Corea del Sud – Jay Lee, la Mers e il futuro di Samsung

In Uncategorized by Gabriele Battaglia

Qualche anno fa sarebbe toccato al padre, il 73enne Lee Kun-hee, chiedere scusa per la malagestione dell’emergenza Mers nel Samsung Medical Center, ospedale fiore all’occhiello di Seul. E invece è toccato a lui, Lee Jae-yong, 47 anni, già vicepresidente della Samsung Electronics. Per molti è stato un chiaro segno che l’avvicendamento al vertice del primo gruppo industriale sudcoreano è vicino. È toccato al delfino Lee Jae-yong presentarsi in conferenza stampa, davanti alle telecamere, e chiedere pubblicamente scusa per la gestione dell’emergenza Mers nel Samsung Medical Center. Il centro ospedaliero del gruppo è stato infatti uno dei focolai della diffusione delle sindrome respiratoria mediorientale in Corea del Sud (al momento in cui scriviamo i morti sono 32 e i casi confermati 182), in gran parte a causa della mala-organizzazione e gli errori nella prevenzione una volta diagnosticato il paziente zero, un uomo di rientro dalla penisola arabica.

Uno smacco non da poco per una struttura considerata uno dei fiori all’occhiello della sanità sudcoreana, dove tra gli altri è ricoverato il patriarca della famiglia al vertice della conglomerata, Lee Kun-hee.

Il 73enne capo famiglia è sotto osservazione da oltre un anno a causa di una crisi cardiaca, dalle cui conseguenze si sta lentamente riprendendo. Le condizioni di Lee “sono stabili”, riferiva a inizio giugno una nota del gruppo. Negli stessi giorni sulla stampa locale comparivano le prime foto del magnate disteso su un letto del Samsung Medical Center. Ma attorno a lui intanto si muovono le pedine per la successione al vertice del colosso che da solo conta per circa un quarto del prodotto interno lordo sudcoreano.

Al centro di questo avvicendamento societario c’è proprio il figlio Lee Jae-yong, attuale vicepresidente di Samsung Electronics, la corazzata di famiglia. A metà maggio il 47enne Jay Y. Lee, com’è conosciuto con il suo nome inglese, è stato nominato presidente di due fondazioni che fanno capo al gruppo sotto il cui ombrello ricadono quasi 70 società che spaziano dall’elettronica, all’intrattenimento, alla cantieristica.

La decisione è stata letta come un primo significativo passo nel processo di successione alla guida dell’azienda. Poche settimane dopo il top manager faceva infatti le veci del padrone di casa in occasione della cerimonia di consegna degli Ho-am Prize, il più importante riconoscimento concesso dal gruppo a chi si è distinto nei campi della cultura, della scienza e dalla solidarietà. Inoltre, in questa nuova veste di volto pubblico del gruppo, potrebbe presenziare al posto del padre all’appuntamento con i 9mila nuovi dipendenti in programma quest’estate.

Due occasioni particolarmente importanti, tanto più considerato che lo scorso anno furono disertate dal vertice aziendale a causa delle condizioni di salute dell’anziano Lee. Il delfino della più importante dinastia della Corea del Sud è inoltre l’uomo che tesse la tela diplomatica del gruppo, dall’incontro con il presidente cinese Xi Jinping ai colloqui con altri big dell’industria e della tecnologia, in particolare Mark Zuckerberg di Facebook e Tim Cook di Apple.

Le nomine a presidente della Samsung Life Public Welfare Foundation, che ha in capo gli ospedali, e della Fondazione culturale, che gestisce il Samsung Museum of Art, sono pertanto considerate propedeutiche a consolidare la propria posizione all’interno della complicata struttura societaria della conglomerata. Le due fondazioni detengono infatti quote nella Samsung Life Insurance, rispettivamente il 2,2% e il 4,7 per cento.

Nel rimescolamento di carte interno al gruppo si inserisce inoltre il progetto di fusione tra la Cheil Industries, la società del gruppo che si occupa di moda e intrattenimento, e Samsung C&T. Un’operazione che a detta di molti avrebbe dovuto creare la holding di fatto dell’intero gruppo. Anche se sul quest’ultimo obiettivo sono già fioccate una serie di smentite e precisazioni.

La fusione dovrebbe finalizzarsi entro il primo settembre prossimo, intoppi permettendo. Uno di questi ostacoli ha un nome ben preciso: si tratta del fondo speculativo statunitense Elliott Associates, che ha acquisito una quota del 7,12% in Samsung C&T e considera “inique” le condizioni per la fusione, che in pratica si configura come un’acquisizione da parte di Cheil Industries.

Sulla stessa linea è anche la casa farmaceutica sudcoreana Ilsung Pharma. «Non sarà facile avere l’ok dell’assemblea degli azionisti alla fusione», ha detto il numero uno di IlSung, Yoon Seok-keun, citato dalla stampa sudcoreana, nel sottolineare come il prezzo delle azioni non rifletta il valore della società.

A inizio giugno la Samsung Electronics aveva invece respinto l’ipotesi di una fusione con la Samsung Sds, data quasi per certa e imminente dagli analisti. Se fosse andata in porto avrebbe garantito a Jay Lee e alle sorelle, principali azionisti di Sds, la maggioranza anche nella società campione del gruppo.

La famiglia comunque si muove per cementare il proprio ruolo nella società e preparare il terreno per quando il vecchio Lee cederà anche formalmente il passo alla nuova generazione. 

[Scritto per Linkiesta; foto credit: wsj.net]