Chen Guangcheng parla di pace

In by Simone

Venerdì, in un processo a sorpresa che si è aperto e chiuso in poco meno di mezza giornata, Chen Kegui, il nipote 32enne dell’attivista cieco Chen Guangcheng, è stato condannato dalla Corte popolare della contea di Yinan a più di tre anni per "lesioni intenzionali". Lo zio parla in video dagli Usa.
L’accusa si riferisce all’episodio avvenuto lo scorso aprile in occasione della rocambolesca fuga dello zio che è finita con il suo trasferimento a New York. Ieri, domenica 2 dicembre, Chen Guangcheng ha diffuso un video dagli Stati Uniti in cui dichiara che la sentenza è stata una “vendetta” per la sua fuga. La notizia, che ha fatto il giro del mondo, in Cina è riportata solo dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post.

Chen Guangcheng è un contadino dello Shandong quarantenne. È diventato cieco prima di compiere un anno di vita ed è rimasto analfabeta fino a quando, nel 1994, non fu accettato nella scuola superiore per ciechi di Qingdao.

Ha in seguito studiato legge da autodidatta e si è dedicato a molte battaglie in difesa dei diritti civili, tra cui spicca quella a favore delle donne costrette ad abortire per la politica del figlio unico.

Per questo motivo si è inimicato i funzionari locali: le autorità dello Shandong lo hanno imprigionato più volte fino a condannarlo, nel giugno del 2006, a quattro anni e tre mesi per aver danneggiato immobili e per aver organizzato una manifestazione che aveva bloccato il traffico.

Dopo aver scontato l’intera pena, Chen è tornato al suo paese natale, dove è stato costretto agli arresti domiciliari, da più parti definiti illegali. La società civile si è mobilita in sua difesa e ad aprile 2012, dopo una fuga dai contorni poco chiari, l’avvocato autodidatta si è rifugiato nell’ambasciata statunitense di Pechino.

Dopo una vicenda durata venti giorni, tra schermaglie diplomatiche, imbarazzi e momenti di tensione, ha ottenuto di poter recarsi negli Usa per motivi di studio, dove adesso risiede.

Il fratello Chen Guangfu (55 anni) ed il nipote Chen Kegui (32 anni) in quei confusi giorni di aprile, avevano fatto resistenza agli agenti incaricati di estorcere informazioni in merito alla fuga dell’attivista cieco. In particolare Guangfu – fratello di Guangcheng e padre di Kegui – aveva rilasciato un’intervista alla rivista di Hong Kong Isun Affairs in cui svelava i dettagli di tre giorni di prigionia e pestaggi nelle mani dei funzionari cinesi locali. Ammanettato ad una sedia, secondo il suo racconto, era stato schiaffeggiato e malmenato dalla polizia nel tentativo di estorcere informazioni sulla fuga del fratello.

Secondo i racconti più accreditati, fu proprio in quell’occasione che il figlio Chen Kegui si difese con un coltello, sfregiando – secondo alcune versioni dei fatti – alcune delle guardie che lo stavano malmenando. Kegui fu immediatamente imprigionato anche se lo zio ha continuato a sostenere che si è trattato solo di "difesa personale".

All’epoca anche una squadra di avvocati indipendenti si era offerta di rappresentare Chen Kegui in tribunale, ma le autorità avevano respinto la richiesta di occuparsi del caso, intimando ai legali di astenersi anche dal parlare con la stampa.

Nel tentativo di perorare la causa del figlio e fornirgli assistenza legale, Chen Guangfu, come il fratello, era riuscito ad eludere la sorveglianza delle autorità cinesi ed era scappato dallo Shandong per raggiungere Pechino.

Secondo quanto riporta il South China Morning Post, gli agenti della Corte popolare della contea di Yinan, avrebbero confermato l’esito del processo.

Ciò che è stato reso noto è che Chen Kegui era stato in precedenza accusato di "omicidio volontario", ma poiché nessuno è morto per sua mano, la sua accusa è stata poi trasformata in "lesioni intenzionali".

Anche la moglie di Chen Guangcheng, Yuan Weijing, ha dichiarato fino a ieri che Chen Kegui si stava difendendo quando ha attaccato i funzionari con i coltelli e che "sarebbe stato picchiato a morte in caso contrario”. Gli stessi funzionari avevano legato a una sedia anche lei a seguito della fuga del marito.

Nessuna di queste dichiarazioni sono servite comunque a bloccare il processo, e Che Kegui è stato condannato a 3 anni e 3 mesi di detenzione.

Nel video rilasciato ieri in occasione dell’approssimarsi della giornata per i diritti umani (10 dicembre) Chen Guancheng parla per quasi dieci minuti di fila e, con tono pacato e parole scelte, si rivolge direttamente al prossimo presidente della Repubblica popolare.

Caro Xi Jinping – dice a un certo punto l’attivista cieco – l’intera nazione ti sta osservando. Portare avanti le riforme, secondo il mandato del cielo o rapire il governo per mantenere il potere del Partito comunista significa capire se in Cina la transizione avverrà in maniera pacifica o violenta”.

[Scritto per Lettera43]