Song Yan, donna, madre e giornalista, è vice redattore del Beijing Youth Daily. Pubblica commenti in rete con lo pseudonimo di Gee. Nel suo blog La vita è qui e altrove, scrive principalmente di sé, della sua famiglia, dei suoi amici e delle piccole vicende quotidiane. « Fuori dal mondo in cui vivo, fuori dalla quotidianità, fuori dalle esperienze reali, c’è un mondo che appartiene solo a me. È una trama che disegno io e che può svilupparsi autonomamente dalle regole che mi accompagnano, sono separate dai principi terreni. È il mio sostegno, la mia casa, la mia luce. Sono i pilastri della mia vita»
L’inno di battaglia della mamma tigre è il titolo dell’ultimo libro di Amy Chua, una madre cinese cresciuta negli Stati Uniti che insegna legge a Yale. Paladina di un’educazione orientata al successo, Amy Chua ha suscitato scalpore con le sue rigide teorie educative. Anche il web cinese ha registrato le più disparate reazioni. Song Yan parte dal successo del libro per affrontare il problema più ampio delle ‘epidemie sociali’. Non si tratta solo dell’ennesima ripetizione di stereotipi sul modello educativo cinese. Se si allarga il campo visivo, nel dibattito instauratosi attorno all’argomento si trova lo spazio per analizzarevalori e modelli nuovi.
Impressioni sulla mamma tigre
Non voglio approfittare del recente successo de L’inno di battaglia della mamma tigre (pubblicato in Cina col titolo Essere madre in America) per discutere di educazione dei figli. Dagli Stati Uniti alla Cina, questa questione è stata già sufficientemente affrontata e non vedo la necessità di continuare a parlare di un argomento già ampiamente trattato da psicologi e pedagoghi che arrivano – oltretutto – alle stesse conclusioni. Il tema e la comparsa della mamma tigre mi portano a prendere in considerazione altre questioni.
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