Il movimento arcobaleno fa progressi al passo con una società che evolve. Ma bisogna fare molta attenzione a non oltrepassare il confine tra stile di vita e rivendicazione politica. Oggi, più che mai, c’è un solo imperatore sotto il cielo. Xin Ying apre la porta ma dall’altra parte qualcuno fa resistenza e la richiude sbattendola. “Oh, scusate”, esclama la donna e poi spiega: “Stanno facendo le iniezioni di ormoni, bisogna aspettare un attimo”. Xin, 30 anni, è la direttrice del Beijing lgbt center.
Piccola di statura, occhi severi e profondi dietro lenti rettangolari che la rendono molto ku (cool in cinese), si definisce “pansessuale”. Ogni volta che la invitano a “prendere il tè” (un eufemismo per indicare i colloqui con la polizia), quello che ormai è diventato il suo poliziotto le chiede: “Sei una brava ragazza, perché fai questo lavoro?”. Poi però la prende da parte e le dice apprezzare quello che fa. “Solo che deve fare i conti con il suo capo, che non capisce niente”, spiega Xin.
Proprio mentre è in corso un nuovo giro di vite contro gli attivisti per i diritti umani, il movimento lgbt sembra uscire dalla dimensione underground dov’era stato finora e agire sempre più alla luce del sole.