Auto targate “corruzione”

In by Gabriele Battaglia

Continua la campagna anti-corruzione. Un nuovo caso riguardante le targhe delle "auto blu" in uso ai militari, ha portato alla luce altri abusi da parte dei membri dell’establishment cinese. Tra leasing e cessioni facili, il business delle targhe false. E il governo ha deciso di intervenire in maniera decisa. Per avere un’idea dei gangli e dei retroscena della corruzione in Cina, nulla è più istruttivo della vicenda che riguarda le targhe delle automobili militari.

Chi vive da queste parti, sconta quotidianamente con progressivo senso di impotenza ed irritazione gli abusi stradali delle Audi nere dai vetri oscurati che possono utilizzare corsie d’emergenza, esibiscono sirene e lampeggianti in caso di traffico, svoltano a destra e sinistra anche dove la segnaletica lo vieta e non pagano i pedaggi autostradali. Una serie di privilegi che si sommano al ben noto stile di guida “confuciano” in base al quale chi ha un auto di lusso non sente il bisogno di dare alcuna precedenza agli umani sulle strisce pedonali e, in genere, a qualsiasi veicolo (a due, tre, quattro ruote) di caratura “inferiore”.

Sono l’equivalente delle nostre auto blu, solo che qui hanno generalmente colore nero e l’inconfondibile targa con il carattere della regione militare d’appartenenza (o dell’arma) e un numero di serie.

Il problema è che proliferano. Esiste infatti ormai da anni l’usanza in base alla quale singoli ufficiali dell’esercito cedono in leasing la propria auto (e i propri privilegi) a businessmen dal portafoglio gonfio. Oltre alla precedenza sulle strade, l’auto militare offre infatti un ulteriore ritocco alla “faccia” (mianzi, cioè onore, prestigio, status) del businessman in questione, che può così lasciare intendere rapporti privilegiati all’interno dell’esercito.

Il leasing costa in media 800mila yuan all’anno (circa 100mila euro) – rivela un docente di diritto al South China Morning Post – ed è una pratica abituale soprattutto a Pechino. Il professore Chen Jierong aggiunge che per gli ispettori militari “è difficile risolvere il caso quando riguarda un alto ufficiale. Anche se l’auto viene sequestrata, una telefonata può mettere immediatamente le cose a posto”.

Come spesso accade in Cina, l’offesa e il senso di inferiorità si trasforma in desiderio di imitare, così ha cominciato a proliferare il mercato delle targhe false che si attaccano ad auto private, generalmente di lusso. A inizio aprile, i media hanno ricordato il caso del contadino che un paio d’anni fa venne condannato all’ergastolo da un tribunale dello Henan per avere fabbricato e utilizzato targhe militari, eludendo così in un solo anno la bellezza di 3,68 milioni di yuan (olttre 450mila euro) di pedaggi autostradali. È l’ennesima bolla speculativa cinese, che riguarda questa volta il prestigio sotto forma di piastra metallica.

Così, nel bel mezzo del giro di vite anticorruzione, il governo ha deciso di colpire il fenomeno, soprattutto perché, in un Paese dalla motorizzazione in crescita esponenziale, è oltremodo evidente e irritante.

I media annunciano che entro mercoledì, tutte le targhe militari del Celeste Impero saranno sostituite con un nuovo formato e alcuni modelli d’auto saranno del tutto esclusi dalla possibilità di esporla. Le berline nella lista nera includono quelle prodotte da Mercedes-Benz, BMW, Lincoln, Cadillac, Bentley, Jaguar e Porsche, così come la Volkswagen Phaeton, secondo quanto riporta il sito sito del ministero della Difesa. Curiosamente – scusate l’insistenza – non figurano modelli della Audi.

Altrettanto curiosamente appare molto più rilassato il divieto sui Suv – l’auto probabilmente preferita dalle amanti dei funzionari – con i soli modelli Land Rover, Porsche Cayenne e Audi Q7 inclusi nell’elenco. Sembra inoltre che non ci sia alcun limite sul prezzo dei SUV e sulla potenza dei loro motori, ma le berline destinate alle forze armate non devono costare più di 450mila yuan (56mila euro) o avere motori più grandi di 3.0 litri.

Per mettere in pratica le nuove disposizioni – dicono i giornali – l’Esercito Popolare di Liberazione lancerà da maggio una grande campagna di controllo, in cui le targhe false saranno identificate dai video a circuito chiuso delle stazioni di pedaggio autostradale, mentre gli ispettori faranno visite a sorpresa in “aree sensibili” come discoteche, karaoke e locali di lusso.

Il professore Chen Jierong è scettico: “Sono sicuro che molte auto costose con targhe militari riemergeranno presto”, dichiara al South China Morning Post. “Sono state vietate ben cinque volte negli ultimi decenni, ma sono ricomparse più numerose dopo ogni divieto. Questa volta sarà lo stesso”.

Intanto l’Agenzia Nuova Cina annuncia i dati della campagna anticorruzione nel primo trimestre 2013. La Suprema Procura del Popolo ha reso noto che, in questo periodo, sono stati perseguiti 3.657 casi di corruzione e 1.481 casi di “inosservanza dei doveri e violazione dei diritti”.

La Procura aggiunge che 5.102 persone, per un giro complessivo di 540 milioni di yuan (67 milioni di euro), sono state coinvolte in casi di corruzione e tangenti. 

Nei primi tre mesi dell’anno sono già state condannate 2.054 persone, tra cui “cinque funzionari a livello di municipalità”. Xinhua aggiunge che la campagna si focalizzerà soprattutto sui casi “che hanno un rapporto diretto con gli interessi della gente, cioè in settori come la sicurezza alimentare e dei farmaci, l’agricoltura, l’istruzione, l’occupazione, la sicurezza sociale, la medicina, l’alloggio, l’ambiente, la sicurezza nelle attività produttive e le forze dell’ordine”.