FEFF 15 – Una roccaforte per la “fame di mondo”

In by Gabriele Battaglia

Anche quest’anno Udine si fa “roccaforte” del cinema asiatico in Occidente. Al via oggi la 15esima edizione del Far East Film Festival, negli auspici degli organizzatori una “festa del cinema asiatico”. Una rassegna pensata per coinvolgere un pubblico sempre più vasto. E per soddisfare la "fame di mondo" di tutti. Udine "roccaforte" del cinema d’Oriente in Italia ed Europa. Così, il Far East Film Festival, giunto quest’anno alla quindicesima edizione, si propone come “punto di osservazione esclusivo e strategico sulle tendenze, gli stili e il mercato d’Oriente”, arricchito da circa 60 pellicole tra cui spiccano numerose anteprime mondiali ed europee. Un festival che sarà dedicato in particolare a Corea, Giappone e Cina, paesi estremamente prolifici dal punto di vista cinematografico, con alcune novità dal Sudest asiatico.

Sarà soprattutto la guerra infinita tra le due Coree a definire il fil rouge della rassegna cinematografica udinese. Stasera sarà The Berlin File (titolo originale Bereurlin) del regista Ryoo Seung-wan, maestro del film d’azione sudcoreano, ad aprire in anteprima europea il festival. La trama si articola intorno a una trattativa sul traffico di armi tra un’organizzazione terroristica araba e i servizi segreti di Pyongyang, sullo sfondo della capitale tedesca Berlino. Una scelta non casuale che riporta lo spettatore alla città del muro e della divisione tra le due Germanie, così rassomigliante all’attuale divisione sul 38esimo parallelo tra Seul e Pyongyang.

Sarà poi il film Comrade Kim Goes Flying, a portare gli spettatori nel cuore della vita quotidiana della capitale nordcoreana Pyongyang. Il film, raro esempio di coproduzione internazionale belga-nordcoreana, racconta di una favola a tinte accese. Una giovane minatrice di carbone riuscirà a realizzare il sogno di diventare trapezista e passerà dal ventre nero della terra all’aria fresca degli spettacoli circensi. Pur nel suo scarso legame alla realtà effettiva del “regno eremita” della dinastia dei Kim, il film sembra cercare un dialogo tra Pyongyang e il resto del mondo.

Altro gioiello dalla Corea del Sud è National Security, storia di Kim Geun-tae, attivista democratico catturato e torturato per 22 giorni nel 1985 dalla polizia del regime di Chun Doo-hwan, appena tre anni prima delle olimpiadi di Seul del 1988. Non solo le immagini forti e l’intento di denuncia della tortura che sottosta all’opera, il film è di particolare interesse per i suoi ‘tempi’. È stato infatti presentato per la prima volta al festival di Busan nell’ottobre scorso, riportando la memoria degli spettatori a un’epoca oscura della ora democratica Corea del Sud; pochi mesi dopo, la vittoria del presidente Park Geun-hye, figlia di Park Chung-hee, ex dittatore della Corea del Sud dal 1963 al 1979.

La rassegna coreana sarà coronata dal Gelso d’oro alla carriera per Kim Dong-ho, attore e tra i fondatori del festival di Busan, la Cannes dell’estremo Oriente; ma soprattutto uomo di pace e alfiere mondiale della cultura coreana. “Un gesto di rispetto e riconoscenza,” scrivono Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, coordinatori del Far East. “Kim […] è dimostrazione che i festival e il lavoro di ricerca – concludono – siano un qualcosa di imprescindibile per la circolazione delle idee".

Tanta Corea e anche tanto Giappone in questa nuova edizione del Far East Film Festival, nato nel 1998, come rassegna del cinema di Hong Kong. Il Paese del Sol Levante è portato sugli schermi del Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” da tre uscite fondamentali in anteprima mondiale ed europea: I Have to Buy New Shoes della regista Kitagawa Eriko, See You Tomorrow, Everyone di Nakamura Yoshihiro e A Story of Yonosuke di Okita Shuichi.

