Che cosa significa la reazione della Cina ai dazi di Trump

In Economia, Politica e Società, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Pechino reagisce immediatamente alle tasse aggiuntive della Casa bianca, colpendo l’industria agroalimentare degli Usa. Ma le contromisure vanno oltre, mentre Xi Jinping rallenta sul possibile confronto con il leader americano

Sviluppo e sicurezza. Sono le due parole chiave più utilizzate da Xi Jinping nella riunione del Politburo che anticipa le annuali “due sessioni” legislative e consultive. All’appuntamento, che attrae per una settimana a Pechino migliaia di membri della Conferenza consultiva del popolo e dell’Assemblea nazionale del popolo, si arriva dopo un nuovo botta e risposta commerciale con gli Stati uniti. L’ombra dei dazi e delle imprevedibilità strategiche di Donald Trump aleggia sull’evento, da cui però la Cina vuole proiettare stabilità per contrapporsi al caos innescato dalla Casa bianca.

Per farlo, Xi non poteva arrivarci sulla difensiva. Ecco perché l’annuncio delle contromisure al secondo round di dazi trumpiani è arrivato subito dopo che le tasse aggiuntive sono passate al 20%. Come accaduto a febbraio, le ritorsioni sono mirate. Dopo aver colpito petrolio e gas, dal 10 marzo verranno applicati dazi del 10-15% su un totale di 740 merci dell’industria agroalimentare Usa. Spiccano pollo, grano, mais, soia, carne di maiale, sorgo, frutta e verdura. La misura ha un valore più pratico rispetto al precedente pacchetto, perché la Cina è ancora il primo mercato per l’export agroalimentare rivale, ricevendo circa la metà della soia americana venduta nel mondo. Le percentuali delle tariffe restano inferiori a quelle trumpiane, peraltro imposte indiscriminatamente su qualsiasi prodotto cinese.

La reazione va però oltre. Il ministero del Commercio ha inserito 15 società statunitensi in una “lista di controllo delle esportazioni” e altre dieci aziende nell’elenco delle “entità inaffidabili” per aver venduto armi o garantito scambi tecnologici-militari a Taiwan. Vietato l’export di prodotti a duplice uso, col rischio di blocco totale degli scambi. Tra gli altri, coinvolti il produttore di droni Skydio e il colosso delle biotecnologie Illumina. In serata è stata inoltre annunciata un’indagine anti dumping sui prodotti statunitensi in fibra ottica, mentre le dogane cinesi hanno sospeso l’import di legname americano, ufficialmente per aver rilevato parassiti nei tronchi. Contestualmente, è stato pubblicato un libro bianco che contesta le accuse di Washington di non contrastare il flusso di sostanze correlate all’oppioide fentanyl, la scusa di Trump per i dazi. Per ora, non si registrano nuove mosse sulle risorse minerarie, dopo che i recenti controlli aggiuntivi alle spedizioni di alcuni metalli cruciali per elettronica e tecnologia verde, a partire da tungsteno e litio. Una stretta dai contorni poco chiari, tali da lasciare a Xi la flessibilità necessaria per modularla a seconda dell’andamento dei rapporti con Trump.

“Pressioni, coercizione e minacce non sono il modo giusto di trattare con la Cina”, ha dichiarato Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri, commentando le contromisure. In realtà, i due paesi hanno iniziato a confrontarsi per un potenziale accordo. Nei giorni scorsi, il vice premier He Lifeng (titolare del dossier economico) ha parlato col segretario al Tesoro Scott Bessent. Nonostante Trump avesse definito “imminente” una sua telefonata con Xi, il colloquio tra leader non c’è ancora stato. Segnale che Pechino non vuole dare segni di debolezza e impone dei passaggi intermedi prima di dare via libera a un ipotetico summit. Senza contare che, dopo l’incidente dello studio ovale con Volodymyr Zelensky, la Cina ritiene di avere dei vantaggi retorici e strategici da sfruttare in Europa e nel vicinato asiatico prima di sedersi al tavolo.

Oggi, il premier Li Qiang svela intanto l’obiettivo di crescita per il 2025, che dovrebbe restare stabile intorno al 5%. Il deficit di bilancio dovrebbe invece passare dal 3 al 4% del pil. Sintomo di politiche “più proattive” promesse da Xi per stimolare l’economia, da accompagnare a un’accelerazione il raggiungimento dell’autosufficienza tecnologica per rafforzare gli anticorpi contro i dazi trumpiani.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il Manifesto]