Corea del Nord: il mistero della successione

In by Simone

Parte della coltre di mistero che avvolge la politica interna della Corea del Nord potrebbe diradarsi il 28 settembre. Quel giorno, nella capitale Pyongyang, sono attesi delegati da tutto il Paese per partecipare all’attesa conferenza del Partito dei lavoratori (Kwp).E con loro stanno già convergendo sulla capitale le truppe. Dalla riunione, ipotizzano gli analisti, dovrebbe uscire il nome dell’erede di Kim Jong-il alla guida del regime.

L’appuntamento era previsto all’inizio di settembre, o almeno così era stato anticipato tre mesi fa. Sul perché del rinvio si possono soltanto azzardare delle ipotesi. Fonti sudcoreane hanno puntato sulle indiscrezioni circa le precarie condizioni di salute del ‘Caro Leader’, colpito da un ictus nel 2008. O forse si è trattato di una scelta dettata da motivi umanitari, effetto delle alluvioni che hanno colpito il nord del Paese ad agosto e hanno spinto il regime a chiedere aiuti a Seul per far fronte all’emergenza.

Le due settimane di attesa si sono aggiunte ai 44 anni che separano l’appuntamento di venerdì prossimo dall’ultima conferenza del Kwp nel 1966. Una rarità; in tutta la storia del Partito le conferenze sono state soltanto due -la prima nel 1958- e sempre per formalizzare alcuni cambiamenti avvenuti nelle seconde file. Con un ritmo un po’ più frequente si sono tenuti i congressi. Ma anche in questo caso l’ultimo risale a trent’anni fa e segnò l’investitura di Kim Jong-il a delfino ed erede del padre, Kim Il-sung, fondatore dello Stato.

Fu l’inizio della ‘dinastia socialista’ nordcoreana che ora potrebbe perpetuarsi con la nomina a erede del Caro Leader del figlio, Kim Jong-un. Il condizionale è d’obbligo. “Per parlare dei giochi di potere interni occorre fare una premessa, non esistono certezze”, ha detto la coreanista e storica dell’Asia orientale, Rosella Ideo, intervistata dal Riformista, “e questo vale anche per le stesse fonti sudcoreane”. Di sicuro c’è il potere del Caro leader, presidente della Commissione di difesa nazionale, che regna con il sostegno delle forze armate. “Per garantirsi l’appoggio dell’esercito Kim Jong-il procede a promozioni mirate e non disdegna regali sfarzosi ai generali”, ha spiegato la professoressa Ideo, “ma alla fine l’ultima parola su ogni decisione spetta a lui”.

Il futuro della Corea del Nord potrebbe prendere tre strade. La meno accreditata è quella di una sorta di dirigenza collettiva sul modello cinese.

Pechino è lo storico alleato e il principale partner commerciale della Corea del Nord. Già in passato, soprattutto dopo la morte di Kim Il-sung nel 1994, la Cina ha fatto pressioni su Pyongyang perché adottasse forme di socialismo di mercato. Inviti cui il Caro Leader, come un “fratello minore poco rispettoso”, non ha dato ascolto. L’ipotesi principale è la nomina a delfino del terzogenito, Kim Jung-un, che un mese fa accompagnò il padre nel suo viaggio in Cina.

Un segnale interpretato come una ricerca d’assenso del potente vicino. Al momento il ragazzo è poco più di un nome senza un volto. L’unica sua immagine è una foto in bianco e nero di quando era ancora un bambino. E le poche indiscrezioni su di lui si devono alle memorie del giapponese Kenji Fujimoto, pseudonimo che nasconde l’identità dell’ex cuoco del Caro Leader. Anche l’età è incerta: ventisei o ventisette anni a seconda delle versioni.

Di lui si dice abbia studiato in Svizzera e parli inglese, francese e tedesco. Poco si sa anche del suo curriculum nel regime: a marzo è stato nominato nella Commissione di difesa. Considerate l’inesperienza e la giovane età, la terza ipotesi in campo è una diarchia in cui a Kim Jong-un si affianchi, almeno momentaneamente, una sorta di reggente. Ruolo che molto probabilmente spetterà a Chang Suang-taek, vicepresidente della Commissione difesa nazionale, nonché cognato del leader supremo. Al momento si tratta solo di ipotesi e, ha ricordato la professoressa Ideo, per conoscere le decisioni e le eventuali nomine si dovrà attendere la fine della conferenza.


Ma l’erede o chi per lui resterà al palo fino alla morte del Caro Leader.

 

D’altronde anche lui dovette aspettare ben quattordici anni prima di ascendere alla guida del Paese al posto del padre. Così, mentre dal Sud volano sul Regno eremita palloncini che sbeffeggiano Kim Jong-il e ricordano ai nordcoreani la malattia del loro dittatore, le scelte della conferenza serviranno a ribadire all’interno e all’esterno l’apparente solidità del regime sempre più isolato e la cui popolazione è impoverita e affamata.

[Pubblicato su Il Riformista del 22 settembre 2010]