Così la Cina militarizza le acque più contese del Pacifico

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Immagini pubblicate nelle Filippine rivelano che Pechino sta completando le sue basi nelle isole contese del Mar cinese meridionale, già teatro di un duello militare con gli Usa a gennaio. E a Manila accusano Duterte di aver svenduto il Paese al nuovo alleato.


La crisi coreana ha distolto l’attenzione dall’area che fino a poco tempo fa veniva considerata come quella più a rischio di un confronto diretto, anche militare, tra Stati Uniti e Cina. Nel Mar cinese meridionale, e più in generale nel Pacifico, si è ritenuto a lungo, negli ultimi anni, che sarebbe potuto scoppiare un nuovo conflitto bellico. Per ora si tratta, per fortuna, solo di supposizioni e scenari potenzialmente in divenire ma, approfittando delle attenzioni di stampa e governi dell’area nei confronti delle Coree, la Cina sembra andare avanti imperterrita nei suoi piani.

Le isole contese: sovranità e risorse

Le isole contese nel Mar cinese meridionale costituiscono da tempo un terreno di scontro diplomatico. Con Mare cinese meridionale intendiamo quella zona di mare rivendicato praticamente da tutte le nazioni che si affacciamo su quelle acque, popolate da isole disabitate, ma fulcro fondamentale per i passaggi commerciali — in quella zona passerebbero merci per il valore di oltre cinquemila miliardi di dollari -, per le risorse e per il settore economico legato alla pesca — di cui beneficia per lo più Manila-.

Pechino considera quelle isole e quel mare proprio. La Cina ha sempre supportato questa idea sulla base della “linea a nove punti” con cui Pechino rivendica, in pratica, il 90% del Mar cinese meridionale, ritenendo proprie anche le acque che distano dal suo territorio anche due mila chilometri. In mezzo alla contesa tutta asiatica — con protagonisti Cina, Vietnam, Taiwan, Filippine tra gli altri — naturalmente non manca la presenza degli Stati Uniti, tesa a rafforzare l’idea di acque internazionali in funzione anti-cinese.

L’atollo cinese militarizzato

Di recente le immagini mostrate dal Philippine Daily Inquirer hanno riacceso lo scontro, preceduto in realtà da nuove accuse tra Cina e Usa, silenziate dall’attenzione che un po’ tutti abbiamo riservato alla crisi coreana. Secondo le foto satellitari, infatti, la difesa cinese avrebbe completato una rete di piste di decollo, sistemi d’arma fissi e magazzini a Fiery Cross, Cuerteron, Gaven, Johnson South, Mischief, Subi e McKennan.

Il quotidiano ultra nazionalista di Pechino Global Times ha raccolto l’opinione di un esperto cinese della Xiamen University, secondo il quale «la Cina ha il diritto di costruire qualsiasi cosa le possa servire all’interno del proprio territorio». All’inizio dell’anno Pechino, inoltre, aveva annunciato di aver reclamato dal mare altri 290 metri quadrati di terreno nell’atollo conteso, in aggiunta alle isole artificiali già realizzate in quell’area.

Le nuove foto hanno avuto grande risalto nelle Filippine, scatenando polemiche e dubbi sull’operato geopolitico del presidente Duterte. Uno dei membri della Corte Suprema nazionale, il giudice Antonio Carpio, non ha usato mezzi termini. Secondo Carpio, Duterte avrebbe voluto una «politica dell’accomodamento» in risposta all’espansionismo territoriale cinese, che ha finito per dare fiducia alle manovre militari cinesi. Il senatore Benigno Aquino IV, parente dell’ex presidente delle Filippine, si è chiesto se Duterte ha venduto il Paese, visto che la Cina sembrerebbe aver completato le proprie basi militari. «Mentre la Cina occupa il mare con le sue navi da guerra, noi continuiamo a cedere alle loro lusinghe e siamo mantenuti all’oscuro dal governo dei suoi accordi con la Cina», ha concluso il senatore.

Simulazioni di guerra tra Cina e Stati Uniti

Ma, prima di questo “scontro” con le Filippine, era stato il confronto con gli Usa a tenere banco. La Cina, infatti, a inizio mese ha annunciato pubblicamente lo schieramento di caccia Su-35 — fabbricati in Russia — per una missione di pattugliamento avanzato nell’area del Mar cinese meridionale. A testimoniare come marina e aviazione siano le priorità militari di Xi Jinping, l’Aviazione cinese ha pubblicato sul proprio blog ufficiale la notizia dello schieramento dei velivoli da combattimento, tra i più moderni in dotazione alle forze armate di Pechino.

Secondo la Cina questo gesto sarebbe solo una risposta al passaggio di un incrociatore statunitense al largo delle Paracel, seguito poi da una visita nella regione del segretario alla Difesa Usa, Jim Mattis. Il passaggio dell’incrociatore statunitense, nel gennaio di quest’anno, ha scatenato risposte polemiche e stizzite da parte della Cina a dimostrare come quell’area sia ancora un potenziale focolaio di pericoli per la regione.

Secondo il portavoce del ministero della Difesa nazionale cinese, Ren Guoqiang, la denuncia della minaccia militare cinese da parte degli Stati Uniti denota che questi sono intrappolati in una mentalità da Guerra fredda.

di Simone Pieranni

[Pubblicato su Eastwest]