Il primo (in giapponese Atarashii Kutsu o Kawanakucha) è un’elegante ballata sentimentale ambientata a Parigi, che fa da teatro all’incontro di due giovani giapponesi, Sen e Aoi, impreziosita dalla colonna sonora del compositore Sakamoto Ryuichi. See You Tomorrow, (in giapponese, Minasan, sayonara) riporta l’attenzione su uno dei registi giapponesi contemporanei più affermati, Nakamura, già ospitato dalla rassegna di Udine nel 2009 e nel 2010 rispettivamente con Fish Story e Golden Slumber, entrambi tratti dai bestseller di Isaka Kotaro. Ambientato negli anni ’80, ai margini di una metropoli tipicamente giapponese, in uno dei tanti complessi condominiali costruiti in pieno boom del dopoguerra, il film racconta di una città nella città, e di tutto l’universo che quel complesso rappresenta per il protagonista Satoru, strenuo difensore di strutture che negli anni diventeranno sempre più fatiscenti e abbandonate a se stesse.

Anche Okita ci riporta indietro di 30 anni con A Story of Yonosuke (Yonosuke Yokomichi), a Udine in anteprima europea, basato sulla commovente vicenda del giovane Yonosuke, ispirata a un fatto di cronaca, raccontata con dolcezza e leggerezza attraverso la sovrapposizione di piani temporali, in un continuo alternarsi tra vicenda e ricordi dei personaggi.

E poi le tre anteprime mondiali: It’s Me, It’s Me (in giapponese Oré Oré) di Miki Satoshi è solo l’ultima in ordine di tempo, preceduta da Maruyama The Middle Schooler di Kudo Kankuro e Angel Home di Tsutsumi Yukihiko. Il primo film, molto atteso in Giappone – Miki è molto conosciuto in patria per il lungometraggio Instant Numa e la serie televisiva poliziesca Jiko keisatsu del 2006 – uscirà in patria il 5 maggio prossimo.

La commedia Oré, Oré (letteralmente Io, io; in giapponese oré è l’ “io” utilizzato dagli uomini adulti) che racconta la vicenda di un giovane che si ritrova ad affrontare un fenomeno di moltiplicazione dell’ “io”, scatenato da uno scherzo telefonico, il cosiddetto oré oré sagi, in cui il chiamante finge di essere in una situazione di emergenza. La pellicola è interpretata da uno dei volti più amati della televisione giapponese, il giovane Kamenashi Kazuya, attore, cantante, ballerino, chiamato a impersonare circa 20 personaggi, e viene accostata a Essere John Malkovich.

La pellicola di Kudo, regista originario del Nordest del Giappone, prefettura di Miyagi, invece ci proietta nel mondo di un quattordicenne, la cui mente è dominata da pensieri osceni. L’obiettivo è riuscire a procurasi una fellatio da solo: solo così potrà definirsi un adulto. Conosce un padre single che si trasferisce nello stesso complesso residenziale, un incontro che sarà cruciale nella crescita del ragazzo. Una commedia “visionaria e trasgressiva”, un delirio “anarchicamente pop” che si avvale della presenza di un’altro personaggio amatissimo del piccolo e grande schermo made in Japan: Kusanagi Tsuyoshi della boy band J-pop SMAP.

Angel Home invece è un film drammatico, ambientata in una residenza per disabili, dove un autore di manga, Ippon Aijou inizia a lavorare per assistere la figlia affetta da disabilità mentale. L’atmosfera serena della casa di cura sarà segnata dalla morte della giovane residente, di cui però si tenterà di non dare notizia, per non turbare gli altri ospiti.

Non solo Giappone e Corea, però, al FEFF 15. Numerosi sono i film da Cina e Taiwan, tra cui spiccano The City of Life and Death di Lu Chua che inscena la nascita della dinastia Han, e la Hong Kong di Ip Man – The Final Fight, dedicato al maestro del cinema di arti marziali Bruce Lee. E ancora Malaysia, Filippine e Thailandia per portare quest’anno più degli scorsi, più vicino ancora al pubblico italiano il cinema del “lontano Oriente” “Al suo quindicesimo anniversario – si legge nel comunicato stampa di presentazione del festival – il festival di Udine ha riflettuto sul senso e sul significato di una proposta che non vuole essere d’elite, autoreferenziale, prevedibile, mutabile.”

Anche nel 2013, il FEFF vuole essere espressione di un’urgenza mai placata e continuamente alimentata da 15 anni di frequentazione con l’Oriente: la “fame di mondo” del pubblico italiano.

[Foto credits: fareastfilm.com]

*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.