I filmati di Yang Fudong sono difficili da descrivere. Ricchi di riflessioni psicologicamente dense e visualmente accattivanti, infondono negli spettatori una forte carica emotiva. A 33 anni Yang partecipò al Festival di Kassel, e da allora le sue opere sono arrivate alle biennali di Venezia e Shanghai. Con la mostra La distanza della realtà presso il Centro d’arte Wilfredo Lam della capitale cubana finalmente arriva in America latina uno dei giovani rappresentanti dell’arte cinese contemporanea.
L’opera dell’artista pechinese di quarantun anni è difficile da descrivere e ancora di più da catalogare.
I suoi video sono riflessioni psicologicamente dense e visualmente accattivanti che seguono in modo silenzioso e poetico i movimenti di persone anonime, con molto bianco e nero e con pellicole tradizionali da 35 millimetri.
Questa esplorazione sottile e ricca di pause dell’intimità di quegli sconosciuti costituisce un’esperienza più sensoriale che narrativa. Offre più domande che risposte, ma allo stesso tempo infonde nello spettatore una carica emotiva.
“Tutto trascorre come si stessimo praticando zazen insieme con i protagonisti del filmato. Si crea una situazione di rallentamento nella quale si alterano i tempi narrativi. Il passato e il presente convergono in un viaggio contrassegnato dall’irregolarità dei suoi orizzonti. Il viaggio si percepisce attraverso un’intimità che annulla i riferimenti agli eventi circostanti. Non è l’epica che muove il senso dei destini. Gli esseri umani che rivelano gli eventi lasciano intravedere come unico territorio l’amabile testualità dei loro silenzi” scrive il curatore dell’esposizione Jorge Fernandez.
Resta difficile spiegarlo senza aver visto i suoi filmati e comunque è difficile descriverli. A volte il migliore nelle spiegazioni è l’artista stesso.
Le opere d’arte “non possono curare le malattie, né sono cibo” ha dichiarato Yang Fudong. “L’arte contemporanea può guidare i pensieri del pubblico, no incitare alla rivoluzione”.
Yang divenne noto a livello internazionbale quando venne scelta la sua prima pellicola, Paradiso lontano all’undicesimo Festival del documentario di Kassel, l’evento più importante per l’arte contemporanea nel mondo.
Aveva appena 33 anni quando è diventato uno dei 138 artisti ad aver esposto le proprie opere alla mostra che si celebra ogni cinque anni nella piccola città tedesca.
Da allora le sue opere – inclusa la più celebre, i cinque video che compongono Siete intellettuali in in un bosco di bambù – sono state esposte in molti dei principali musei del mondo, incluse le biennali di Venezia e di Shanghai.
L’artista ha realizzato anche un bel video chiamato Primavera, primavera per il marchio Prada.
Il video Primavera, primavera