Il Dali Lama ha cominciato oggi la sua controversa visita a Taiwan per portare conforto alla vittime del tifone Morakot, che all’inizio di Agosto ha devastato la costa dell’isola provocando 571 morti e quasi duecento dispersi.
Il leader spirituale tibetano ha fatto la prima tappa a Hsiaolin, un villaggio dove piu’ di quattrocento persone sono morte a causa di una frana che ha sommerso le abitazioni. Prima di atterrare a Taiwan, il religioso ha dichiarato: "Sono un monaco e sono qui perche’ mi e’ stato chiesto di pregare per la pace. Non ce’ politica in questo viaggio. E’ solo una questione umanitaria."
La reazione cinese non si e’ fatta attendere e, nonostante alcuni analisti avessero scommesso sul tentativo di mettere il silenziatore alla vicenda, non ha tradito le aspettative. Oltre alle dichiarazioni ufficiali del governo, va segnalato un editoriale pubblicato oggi sul China Daily che si scaglia violentamente con l’iniziativa definendola "la farsa post-disastro".
Dure le prese di posizione sia contro l’opposizione taiwanese, accusata di sciacallare sul disastro per mettere in difficolta’ il partito di governo favorevole ad un parziale riavvicinamente tra Pechino e l’isola "ribelle", sia in modo indiretto contro lo stesso Kuomintang, a cui si imputa il fatto di aver consentito la visita del Dalai Lama per allontanare le accuse di aver fatto poco o niente per le vittime del tifone. E non manca neppure l’ironia, tant’e’ che il commentatore si chiede malignamente quale tipo di conforto possa portare un buddista ad una popolazione a netta maggioranza cristiana quale e’ quella che vive nelle aree colpite dal disastro.