Nel corso del discorso d’apertura dell’annuale sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo, lo stesso primo ministro, Wen Jiabao, ha dovuto riconoscere l’esistenza di un certo malcontento popolare dovuto all’inflazione e al divario tra ricchi e poveri. «Siamo coscienti del fatto che il nostro sviluppo non è ancora ben equilibrato, coordinato e duraturo», ha aggiunto il premier. Spetterà ai deputati dell’Anp votare le misure per contenere questo malcontento. Ma se storicamente il ruolo dell’Assemblea è quello di legiferare su quanto già deciso in sede di Partito, molte misure per garantire l’armonia sociale auspicata dalle alte sfere della Repubblica popolare potrebbero trovare un opposizione nel portafolgio di molti tra i quasi 3.000 deputati. Tra gli scrani dell’Asseblea affacciata su piazza Tiananmen siedono almeno 70 ultra-milionari, i cui patrimoni sommati superano i 493 miliardi di yuan (53 miliardi di euro).
È quanto riferito dall’agenzia Bloomberg che cita i numeri contenuti nell’ultimo rapporto della società Hurun sui ricchi oltre la Muraglia. La presenza di milionari nel massimo organismo legislativo del Paese va ricercata nell’apertura del Partito comunista al tesseramento degli imprenditori decisa dieci anni fa, sulla scia della teoria delle tre rappresentanze dell’allora presidente Jiang Zemin con cui si cercava di coopatare i settori più dinamici dell’economia, della cultura e della ricerca. “Il problema più grosso sarà approvare un’imposta patrimoniale”, ha detto alla ‘Bloomberg’, il professor Huang Jing della Singapore National University, “come si può pensare che i milionari possano rappresentare le persone bisognose?”.
Secondo i dati di Hurun, il patrimonio di almeno 38 deputati dell’Anp supera quello del più ricco rappresentante del Congresso statunitense, il californiano Darrell Issa, la cui ricchezza è stimata in 451 milioni di dollari. Tra loro anche l’uomo più ricco della Cina, il magnate dell’acqua in bottiglia, Zong Qinghou, presidente della Wahaha. “Investiamo i nostri soldi e creiamo nuovi posti di lavoro”, ha detto Zong, il cui patrimonio, secondo Harum, si aggira intorno agli 8,5 miliardi di euro, “Se tutti venissimo uccisi, nessuno investirebbe o costruirebbe industrie. E non ci sarebbero posti di lavoro”.
È quindi facile per i netzen cinesi ironizzare su chi rappresentino veramente i deputati cinesi, non più il popolo (renmin), ma i soldi del popolo (renminbi).