Cinque gigawatt di capacità, dieci nel giro di tre-cinque anni; per un investimento da un miliardo di dollari. Questi sono i numeri della più grande centrale fotovoltaica al mondo, che sorgerà manco a dirlo in Cina, nella provincia del Sichuan. I tempi non sono ancora noti, ma si parla del 2016. Il progetto è della Tongwei, un gruppo industriale la cui storia è un esempio di capitalismo industriale privato secondo caratteristiche cinesi. Il suo fondatore e presidente è infatti Liu Hanyuan, classe 1964, che negli anni Ottanta studia acquacultura grazie ai 500 yuan (73 euro di oggi) che i genitori hanno racimolato vendendo maiali. Nel 1985 inventa un metodo per migliorare le vasche che contengono i pesci e apre la prima peschiera ad alta produttività del Sichuan; nel 1992 fonda la Tongwei Feed Co che, nel giro di un anno, diversifica le proprie attività e si trasforma in Sichuan Tongwei Group: agricoltura, energie alternative, chimica, alimenti per animali, Internet Technology e ora anche il fotovoltaico.
Liu è uomo che viene dalla tecnica e il suo credo risiede lì: “La tecnologia permette ai satelliti di andare nello spazio, figurati se non può farti diventare ricco con le vasche dei pesci”, ha detto una volta. Innovazione e spirito pratico da figlio della grande Cina rurale.
È quindi il prototipo dell’uomo che interpreta il Zhongguo meng, il “sogno cinese” del presidente Xi Jinping. Non è un caso che faccia parte di una mezza dozzina di agenzie governative e soprattutto dell’Assemblea Consultiva del Popolo, l’organismo dove il sistema coopta i cinesi che si distinguono, per poi metterli a disposizione dello sviluppo patrio.
Nel luglio scorso, Tongwei è entrata con una quota del 10 per cento nella proprietà di Gintech Energy Corporation, un gruppo di Taiwan che produce fotovoltaico, in una tipica acquisizione finalizzata al trasferimento di tecnologia. Ed ecco che i tempi diventano maturi per lanciare il megaprogetto di Shuangliu, a due passi da Chengdu, capoluogo del Sichuan.
La Cina ha inserito nel prossimo piano quinquennale obiettivi ambientali strategici e ambiziosi, e chi riuscirà a determinare il salto di qualità entrerà nelle grazie dell’imperatore. È anche per questo che, con questo ed altri progetti, Tongwei punta a produrre dieci Gw nel giro di tre-cinque anni.
Secondo uno studio Bloomberg, nel 2014 la Cina è riuscita ad aggiungere 35 Gw di rinnovabili al proprio pacchetto energetico, attirando investimenti per 89 miliardi di dollari. Produce più energia pulita di tutti 49 Paesi dell’Africa sub-sahariana considerati insieme (escludendo Nigeria e Sud Africa), in uno scenario globale dove va ai mercati emergenti più della metà di tutti i nuovi investimenti in rinnovabili.
Tuttavia, diversi gruppi cinesi del fotovoltaico stanno affrontando difficoltà finanziarie e in molti rischiano di chiudere bottega. È questo per esempio il caso di Gd Solar, una controllata del gruppo Guodian – il quinto conglomerato energetico cinese – che nei giorni scorsi ha dovuto ritirare un progetto da 640 megawatt per gli alti costi di produzione e per le difficoltà di espansione sul mercato.
L’impressione è che sia proprio attraverso l’economia di scala, il gigantismo e la diversificazione, che Tongwei cercherà di rendere competitivo il solare, finora ancora troppo costoso rispetto all’energia fossile.
“Già sviluppa progetti agricoli e costruisce pannelli sui tetti delle abitazioni rurali, ora intende creare sinergie con le sue altre aree di business per avere un portafoglio solare multi-Gw da installare nei siti destinati all’agricoltura”, dice Zoco Edurne, analista di Ihs a Pv magazine, pubblicazione sul fotovoltaico. Con questa strategia, Tongwei potrebbe diventare “il maggiore operatore a sistemi totalmente integrati: dalla produzione di silicio, ai progetti a valle”.
Se questa profezia si avverasse, avremmo un fulgido esempio di zizhu chuangxin, innovazione domestica cinese: acquisizione di tecnologia, reverse-engineering, riassemblaggio eclettico di sistemi e vocazioni diverse per dare luogo a un sistema integrato completamente nuovo. È così probabile che il gruppo di Liu Hanyuan riuscirà a mettere fuori mercato i piccoli produttori locali e ad attaccare il mercato internazionale. Esperti di fotovoltaico dubitano però che l’obiettivo dei 5 Gw sia raggiungibile in tempi brevissimi. Ne sapremo di più tra un anno.