Giacarta è un “acquisto” importante sia sul fronte economico, sia su quello politico-diplomatico. Il presidente Prabowo Subianto passa dal “non allineamento” al “multi allineamento”
La formazione continua ad ampliarsi. I Brics hanno ufficialmente accolto un decimo membro nel gruppo: l’Indonesia. L’annuncio è arrivato dal Brasile, che per il 2025 detiene la presidenza di turno e ospiterà il summit dei leader a Rio de Janeiro il prossimo luglio. “L’Indonesia considera la sua adesione come un passo strategico per aumentare la collaborazione e la cooperazione con altri paesi in via di sviluppo, sulla base dei principi di uguaglianza, rispetto reciproco e sviluppo sostenibile”, si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri brasiliano. Giacarta ha “accolto con favore” l’ingresso formale tra i paesi membri dei Brics, definito dal governo locale come una dimostrazione del “ruolo sempre più attivo dell’Indonesia nelle questioni globali e il suo impegno nel rafforzare la cooperazione multilaterale per creare un mondo più inclusivo e più equo”.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, l’adesione dell’Indonesia è una novità rilevante. L’immenso arcipelago, quarto paese più popoloso al mondo, è uno snodo cruciale su diversi fronti. Innanzitutto, si tratta della principale economia del Sud-Est asiatico, regione emergente la cui importanza assume proporzioni sempre maggiori anche a livello di produzione. Tra venti di guerre commerciali e minacce dei nuovi dazi di Donald Trump, da tempo diversi colossi internazionali hanno messo radici. L’Indonesia sta attraendo diversi investimenti. Elon Musk sta lavorando alla costruzione di un impianto di batterie per veicoli elettrici Tesla, mentre il governo indonesiano sta trattando con Apple per un piano di ampio respiro. Non è un caso, visto che il paese è ricco di risorse cruciali per l’industria tecnologica verde. Come il nichel, su cui le imprese cinesi hanno però conquistato una posizione di privilegio. Ma l’Indonesia ha ruolo notevole anche sul fronte politico-diplomatico. Giacarta è la sede del quartier generale dell’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico, il che la rende un motore propulsore dell’iniziativa diplomatica regionale su cui ha spesso giocato un ruolo di equilibratore dalle spinte contrapposte dei paesi membri, tra cui convivono posizioni molto diverse su diversi temi cruciali come le relazioni con Pechino sul mar Cinese meridionale.
Non solo. L’Indonesia è anche l’unico rappresentante Asean all’interno del G20, dove si è spesso fatto portavoce di una visione di mondo basata su libero commercio, neutralità, pacifismo e pragmatismo. L’ingresso di Giacarta porta dunque ai Brics un valore aggiunto da non sottovalutare. La candidatura era stata accettata già nell’agosto 2023 al vertice in Sudafrica, ma l’Indonesia ha deciso di aderire solo dopo le elezioni presidenziali dello scorso febbraio, vinte da Prabowo Subianto, controverso ex generale del dittatore Suharto. L’amministrazione Subianto ha spiegato che i Brics si allineano con la politica estera “libera e attiva” dell’Indonesia. Per il neo presidente, aderire al gruppo significa portare avanti gli obiettivi di sicurezza alimentare, indipendenza energetica, riduzione della povertà e sviluppo del capitale umano. Secondo gli analisti, la mossa è una svolta della storica politica indonesiana di non allineamento, che si sta tramutando in un multi allineamento che rafforzi i legami sia coi paesi occidentali che con quelli del cosiddetto Sud globale. Non a caso, l’Indonesia porta contestualmente avanti il suo processo di adesione all’Ocse.
Per i Brics si tratta di un “acquisto” importante, che ha spesso indossato i panni di stabilizzatore regionale nel contesto della crescente polarizzazione tra Usa e Cina. Dopo l’allargamento del 2023, il gruppo rappresenta ora circa metà della popolazione mondiale e il 30% del pil globale, contribuendo a oltre il 50% della crescita. Dopo l’Indonesia, potrebbero presto aderire anche Turchia e Malesia, mentre il Brasile ha già annunciato l’inclusione nella nutrita lista dei paesi partner di Cuba, Bolivia, Kazakistan, Uzbekistan, Thailandia e Uganda.
La Cina osserva con piacere, essendo da sempre il principale sponsor dell’allargamento, che porta però anche diverse incognite di governabilità in una piattaforma ancora ampiamente destrutturata. Per Pechino il 2025 pare un anno vantaggioso sul fronte delle piattaforme multilaterali. Oltre al Brasile coi Brics, paesi partner come Malesia e Isole Salomone presiedono infatti. l’Asean e il forum del Pacifico. Xi Jinping sarà invece il padrone di casa del summit annuale della Sco (Organizzazione per la cooperazione di Shanghai). Molteplici teatri per far fronte alle incognite della seconda era Trump.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su il Manifesto]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.