Secondo il Fenghuang Zhoukan, con “Il tocco del peccato”, Jia Zhangke sostituisce Zhang Yimou come più affermato regista "commerciale" cinese. "Attivista culturale" che sa mediare tra mercato e cinema indipendente, entra così in una nuova stagione di sfide. La terza e ultima parte della sua biografia critica. la prima – la seconda parte
“Il tocco del peccato” ha un significato particolare per la Cina contemporanea, un significato difficile da copiare o da sostituire. Va anche bene che Jia ci speculi, perché i fatti mostrati sono reali e indiscutibili. Non è per la loro esemplificazione o estremizzazione che il film di Jia è stato occultato e ignorato. Il premio di Cannes alla miglior sceneggiatura, sembra più che altro conferito a questa nostra epoca, la madre delle storie di Jia. Da un certo punto di vista, abbiamo estremamente bisogno di questo tipo di film, e Jia Zhangke è l’unico regista abbastanza coraggioso da girarli. "Il tocco del peccato" presenta però errori lampanti. È un film in cui i fatti sono più importanti dei personaggi. Gli manca la forza artistica per renderli vivi. Sembra quasi di guardare un telegiornale e non un film.
Anche se non arriva a essere un’ottima pellicola, non si può in ogni caso parlarne come di un film brutto o da quattro soldi. “Il tocco del peccato” ha fornito a non pochi critici di Jia una scusa per classificarlo come un venditore di cultura molto astuto nelle sue speculazioni, degno erede delle tradizioni commerciali Jin e Shang della sua terra natale. Tanto che alcune persone più vicine a Jia hanno rivelato che in privato ciò di cui Jia discute con più entusiasmo sono investimenti, proprietà industriali e operazioni di mercato. Addirittura, alcuni scherzano sul fatto che il vero Jia Zhangke non sia quello che le persone si immaginano – un regista letterato calmo e gentile – ma che assomigli al personaggio del pappone presente in “Il tocco del peccato” e “The Continent” [film di Han Han del 2014].
Anche se chi non lo apprezza gli ha affibbiato titoli come “venditore”, “imprenditore”, “attivista sociale” o simili, Jia Zhangke rimane il più importante regista cinese a livello internazionale.
La vittoria della Carosse d’Or a Cannes non è certo sufficiente a posizionarlo al livello di Antonioni o altri maestri. Qualsiasi persona di buon senso si rende conto che i premi “alla carriera” non sono altro che un gesto di cortesia.
Ma dato che il premio gli è stato conferito a Cannes, vale la pena guardare la cosa da un’altra angolazione. Stando a quanto si dice, il nuovo film di Jia “Mountains May Depart” è stato selezionato a Cannes a marzo, a un mese dall’inizio delle riprese avvenuto. Significa che la giuria aveva già deciso di assegnarli un posto d’onore. Per un regista, essere in concorso per la Palma d’Oro è sicuramente uno degli onori più ambiti al mondo. Dimostra l’importanza di Jia a livello internazionale più di tanti film cinesi che vengono promossi in qualsiasi modo per poter essere candidati (vedi il film dell’anno scorso di Zhang Yimou “Lettere di uno sconosciuto”, che in Cina era stato pubblicizzato come candidato e invece era stato solo proiettato).
Paradossalmente, Jia Zhangke sembra oggi occupare il posto del suo rivale commerciale della generazione di registi precedente Zhang Yimou. Negli anni Novanta anche Zhang ricevette grandissima attenzione nei tre principali festival del cinema europei. “Judou”, “Lanterne Rosse”, “La storia di Qiu Ju”, “Vivere!”, “Non uno di meno” furono inizialmente tacciati di “adulare l’Occidente” e “rivelare le cicatrici nazionali cinesi”. Non possiamo sapere se il Zhang Yimou di allora e il Jia Zhangke di oggi sfruttino deliberatamente gli aspetti più brutti della Cina per adulare gli stranieri, ma una cosa è certa: sono le cose tipicamente cinesi che il mondo vuole vedere. Quando la quinta generazione che trovava in Zhang Yimou il suo maggior rappresentante abbandonava con questa sua peculiarità il cinema internazionale, Jia Zhangke vi è entrato sventolando la bandiera del cinema indipendente e d’arte.
“Il tocco del peccato” è stato un tentativo eccessivo, ma coerente con la posizione di “osservatore della Cina contemporanea” che Jia si è conferito. Il suo interesse non si limita più al cambiamento di abitudini e alla perdita di valori morali avvenuti a causa dei mutamenti sociali, ma indica anche il crescente atteggiamento anarchico che si riscontra tra gli strati più bassi della società. La realtà cambia e Jia è l’unico che ha la sensibilità di regolare il proprio passo e il proprio punto di vista.
La chiusura del discorso di consegna del premio di Cannes a Jia recitava: “La sua battaglia ci ricorda che dobbiamo continuare a combattere. Lui in Cina, ma anche noi continuiamo a lottare a nostro modo attraverso il cinema.” Agli occhi dell’Occidente, Jia rimane uno stoico combattente.
Il quarantacinquenne di oggi non è più il “ragazzo di Fenyang” che aveva girato “The Pickpocket” a 27 anni. I suoi film un tempo erano interpretati da attori non professionisti (a lui si deve la scoperta di Wang Hongwei e della moglie Zhao Tao) ma oggi vedono la partecipazione di stelle del cinema (Jiang Wu e Wang Baoqiang in “Il tocco del peccato” e Zhang Aijia in “Mountains May Depart”) e presentano sempre più punti in comune con il cinema commerciale.
In verità il cinema cinese contemporaneo ha bisogno di uno come Jia: un regista con un buon senso degli affari, un astuto attivista culturale capace di muoversi liberamente fra i palcoscenici cinesi e internazionali e di mediare fra il cinema indipendente e quello commerciale. Jia ha già sfidato con successo il mondo degli affari e della politica. Stando a quanto dichiara, in futuro affronterà sfide ancora più ardue, in particolare con se stesso.
3. fine
[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Giulia Zennaro]*Fenghuang Zhoukan (La fenice – Phoenix Weekly) è il magazine della Phoenix TV di Hongkong. Ha ottenuto l’approvazione del governo cinese per la distribuzione nella Cina continentale, affronta temi di politica interna, oltre ad essere attenta agli andamenti economici del nuovo secolo. Esce tre volte al mese, il 5, il 15 e il 25 di ogni mese.