DANNO D’IMMAGINE
Con gli artisti:Stefano Avesani & Marcella Campa, Gabriele Arruzzo, Filippo Berta, Iginio De Luca, Salvatore Manzi, Daniele Mattioli, Girolamo Marri, Sabrina Muzi, Max Papeschi, Alessandro Rolandi, Michael Rotondi, Giuseppe Veneziano, Giacomo Verde
il 28.05.2011 – 11.06.2011 (curated by Cecilia Freschini – Organized in collaboration with ZA.project)
Opening Sat 28th from 7pm
with Alessandro Rolandi sound installation & Specific dj Set by Oscar Chirizzi from 9:30 till late
at 杂家 Zajia Lab Add:Hong En Daoist Temple (beside Bell Tower food market) Doufuchi Hutong, Dongcheng District, Beijing 地址:北京市东城区豆腐池胡同(种楼菜市场旁边)
E’ parere comune che l’immagine dell’Italia stia conoscendo, in questi ultimi anni, un degrado terribile. Un declino vertiginoso che mi ha sollecitato a indagare la questione, in termini artistici, attraverso questa mostra. Nonostante l’esplicita componente sociopolitica, il progetto nasce dall’unione di tre semplici ingredienti: buon senso, responsabilità e dignità.
Tali fattori sono stati poi accuratamente e consapevolmente adagiati su uno spesso strato di creatività. Lungi dal voler incentrarsi unicamente su una persona (troppo facile!) o una situazione, questo progetto intende denunciare un concorso di colpa, di situazioni e di nomi, di cause e conseguenze che si ripercuotono a effetto domino su innumerevoli aspetti sociali: televisione e mediati cita’, censura e ‘libertà’ di stampa, piuttosto che la preoccupante situazione sul piano educativo/culturale, etc etc etc …
Ho chiesto ad artisti italiani residenti in Cina di fornire una suggestione artistica in risposta a questa situazione, tramite un lavoro pensato appositamente per questo progetto. In un secondo momento, ho poi selezionato i lavori di altri artisti che vivono in Italia per avere una testimonianza ‘interna’. Alcuni di questi, da anni, dedicano una particolare attenzione a tematiche di stampo sociopolitico, a discapito di quanto emerge dall’osservazione del circuito artistico nazionale e alla presunta incapacità da parte degli artisti italiani di affrontare questo tipo d’istanze. L’arte è un modo per riflettere sull’esistenza ed è anche un modo per creare la realtà, o per meglio dire, di suggerire un diverso punto di vista della stessa, confluendo l’attenzione dell’osservatore su alcuni dettagli, sfumature che nella quotidianità si perdono o vengono travisati.
Per questo, ritengo che l’arte contemporanea non debba rappresentare una mera denuncia di una determinata situazione, ma debba stimolare e condurre il pubblico verso un’osservazione critica e soprattutto costruttiva. In modo particolare in un’Italia attuale dove gli artisti sembrano godere di una maggior libertà d’espressione e possibilità’ di riportare e denunciare i fatti rispetto ai giornalisti cui spesso viene impedito di fare il proprio lavoro. Storicamente, una delle prime funzioni dell’arte è stata quella di essere un potente mezzo comunicativo in grado di trasmettere un messaggio forte e coinvolgente, capace, in fine, di apportare una trasformazione sociale. In sintonia con questo filone d’arte “impegnata”, ancora una volta, con questo progetto, intendo mettere in rilievo il ruolo formativo/educativo dell’arte che ritengo possa essere in grado di trasmettere una reale prospettiva. In questo senso, negli ultimi anni in Italia si stanno alzando diverse voci che rivelano sinergie vivaci e dinamiche che certamente meriterebbero più spazio.
L’intento di questa mostra è, inoltre, mettere in luce la mancanza di serietà dei troppi personaggi pubblici italiani che, senza vergogna, vanno a compromettere l’immagine del nostro Paese all’estero in virtù dei propri interessi personali. Il contributo e lo spessore delle opere, qui, proposte ci spinge e ci ricorda l’urgenza di una riflessione e la necessità di una presa di coscienza sull’attuale situazione italiana e sul crescente livello di scontento che diviene ogni giorno più esplicito e condiviso.
“Sono profondamente convinto che l’odierno quoziente di politicizzazione potrebbe essere maggiore se vi fosse in atto nel nostro paese un livello di conflittualità più elevato quantitativamente e qualitativamente, conflittualità che pure per molti versi non manca ma che rimane, a mio parere, ancora insufficiente rispetto alla gravità della situazione, che peraltro è di dimensione mondiale” Stefano Taccone (www.cominciaadessoblog.blogspot.com, "Perché l’arte italiana sembra meno politica di quello che è. Una risposta a Pier Luigi Sacco, Fabio Cavallucci ed Italo Zuffi", pubblicato mercoledì 7 luglio 2010).
[Immagine: Frame from Banana Republic project by Max Papeschi]
* Cecilia Freschini, 茜茜,