttore Zhang Xianmin. Una quarantina tra film di finzione nella sezione competitiva e documentari, scelti tra i più rappresentativi dell’ultimo anno, si sono alternati sui quattro schermi allestiti nelle aule della Facoltà di Giornalismo e Comunicazione.

Opere che rappresentano sicuramente il meglio della produzione indipendente nazionale. Spazio poi inoltre è stato dato a una serie di opere svizzere e mostre d’arte, tra cui la più significativa dedicata a uno dei primi registi indipendenti cinesi Zhang Yuan, che è nato proprio a Nanchino.

Nella sezione competitiva delle opere di finzione ha vinto il primo premio The Old Donkey del giovanissimo Li Ruijun, storia realista ambientata nelle terre desolate del Gansu dove la povertà e la durezza della vita conservano ancora la dignità di resistere alle ipocrisie del cambiamento. Film che nonostante la sua semplicità non rinuncia a una certa bellezza estetica e un approfindimento antropologico che quasi rimandano a quel Terra Gialla, che è stato apice della Quinta generazione di registi cinesi. Premio della giuria è stato assegnato invece a Rivers and My Father di Li Luo, personalissima memoria famigliare tesa tra un documentarismo vicino a Chris Marker e una sperimentazione visiva ipnotica e seducente.

Ma le attività del cinema indipendente di quest’anno non si fermano qui: a fine novembre Chongqing ospita per il quarto anno il Chongqing Independent Film and Video Festival, creato da Ying Liang uno più affermati e riconosciuti anche a livello internazionale tra i giovani registi indipendenti emersi in questi ultimi anni. Intanto proseguono poi le tante proiezioni ‘non-ufficiali’ sparse per i cafè, librerie e gallerie della capitale e delle maggiori città cinesi, occasione per vedere alcune tra le opere presentate nei festival di Pechino e Nanchino e per scoprire quelle immagini della Cina che proprio poichè marginali sono sempre più necessarie.

NOTE AL TESTO
(1) Forse il primo archivio dedicato al cinema indipendente in Cina e istituito dal celebre critico d’arte Li Xianting, considerato il padre dell’arte contemporanea cinese

(2) La principale piattaforma di promozione di cinema indipendente cinese, attraverso il portale www.fanhall.com.