Corea del Nord – Dopo 36 anni, un nuovo congresso

In by Simone

Kim Jong Un a sorpresa convoca un nuovo congresso del Partito dei lavoratori di Corea: l’ultima volta era successo 36 anni fa. Nonostante i contenuti che saranno discussi non sono ancora chiari, gli analisti prevedono una massima assise che si occuperà di ricambio generazionale e riforme economiche. Ne parliamo con Rossella Ideo, coreanista ed esperta di relazioni internazionali dell’Asia Orientale.Rafforzare il partito e ribadirne il ruolo guida nella «costruzione di una prospera nazione socialista». A grandi linee, gli obiettivi del settimo congresso del Partito dei lavoratori della Corea, il primo dell’era Kim Jong Un, sono stati enunciati nel comunicato dell’agenzia Kcna.

L’appuntamento è per il prossimo maggio, 36 anni dopo l’ultimo congresso indetto dal partito unico al potere in Corea del Nord. Un’altra epoca storica: si era in piena guerra fredda e il regime di Pyongyang era dominato dal poi futuro Eterno presidente, Kim Il Sung. Quando mancano poco più di sei mesi all’appuntamento i contenuti del congresso e il calendario preciso sono ancora nebulosi, sebbene si ritiene possa svolgersi a cavallo della festa dei lavoratori.

Ciò che colpisce è però la convocazione stessa, quasi che il giovane Kim Jong Un stia riportando a galla l’influenza del Partito, senza però rinnegare la politica del «songun», quella dei «militari prima», che ha caratterizzato gli anni del padre, con i generali che di fatto hanno co-governato il Paese e messo in piedi una sorta di economia collaterale.

Negli anni passati non sono mancate conferenze del partito, che lo scorso 10 ottobre a celebrato i 70 anni dalla fondazione. Ma mai dal 1980 si era deciso di convocare la massima assise. Tant’è che che proprio durante la conferenza del 2010 si prese atto dell’irrilevanza dell’articolo dello statuto che stabilisce la scadenza di cinque anni per le convocazioni.

«In Corea del Nord i congressi del partito hanno sempre sancito una linea politica», spiega a China Files Rosella Ideo, coreanista ed esperta di relazioni diplomatiche dell’Asia orientale. «Il sesto congresso sancì l’adozione del juche, quella che semplificando si può rendere come autosufficienza, a base ideologica per tutta la società. Allo stesso tempo formalizzò l’ascesa di Kim Jong Il» sebbene la successione vera e propria si sarebbe concretizzata soltanto negli anni Novanta del secolo scorso.

L’assise del prossimo anno si dovrebbe concentrare sui ricambio generazionale e sulle riforme economiche. «La cerchia di potere che Kim Jong Un trovò quando salì al potere alla morte del padre è stata epurata e messa da parte, anche perché di fatto aveva in mano in contatti con la Cina», ricorda la professoressa Ideo. Il giovane leader ha pertanto bisogno di rimpiazzarla con funzionari a lui fedeli e «un posto di primo piano sembra essere riservato alla sorella, Kim Yo Jong, molto vicina al leader». Lo stesso Kim Jong Il d’altra parte promosse a suo tempo generali a lui vicini.

«Kim sta inoltre portando avanti iniziative in campo economico. Non si abbracceranno apertamente riforme nello stile denghista», aggiunge, «ma da quando è salito al potere si sono osservati cambiamenti in questo settore». Rispetto alla freddezza che ha contraddistinto gli ultimi anni, a partire dall’epurazione ed esecuzione di Jang Song Thaek, zio di Kim Jong Un e uomo di collegamento con Pechino, i rapporti con l’alleato cinese stanno inoltre tornando su un binario di normalità, come dimostrato dalla presenza di Liu Yunshan, membro del comitato permanente del Pcc, alla parata per l’anniversario del Partito dei lavoratori.

[Scritto per il manifesto; foto credit: theweek.in]