industriale

Dialoghi – Fare un tour in fabbrica in Cina

In Dialoghi: Confucio e China Files, Economia, Politica e Società by Vittoria Mazzieri

Ad oggi la Cina conta oltre mille siti dedicati al turismo industriale sparsi in tutto il paese, tra birrifici artigianali, acciaierie o ex fabbriche riconvertiti in centri artistici e culturali. In uno scenario di tensioni commerciali, l’enfasi sui processi produttivi interni sposa le strategie economiche di Pechino. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Qui per le altre puntate.

Non più solo skyline metropolitani, templi millenari o Buddha scolpiti nella roccia: in Cina le rotte turistiche stanno prendendo direzioni sempre meno convenzionali. Da tempo si parla di una tendenza crescente che porta i visitatori a esplorare aree rurali, attratti anche dalle caffetterie particolari e ricercate di cui abbiamo parlato di recente, qui. Un itinerario che rientra a pieno titolo nella corsa all’“experience”, termine ormai in uso anche nella lingua italiana per indicare la ricerca di attività significative che diano l’impressione di uscire dagli itinerari turistici tradizionali. 

Questa caccia all’esperienza, capace di approfondire la propria conoscenza di un luogo o, almeno, garantire un certo grado di unicità, ha intercettato un’altra tendenza in crescita nella Repubblica popolare: il turismo industriale. Questi percorsi incontrano le strategie economiche della leadership cinese, che in risposta alle tensioni commerciali con Washington sta ponendo una crescente enfasi sulla produzione. Il mese scorso Xi Jinping ha compiuto una visita alla Luoyang Bearing Group, storica azienda di proprietà statale dello Henan e produttrice di cuscinetti meccanici. Un approfondimento pubblicato dal Quotidiano del Popolo appena dieci giorni dopo ne racconta l’ascesa: qualche anno fa un’importante azienda cinese di energia eolica ha preferito la Luoyang ai fornitori stranieri su cui aveva sempre fatto affidamento, spingendola a sviluppare “con successo e in tempi record il cuscinetto principale per la turbina eolica da 16 megawatt, all’epoca la più grande al mondo”. 

Nella corsa all’autosufficienza industriale e nell’enfasi sull’economia reale più che sulla finanziarizzazione (due delle principi fondamentali della strategia di Xi, come sintetizzato su X da Lizzi C. Lee, ricercatrice dell’Asia Society Policy Institute (ASPI)), i tour dedicati ai grandi siti industriali e alle piccole aziende locali sono funzionali per Pechino. Fan Yiying e Fu Xiaoqing, autrici dell’articolo “Fun Factory” uscito il mese scorso su Sixth Tone, evidenziano che negli ultimi anni le autorità cinesi hanno stanziato una serie di investimenti per promuovere questo genere di itinerari. Ad oggi il paese conta oltre mille siti dedicati al turismo industriale sparsi in tutto il paese, tra birrifici artigianali, acciaierie o ex fabbriche riconvertiti in centri artistici e culturali.

Lo scorso novembre il Quotidiano del Popolo ha riferito di un incontro che si è tenuto nel Guangxi, regione autonoma a economia prevalentemente agricola, a cui hanno partecipato esperti e professionisti del settore turistico. Zhang Yan, professore associato della East China Normal University di Shanghai, ha sottolineato il ruolo delle nuove forze produttive di qualità, espressione ormai nota nella retorica del Partito per definire l’industria dei chip, l’intelligenza artificiale e la green economy, come guida per lo sviluppo del turismo industriale: questo tipo di esperienze non emergono più in maniera accidentale e informale, ma anzi sono ormai promosse da un sistema che garantisce servizi personalizzati.  

Liuzhou, città che ha ospitato la conferenza e importante polo industriale nella regione, sta facendo passi avanti in tal senso: nel 2021 è stato aperto un parco dedicato alla prelibatezza culinaria della città, il luosifen 螺螄粉, spaghetti di riso serviti in un brodo fatto con lumache di fiume e una lunga serie di profumati ingredienti, come ossa di maiale, semi di finocchio, cardamomo e radice di liquirizia, a cui si aggiungono anche germogli di bambù sottaceto. L’itinerario consente ai visitatori di osservare l’intero processo di produzione, dalla pulitura delle materie prime, alla cottura, al confezionamento. Una sala espositiva testimonia un legame indissolubile tra questo manicaretto e gli abitanti di Liuzhou (qui un lungo articolo di Global Times che racconta di come avrebbe contribuito a risollevare i cittadini dalla povertà). Nella parte finale del tour è anche possibile prepararsi una ciotola di noodles da soli e poi, ovviamente, gustarla. Secondo la Xinhua, ad oggi il parco industriale produce 4 milioni di confezioni di luosifen al giorno.

