Un editoriale del Tokyo Shimbun introduce le elezioni nazionali del 16 dicembre. Secondo il quotidiano di Tokyo sarà una tornata elettorale all’insegna dell’indecisione, ma decisiva per "cambiare la politica" del Paese. China Files l’ha tradotto in esclusiva italiana.
A quale partito o candidato affidare il potere politico è una scelta piena di dubbi. Voglio però credere in una cosa: che l’ammasso di voti, ognuno dei quali colmo di incertezza, sarà la forza che cambierà la politica.
Il 4 dicembre sono state annunciate ufficialmente le elezioni della Camera bassa. Il voto sarà il 16 dicembre. In 12 giorni di campagna elettorale, le strade e i media, come giornali e televisioni, diventano piuttosto rumorosi: le elezioni sono l’occasione per scegliere il nostro oggi e il nostro domani. Prestiamo dunque la massima attenzione, pensando che è questo il costo della democrazia.
Tuttavia, dando un’occhiata alla scheda elettorale che ci è arrivata a casa, è inevitabile fermarsi a pensare. Per quale partito e per quale candidato sarà bene votare?
Valutazione dei risultati del Partito democratico
Dalla prima volta che andai a votare, quasi trent’anni fa, ho votato molte altre volte. Eppure non ci sono mai state elezioni così piene di incertezza come le prossime. È lo stesso pensiero che fa la maggioranza degli elettori indecisi che non hanno un preciso partito o candidato da sostenere.
La causa di tutto ciò è il Parito democratico. Tre anni fa, alle precedenti elezioni per la Camera bassa, gli elettori si sono affidati al Partito democratico per dare una svolta a una politica del Partito liberal-democratico ormai in stallo.
Certo, in questi tre anni ci sono stati progressi su alcune questioni. L’idea che i bambini siano educati all’interno della società nel suo complesso, o la pubblicazione di documenti governativi sono tra questi.
Tuttavia, rimaniamo ben lontani dalla realizzazione della “politica guidata dai politici” che il popolo giapponese si aspettava. E con il Grande terremoto del Nordest del Giappone e l’incidente nucleare è emersa tutta l’immaturità della gestione del Paese da parte della politica.
Inoltre, è arrivato l’aumento dell’imposta sui consumi: uno strappo alle promesse contenute nel manifesto del Partito democratico. La maggioranza dei giapponesi era in qualche misura preparata a un inevitabile aumento delle tasse. Ciò nonostante, una riforma radicale del welfare, considerato un tutt’uno dal Partito democratico, è stata rimandata; mentre la lotta su tutti i fronti agli sprechi amministrativi e del Parlamento non è stata nemmeno avviata.
Le elezioni in camera bassa per i partiti politici sono anche un voto al loro operato. I risultati dei sondaggi dei media dimostrano che gli elettori disposti ad affidare ancora al Partito democratico il governo saranno pochi.
Il Partito liberal-democratico che non esclude il nucleare
Se quindi il Partito liberal-democratico tornerà al governo, forse si realizzerà una politica che soddisfi le aspettative degli elettori. Non possiamo dirci certi di questo, ma la questione è interessante.
Per esempio, le politiche sul nucleare e sull’energia. In un sondaggio condotto su scala nazionale da questo giornale, quanti chiedevano il nucleare zero erano più della metà. Un sondaggio deliberativo del governo ha poi mostrato che un picco del 46 per cento degli intervistati vede la proporzione di energia nucleare ridotta a zero entro il 2030.
Anche in occasioni di raccolta di opionioni popolari, avviate dal governo in vista di decisioni sulle politiche per nuove fonti energetiche, circa il 90 per cento degli interpellati era a favore della fine del nucleare. Il nucleare zero è già vox populi.
Il nucleare mette in pericolo la vita di molte persone e le priva della casa; non si adatta alla mentalità giapponese che mette al primo posto la vita di tutti gli esseri e il proprio “villaggio” natio.
Il programma elettorale del Partito liberal-democratico punta a una soluzione del dilemma della riattivazione delle centrali nucleari entro tre anni. Entro dieci anni punta a “costruire la migliore combinazione per il consolidamento delle fonti energetiche.” In altre parole, non esclude la scelta di continuare con l’energia nucleare.
Perché allora il Partito liberal-democratico, che si fregia di mettere al primo posto il “villaggio” natio di ogni giapponese, intende proseguire con il nucleare che potrebbe sottrarre a molti i luoghi dell’anima?
Sul nucleare ogni partito ha fatto una promessa. Il Partito democratico garantisce “il nucleare zero entro il 2030;” il Partito per la Restaurazione invece promette “la costruzione di un sistema di dipendenza dall’assenza del nucleare;” il Partito del Futuro, invece, “lo spegnimento di tutti i reattori entro dieci anni.”
Il nucleare zero non si realizza solo con proclami. Incremento del risparmio energetico e sviluppo e diffusione delle energie rinnovabili, divisione tra produzione e distribuzione dell’energia e ammodernamento degli impianti elettrici, il problema del combustibile nucleare esausto: tutti temi che sono andati accumulandosi negli anni.
Qualunque sia il programma di partito con maggiore efficacia, l’occhio degli elettori, chiamato a verificarne la veridicità, sarà messo alla prova.
Un altro tema delicato è la Costituzione. Basti pensare alla linea del presidente del Partito liberal-democratico Shinzo Abe. Il Partito liberal-democratico riconosce “l’esercizio del diritto di autodifesa collettiva,” considerato una violazione della Costituzione da parte dell’attuale governo. Inoltre nel proprio programma ha espresso la volontà di riformare le forze di Autodifesa per trasformarle in un esercito nazionale regolare.
Tuttavia credo che qualsiasi modifica o una revisione dell’interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione, che sancisce il rifiuto della guerra, rischia di modificare quella “forma nazionale” che il Giappone ha promosso dal dopoguerra ad oggi in qualità di Stato di pace, e danneggiare seriamente l’interesse nazionale.
È davvero necessario cambiare l’interpretazione della Costituzione cha ha impedito che fossimo coinvolti pesantemente nella guerra sbagliata degli americani in Iraq? È necessario rendere le Forze di autodifesa, così legate al popolo giapponese e riconosciute come tali a livello internazionale un esercito nazionale?
Se le discussioni sulla revisione della Costituzione si approfondissero, si arriverebbe presto all’articolo 9: cosa farne? Rivedere la Costituzione o mantenerla così com’è? Sembra un tema datato, in realtà è un tema attualissimo.
La volontà di verificare l’autenticità delle promesse
Nelle politiche per il welfare, la ripresa economica e il lavoro, e anche nell’aumento della tassa sui consumi si è raccolto molto interesse. Verificare l’autenticità delle promesse della ressa di partiti e candidati sarà un’operazione ardua. Perché allora non ritagliarsi il tempo per pensare alla propria vita e al futuro dei propri figli fino al giorno del voto?
A gran voce è stato criticato il populismo, ma il sovrano del Giappone siamo noi, il popolo. Una politica che va contro all’opinione del sovrano non è democrazia. Il nostro giornale e I nostri lettori sono indecisi, perciò ragioniamo insieme. Sarà una frase fatta, ma credo che sarà proprio la nostra indecisione a cambiare la politica.
[Articolo originale pubblicato sul Tokyo Shimbun, tradotto per Internazionale; foto credit: euronews.com]
*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.