Il tribunale di Jinan ha comminato all’ex leader di Chongqing una pena più pesante di quanto si prevedesse. Le reazioni sono controverse, il processo appare comunque in linea con il tradizionale utilizzo strumentale del diritto da parte del Partito. Bo Xilai, l’ex leader del Partito comunista di Chongqing caduto in disgrazia, è stato condannato all’ergastolo dal tribunale di Jinan, nello Shandong. La sentenza ha espresso un verdetto più severo rispetto a quanto si aspettassero gli osservatori.
Nei dettagli, a Bo è stato comminato l’ergastolo per il reato di corruzione (che prevedeva 10 anni come minimo, e la pena capitale come massimo), 15 anni per appropriazione indebita (minimo 10 anni, massimo pena capitale), sette anni per abuso di potere (massima pena prevista).
I giornalisti non hanno potuto avvicinarsi al luogo del processo, mentre fioccano le reazioni in Rete Ecco le prime, raccolte dal South China Morning Post.
Liu Xiaoyuan: “Non è male andarsene in pensione nel carcere di Qincheng, Se Ji Zhongxing avesse potuto essere spedito lì, sono convinto che molte persone sosterrebbero una pesante sentenza anche per lui”. Liu è un avvocato che sta difendendo Ji Zhongxing, un “petitioner” (persone che cercano di far conoscere casi di ingiustizia e sopruso alle autorità di Pechino attraverso una petizione) che lo scorso mese ha fatto esplodere una bomba all’aeroporto di Pechino.
Li Fangping: Privare Bo dei diritti politici è “una stronzata”, dice l’avvocato che si occupa di diritti civili.
Tong Zhiwei: “La corte ha dato a Bo una sentenza clemente, visto che lui si era rifiutato di ammettere le proprie colpe”, sostiene il professore di diritto costituzionale dell’Università di Politica e Diritto di Shanghai.
Jiang Ping: “Il processo non ha affrontato i crimini commessi da Bo nel corso della sua repressione extra-legale nei confronti della criminalità organizzata di Chongqing”, scrive il giurista ed ex preside dell’Università di Scienze Politiche e Giurisprudenza di Pechino.
Qu Fei: "Questa sentenza è più dura di quanto mi aspettassi", scrive lo storico.
Human Rights Watch: “Il verdetto di oggi ha lo scopo di consentire al Partito di voltare una pagina particolarmente poco lusinghiera della sua storia. Questo è il motivo per cui, anche se Bo ricorrerà in appello contro la propria condanna, sarà improbabile che gli sia data un’altra possibilità di difendersi in pubblico. Lungi dal rappresentare i progressi della legalità in Cina, il processo a Bo ha confermato una volta di più che, agli occhi del Partito, la legge rimane uno strumento di controllo”, scrive Nicholas Bequelin, ricercatore che fa parte dell’organizzazione statunitense.