Uno studente di 23 anni ha dichiarato a Sixth Tone che visitare le aziende dove si producono prodotti alimentari o di altro genere permette di approfondire la propria conoscenza di quel marchio e, inoltre, rafforza la fiducia del consumatore che sarà quindi più propenso a preferirlo ad altri. Non sorprende quindi che prodotti già iconici abbiano aderito a questa strategia. Nello Shandong, il Qingdao Beer Museum ha attirato 1,8 milioni nel 2024, con un aumento del 12,5% rispetto al 2023 (il panorama dei birrifici nella Repubblica popolare è ben più ampio di come si potrebbe credere, lo raccontiamo qui). Un articolo della Xinhua riporta le parole di Dong Fang, vicedirettore generale della branca della società che si occupa degli aspetti comunicativi e culturali, che ha raccontato come gli introiti provenienti dai tour turistici abbiamo permesso di fare passi avanti nella ricerca: nel 2020 la Qingdao ha messo in pratica le tecniche di lievitazione birrarie nel settore dei panificati aprendo il primo panificio specializzato, ad oggi molto amato dai giovani. 

Nella provincia dello Hunan, più a sud, sono presenti sei aree dedicate al turismo industriale, in cui progetti di riqualificazione urbana hanno dato nuova vita ai vecchi siti industriali di produzione dell’acciaio. Tra questi, lo Xianggang Cultural Park, con i suoi 13 siti, illustra il processo di funzionamento degli altiforni celebrando al contempo le prodezze del Grande Timoniere, Mao Zedong, il cui villaggio natale è poco distante. A Pechino lo Shougang Park funge da esempio su scala nazionale in tema di rinnovamento urbano e conservazione del patrimonio industriale. L’area di quasi 9 km quadrati include anche una piattaforma sportiva, la Big Air Shougang, che ha ospitato le gare di snowboard e freestyle dei Giochi olimpici invernali del 2022. Solo nel 2024 i visitatori del parco hanno superato quota 13 milioni.

Anche Shanghai ha il suo parco di acciaierie: il Baosteel Park, inaugurato in una nuova veste appena lo scorso anno, promette di offrire un tour innovativo nell’industria siderurgica. E le menzioni storiche non mancano: il museo commemora la costruzione dello stabilimento risalente al 1978 e ne testimonia lo sviluppo durante l’era delle riforme di Deng Xiaoping. In un’altra sezione è possibile gustare un caffè con chicchi dello Yunnan all’interno di un treno convertito a caffetteria, che ricorda i lunghi viaggi dei milioni di contadini che nel corso dei decenni hanno lasciato le proprie case imbarcandosi nel lungo viaggio per venire a lavorare nello stabilimento.

Nuovi centri turistici stanno emergendo nel cuore pulsante dell’industria pesante cinese, la regione dell’estremo nord-est del paese nota come il Dongbei (appunto, “est-nord”), che include le provincie di Heilongjiang, Jilin e Liaoning. Le sfide in termine di rivitalizzazione economica e di ricerca identitaria della regione, su cui si stanno concentrando alcuni studi accademici, sono comuni a molte aree post industriali. E le autorità guardano al turismo come elemento chiave per la ripresa economica, puntando a centri come Harbin, nello Heilongjiang, nota anche fuori dai confini nazionali per il festival annuale del ghiaccio.

Le rotte del turismo industriale in Cina sono in continuo mutamento, come dimostra la crescente attenzione al settore dell’automotive, in uno scenario di vera e propria guerra dei prezzi per la forte concorrenza tra le case produttrici della Repubblica popolare. A Pechino Xiaomi ha aperto le porte della sua fabbrica di smart car solo a inizio 2025. I visitatori possono osservare le prodezze degli oltre 700 robot industriali che verniciano, assemblano e saldano. Alla Xinhua un turista dello Hunan ha detto di essere rimasto a bocca aperta di fronte alla dimostrazione di ciò che è possibile “quando tecnologia e innovazione si uniscono”. Un altro, residente a Pechino, ha commentato che visitare la fabbrica Xiaomi era come “assistere a una sinfonia di macchine”.