Bo Xilai a processo

In by Simone

Bo Xilai al capolinea politico: dopo l’epurazione, la condanna alla moglie e la scomparsa dalla scena politica, è stato finalmente consegnato all’autorità giudiziaria, in attesa del suo processo. Verso la conclusione lo scandalo politico più clamoroso degli ultimi vent’anni di storia cinese.Bo Xilai, l’ex potente leader di Partito di Chongqing, è stato preso in consegna dalle autorità giudiziarie e presto sarà quindi processato.

Sarà l’ultimo atto – forse – di quello che è stato definito il più grande scandalo politico in Cina degli ultimi vent’anni. Una trama intricata, ricca di colpi di scena, tra omicidi, segreti, soldi e corruzione. E sullo sfondo la lotta per il potere politico in Cina che con il processo sancirà la vittoria dell’entourage politico collegiale del Partito Comunista cinese che di fatto ha decretato la morte apparente di quella che era stata definita la “nuova sinistra”, rappresentata proprio da Bo Xilai.

Bo Xilai è un uomo che ormai sa bene cosa sia la "caduta politica". Nel 2007 era considerato papabile per finire nella cerchia dei nove che avrebbero comandato il paese. Alcuni mesi prima del Congresso suo padre, Bo Yibo, uno degli otto immortali, che Deng Xiaoping aveva trasformato in uno dei più importanti politici dell’epoca, morì, poco prima di concludere la grande corsa del figlio. Come risultato Bo Xilai venne spedito a Chongqing, allora metropoli grigia e insignificante da un punto di vista degli equilibri politici nazionali. Un colpo duro inferto da Hu Jintao e Wen Jiabao, che mal sopportavano l’irruenza di questo “principino” così avezzo alla stampa internazionale e così individualista nel modo di concepire la politica.

Proprio mentre il Partito Comunista cominciava a diffondere il mantra della “guida collettiva”. A Chongqing Bo Xilai, dopo la caduta, costruì il suo successo: politiche sociali a favore degli strati più poveri della popolazione, accaparramento di commesse importanti di aziende straniere, specie nel campo della tecnologia, basti pensare ai grandi contratti strappati alla Hewlett Packard, e infine il capolavoro. La sua campagna “canta il rosso, picchia il nero” lo proiettò sullo scenario internazionale. Ancora una volta Bo Xilai divenne favorito nella corsa alla successione cinese.

Da un lato spediva sms con citazioni di Mao Zedong, mandava in campagna i giovani a rieducarsi, sfracellò i palinsesti della televisione con concorsi canori di canzoni che ricordavano le gesta delle guardie rosse: canta il rosso, appunto. Contemporaneamente fece partire una campagna contro le triadi, la mafia locale, con migliaia di arresti e condanne. I metodi furono spesso irruenti, si scoprirà dopo che venne utilizzata la tortura come forma sistematica per ottenere confessioni. Sotto Bo Xilai fiorirono i canti rossi e i condannati ai campi di lavoro: in mezzo ai mafiosi, o presunti tali, finirono anche funzionari, ex poliziotti e in alcuni casi personaggi che agli occhi di Bo rappresentavano pericolosi rivali politici.

Per fare tutto questo Bo Xilai chiamò in suo aiuto Wang Lijun, sbirro tutto d’un pezzo, apparentemente, millantatore di legami con mafie italiani e scontri con criminali, tanto da sfoggiare cicatrici e avanzi di battaglie: Wang Lijun divenne l’esecutore della seconda parte della campagna di Bo, picchia il nero. Quando esplose il pasticciaccio di Chongqing, Bo Xilai divenne ancora più famoso e l’Assemblea Nazionale del 2010 segnò il momento più alto della sua carriera, quando venne considerato ormai uno dei favoriti per ruoli importanti e una posizione nel Comitato Permanente, per il Congresso del 2012.

Il 2012 però è l’anno nero: quando viene scoperto il cadavere di un britannico, Neil Heywood, in un albergo di Chongqing, comincia la sequela di eventi che determinerà la sorte di Bo Xilai. Wang Lijun, forse a seguito della scoperta di un legame economico e affettivo tra Neil Heywood e la moglie di Bo, Gu Kailai, scappa al consolato americano di Chengdu. Il poliziotto viene infine consegnato alle autorità di Pechino, che velocemente sistema la pratica. Bo Xilai viene dapprima epurato dai ruoli, infine la moglie viene accusata dell’omicidi e Bo Xilai espulso dal Partito, decisione sancita nell’ultimo congresso, durante i quali i suoi rivali celebrano la vittoria politica sulle frange degli appartenenti alla “Nuova Sinistra”.

E ora il processo. Che sarà probabilmente lampo, come quello di Gu Kailai, condannata a morte con sospensione di pena (quindi ergastolo) e chissà se svelerà nuovi punti oscuri di tutta la vicenda. L’eliminazione di Bo, infatti, seppure mossa da motivazioni legate alla disciplina e alla corruzione, è il finale di uno scontro politico di cui, noi osservatori, sappiamo alla fine molto poco.