Dragonomics — Bond lungo la Via della Seta

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Il 4 gennaio la singaporiana Global Logistic Properties ha ricevuto pertanto il via libera della China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, per emettere B&R bond denominati in renminbi


Offre soluzioni di logistica in tutto il mondo la prima società non cinese autorizzata dai regolatori del Dragone a emettere bond sul mercato interno legati al progetto della nuova Via della Seta. Una scelta che ha una sua logica. La cosiddetta Belt & Road Initiative lanciata dal presidente Xi Jinping, d’altronde, altro non è se non la creazione di una rete infrastrutturale e logistica che favorisca i commerci e gli scambi tra la Repubblica popolare e i Paesi asiatici ed europei. Un progetto tanto importante da trovare spazio anche in un passaggio dello statuto del Partito comunista cinese, emendato nel corso dell’ultimo congresso a ottobre. Il 4 gennaio la singaporiana Global Logistic Properties ha ricevuto pertanto il via libera della China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, per emettere B&R bond denominati in renminbi per un valore pari a 1,8 miliardi di dollari sul listino di Shenzhen. Il ricavato sarà utilizzato per ripagare parte del debito contratto per l’acquisizione in ottobre degli asset logistici di Gazeley per 2,8 miliardi di dollari.

Il comunicato con cui il gruppo ha annunciato quella che la co-presidentessa Teresa Zhuge ha definito una pietra miliare dà anche una prima definizione dei B&R bond ossia «obbligazioni usate per finanziare progetti collegati alla nuova via della Seta per connettere via mare e terra l’Asia e l’Europa». In questa categoria rientra anche l’emissione allo studio della holding di Hong Kong China Merchant Corp per finanziare lo sviluppo del porto di Hambantota, nello Sri Lanka, uno degli snodi chiave della strategia di Pechino, la cui realizzazione ha però scatenato le proteste della popolazione locale. Perché l’operazione della Global Logistic Properties sia considerata un punto di svolta sta nel fatto che l’emissione è genuinamente ricollegabile alla volontà di favorire la costruzione della nuova Via della Seta.

Ad esempio, benché frutto del Belt & Road Forum for International Cooperation voluto lo scorso maggio da Xi, cui, unico leader del G7, ha partecipato anche il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, l’emissione fatta il 21 luglio dalla malaysiana Maybank attraverso la connessione bond tra la borsa di Shanghai e quella di Hong Kong a detta di alcune analisi non è propriamente da considerarsi un’obbligazione B&R. Lo stesso vale per i Panda bond , ossia obbligazioni in yuan da parte di un emittente non cinese, in questo caso sovrano, di Polonia e Ungheria. Operazioni che rientrano nella sempre maggiore influenza che la Cina esercita sull’Europa centrale e orientale, rafforzata dalle opportunità offerte dal progredire della visione infrastrutturale proposta dalla Repubblica popolare.

Sotto la dicitura B&R rientrano anche una serie di emissioni di entità cinesi effettuate tanto a Hong Kong quanto a Singapore, dove in ottobre la China Construction Bank ha collocato titoli per 376 milioni di dollari, preceduta dall’emissione di bond per 600 milioni effettuata da Bank of China a maggio. L’ultima in ordine di tempo è l’emissione di obbligazioni a cinque anni per 350 milioni annunciata dalla China Development Bank. L’operazione è stata salutata con favore sia dal segretario alle Finanze dell’ex colonia britannica, ora regione speciale della Repubblica popolare, Paul Chan, sia dal numero uno dell’autorità monetaria di Hong Kong, Norman Chang. Un entusiasmo che lascia perplesso l’analista ed ex broker David Webb, che sul suo blog si chiede in cosa l’emissione si differenzi dalle precedenti fatte dalla stessa banca di promozione nazionale e quindi perché sia collegata direttamente al progetto Via della Seta.

Dopo un 2017 durante il quale i collocamenti di panda bond hanno rallentato rispetto all’anno precedente, passando da 116 miliardi a 71 miliardi, secondo i dati compilati da JP Morgan, il 2018 potrebbe dare nuovo impulso, grazie alla semplificazione regolamentare pensata da Pechino per finanziare e sostenere l’iniziativa One Belt One Road. Anche in Italia Cassa depositi e prestiti ha detto di avere allo studio l’emissione del suo primo panda bond. Un annuncio fatto in novembre dall’amministratore delegato, Fabrizio Gallia, che ha colto l’occasione della partecipazione al convegno Belt & Road Initiative: building a concrete roadmap for Italy and Chinas Joint Growth a Milano (nell’ambito delle attività promosse dal Business Forum Italia-Cina). Secondo il sito specializzato Global Rmb tale previsione offre ai regolatori l’opportunità di definire i criteri per stabilire quali strumenti possano realmente essere definiti B&R panda, dando agli emittenti un quadro preciso all’interno del quale muoversi.

di Andrea Pira

[Pubblicato su Milano Finanza]