Condanne a morte nello Xinjiang

In by Simone

Tre condanne a morte per il supposto tentativo di dirottamento di un aereo a giugno scorso. I giovani uiguri avrebbero confessato, ma il Congresso mondiale uiguro nega che quegli eventi siano mai avvenuti. Non accenna a diminuire la tensione tra i due gruppi etnici nella regione musulmana dello Xinjiang.
Il tribunale di Hotan, nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, il nordovest abitato dalla minoranza musulmana degli uiguri, ha condannato a morte tre persone per un tentativo di dirottamento di aereo avvenuto lo scorso giugno. Secondo l’organizzazione degli esuli uiguri in America, nei tre anni passati ”un numero imprecisato di uiguri sono scomparsi” e altri sono stati ”processati e condannati, in alcuni casi a morte, con processi durati pochi giorni”.

Il quotidiano China Daily riporta il comunicato dell’agenzia di stampa Xinhua e aggiunge che Musa Yvsup, Arxidikali Yimin e Eyumer Yimin sono stati condannati a morte per aver ideato e progettato il dirottamento, mentre Alem Musa, che avrebbe giocato un ruolo secondario e “volentieri” si è dichiarato colpevole dopo essere stato arrestato, è stato condannato all’ergastolo. In ogni caso, specifica Xinhua, “tutti gli imputati hanno confessato i crimini di cui sopra presso la corte”.

Il 29 giugno scorso, sei persone avrebbero cercato di dirottare volo della Tianjin Airlines Hotan-Urumqi. Secondo quanto si legge nel comunicato ufficiale, avrebbero usato stampelle di metallo ed esplosivi portati a bordo dell’aeroplano sotto mentite spoglie. Si sarebbero poi scagliati contro la porta della cabina di guida e, urlando slogan religiosi, avrebbero fisicamente e verbalmente aggredito l’equipaggio e i passeggeri. Questi ultimi, li avrebbero poi fermati mentre stavano cercando di far esplodere gli esplosivi. Due dei dirottatori, Ababaykeri Ybelayim e Mametali Yvsup, erano rimasti feriti negli scontri e sono morti nonostante il trattamento medico.

Tuttavia, Dilxat Raxit, la portavoce del Congresso mondiale uiguro residente in Germania, aveva contestato la versione ufficiale degli eventi. Sosteneva che a bordo era semplicemente scoppiata una lotta per posti a sedere tra un gruppo di uiguri e un gruppo di cinesi han, il gruppo etnico di maggioranza del paese. E ha denunciato che “ai condannati non è stato permesso scegliersi altri avvocati che quelli d’ufficio scelti dal governo”. Nessun media indipendente è riuscito a verificare autonomamente gli eventi.

Il Global Times, non si è lasciato sfuggire l’occasione di un editoriale nazionalista. “Questi quattro criminali – si legge – sono tutti giovani uiguri. Ma sono stati fortemente influenzati dall’estremismo. Sono arrivati al terrorismo prima ancora di avere avuto la capacità di capire i concetti di nazione, democrazia e libertà, rovinando così la propria vita”. E ha spiegato la situazione dello Xinjiang dal punto di vista governativo, denunciando l’aumento negli ultimi anni di cellule terroristiche nella regione e imputando alla rete internet la penetrazione dell’”estremismo”.

Ed episodi di quello che noi chiameremo razzismo si diffondono sempre di più, nell’opinione pubblica. All’inizio del mese di dicembre, una delle parole più ricorrenti sui social media cinesi è stata qiegao, ovvero la torta di frutta secca tipica dello Xinjiang che i venditori dell’etnia turca vendono sulle strade di tutte le città cinesi. In una piccola città della regione dello Hunan, la polizia ha postato su Weibo, il twitter cinese, di una colluttazione tra han e uiguri, a seguito della quale sarebbero stati danneggiate torte e frutta secca per un valore poco minore di 20mila euro. Gli uiguri sarebbero stati quindi compensati.

Il costo del qiegao è immediatamente diventato virale. “Un qiegao è per sempre” hanno scherzato gli utenti, ma anche "il presidente Obama ha annunciato che gli Stati Uniti ripagheranno i miliardi di dollari con cui la Cina ha comprato il loro debito pubblico nella forma di cento chili di qiegao”. Ma la cosa più preoccupante è che ha manifestato che gran parte degli internauti avessero la convinzione di una discriminazione alla rovescia e che gli uiguri, in quanto minoranza etnica, fossero trattati con i guanti bianchi.

Sono invece sempre di più gli studiosi internazionalmente riconosciuti che imputano l’inasprirsi delle tensioni alla cosiddetta politica di “sommersione etnica”. Tra il 1949 e il 2008 – tanto per citare un esempio documentato – gli han presenti nella regione sono passati dal 6 (220mila persone) al 40 per cento (8,4 milioni).

L’episodio più violento sono stati gli scontri tra i gruppi etnici del 2009 scoppiati nella città di Urumqi a seguito dei quali sono morte almeno 200 persone. Da allora attacchi e scontri hanno sporadicamente caratterizzato la convivenza conflittuale delle due etnie nella regione dello Xinjiang.

[Scritto per Lettera43; foto credits: rferl.org]