La vicenda Rio Tinto e l’arresto di quattro persone, una delle quali australiane, riapre un dibattito circa le opportunità di business per gli stranieri in Cina. La Rio Tinto ha negato che i propri dipendenti abbiano effettuato attività di spionaggio, mentre da più fonti è stato fatto notare come gli arresti siano seguiti ad un mancato accordo tra la Rio Tinto e una azienda cinese.
Il Wall Street Journal è stato uno dei più severi tra i media occidentali, contro Pechino, accusando la Cina di mancanza di trasparenza e di volere continuare a gestire i propri affari in modo decisamente autoritario e sempre meno conveniente per gli investitori stranieri.
Dinah Gardner di Al Jazeera, alla luce dell’attacco del WSJ, ha posto una domanda che pare essere piuttosto centrata: gli investitori stranieri sono davvero sorpresi per quanto successo in merito alla vicenda Rio Tinto?
Matthew Crabbe è il direttore generale di Access Asia e in proposito sembra avere le idee piuttosto chiare: molti occidentali a causa dei buoni affari fatti in Cina, hanno dimenticato le caratteristiche del paese che li ospita. “La Cina, ha aggiunto, è ancora un paese comunista e per questo ha ancora un sistema politico autoritario che estende sempre di più il proprio controllo nell’ambito del settore economico. Questo viene spesso dimenticato dagli investitori stranieri”.
La questione non appare però univoca: proprio la mancanza di trasparenza e le regole poco chiare, hanno permesso alle compagnie occidentali di fare ottimi affari in Cina, approfittando, ad esempio, della mancanza di una regolamentazione precisa riguardo all’ambiente o di una legge sul lavoro che permette stipendi bassi, alto turn over e sfruttamento di una massa di lavoratori che per molti occidentali appare infinita.
Il fatto che la Cina sia governata da un Partito Comunista ha avvantaggiato il business occidentale. Troppo facile, secondo alcuni osservatori, lamentarsi solo quando la Cina spinge sui propri interessi, dimenticando come la situazione sui generis del paese abbia agevolato molti profitti per gli occidentali.
Secondo un analista cinese, poi, il caso Rio Tinto travalica i rapporti sino- occidentali e si inserisce nella più ampia campagna contro la corruzione, che si alimenta di casi simbolo e operazioni mediatiche di vasta portata. E il settore del ferro è uno di quelli che il Partito sembra volere sistemare nel più breve tempo possibile.
"Questa operazione, ha detto Crabbe ad Al Jazeera, è un avvertimento della Cina nei confronti degli investitori stranieri: il governo cinese non è super partes, ma è direttamente coinvolto nella gestione economica del paese. Non si può prescindere dal Governo in Cina”.
Il vero punto però sembra un altro: gli investitori stranieri sembrano disposti ad ingoiare bocconi amari in Cina. Perché con la crisi mondiale, il mondo occidentale ha bisogno della Cina, molto più di quanto la Cina abbia bisogno dell’occidente. “E questo la Cina lo sa”, conclude Crabbe.
Links and Sources:
– Cina e Australia ai ferri corti (Italiano)