Nel 2012 la crescita economica cinese dovrebbe attestarsi al 7,5 percento. Il dato è il più basso da 22 anni e attesta che la Cina è in fase di "soft landing", o crescita media. Per Hu Shuli, direttrice del settimanale Caixin è arrivato il momento di una svolta nella politica economica del Paese. La Cina dispone di ampio spazio di margine per eventuali misure monetarie a sostegno della crescita. Lo ha assicurato il premier Wen Jiabao a Tianjin dove è intervenuto al World Economic Forum.
“E’ disponibile un fondo per la stabilità da 100 miliardi di yuan come misura preventiva” ha dichiarato Wen che ieri aveva osservato che nonostante i contraccolpi, l’economia cinese si manterrà in buona salute per tutto il 2012 con una crescita attorno al 7,5%.
Previsione condivisa oggi anche da Morgan Stanley, la quinta banca a stimare tale tasso. La crescita al 7,5% annunciata da Wen è la più bassa da 22 anni, un rallentamento dovuto soprattutto al calo degli ordini provenienti dai paesi in crisi dell’Eurozona. “Sebbene il tasso sia rallentato, la crescita appare più stabile. La nostra priorità sarà mantenerlo tale”.
Bisogna notare comunque, sostiene oggi con un editoriale sul suo settimanale la direttrice di Caixin – l’indomabile e influente Hu Shuli* – “la crescita delle entrate del governo è in declino, ma la spesa continua ad aumentare. I funzionari devono imparare a tagliare gli sprechi nelle loro voci di spesa”. La crescita dei ricavi dei governi locali sta subendo un innegabilmente rallentamento in Cina.
Anche nelle regioni più ricche come quelle di Pechino, di Shanghai, dello Zhejiang e del Guangdong. Qui i tassi di crescita che si attestavano sul 20/30 per cento annui sono scivolati a meno del 10 per cento nell’arco di un anno.
Ancora più preoccupante è che anche la vendita di terreni – ovvero la principale fonte di reddito degli enti locali – è calata sensibilmente. Solo nel primo semestre di quest’anno, i ricavi provenienti dalla vendita dei terreni campionati in 300 diverse città sono scesi del 38 per cento rispetto a un anno fa.
Il punto è, ragiona nel suo editoriale la tigre del giornalismo cinese, che “in quasi tutte le grandi città, la crescita della spesa sta superando la crescita dei ricavi. In alcune città, i governi stanno già spendendo più di quanto guadagnano. Dopo anni di crescita senza precedenti, come farà la Cina affrontare tempi di magra?” Credendo che il rallentamento sia temporaneo, molti governi locali stanno stringendo la la cinghia.
Alcuni hanno intensificato gli sforzi nella riscossione per colmare le lacune, ma altri funzionari cercano di far cassa imponendo nuove tasse e sanzioni “irragionevoli”. Secondo Hu Shuli, infatti, “queste misure miopi non possono essere sostenute”.
Secondo l’analisi della giornalista, le entrate pubbliche possono continuare a diminuire sia nel medio che lungo periodo, proprio a causa dell’effetto combinato dei problemi economici strutturali della Cina con il rallentamento ciclico e persistente della domanda estera.
Ma “Se la Cina avviasse coraggiose riforme per ristrutturare la sua economia, alla ripresa dell’economia mondiale potrà raggiungere il suo obiettivo di crescita costante”. Qualunque sia il futuro, tuttavia, i giorni di una crescita eccezionale delle entrate pubbliche sono finiti. L’economia cinese è entrata nella fase di crescita media.
Nel frattempo i funzionari locali devono dedicarsi a contenere la spesa. Le regioni meridionali del Guangdong e dello Zhejiang hanno già proposto quei tagli di bilancio che dovrebbero essere estesi anche alle altre regioni. Si tratta del controllo delle spese.
Fondamentalmente le spese degli amministratori locali dovranno essere rese pubbliche e si dovrà cercare di contenere il budget per le cosiddette “tre spese”: macchine, pranzi e viaggi. “L’austerità – prosegue l’editoriale – è difficile ma necessaria. I funzionari dovranno garantire che la loro spesa è commisurata alle loro entrate, dovrebbero ascoltare orientamenti di bilancio e sottomettersi al controllo delle autorità garanti e dell’opinione pubblica”.
Secondo Hu Shuli i funzionari dovrebbero rivedere le spese pubbliche. Nel 1998, infatti, il governo centrale aveva già chiesto alle amministrazioni locali di concentrarsi meno sullo sviluppo economico e di più sui servizi pubblici. Ma istruzione, sanità e pensioni continuano ad essere sotto-finanziati, i servizi pubblici di base sono carenti e le protezioni ambientali inadeguate.
“È chiaro che la spesa pubblica nel welfare non è aumentata”. Questo passaggio, sempre citando l’onorevole giornalista “è inevitabile” poiché se mediamente il reddito è aumentato e si è formata una classe media nella società, “in Cina oggi sempre più cittadini sono consapevoli dei loro diritti”. Inoltre, “l’invecchiamento della popolazione richiede anche una migliore erogazione dei servizi pubblici”.
La Cina dovrà presto dire addio ai progetti infrastrutturali massicci che poggiano le loro fondamenta sul debito. Il denaro dovrà essere speso per i servizi in grado di migliorare la vita delle persone. In ultimo Hu Shuli suggerisce al governo di avviare una riforma finanziaria.
In primo luogo, si dovrebbe rivedere il sistema fiscale, poi si dovrebbero rivedere i rapporti finanziari tra i governi centrali e locali e in ultimo bisogna lavorare sulla trasparenza dei bilanci. “I bei tempi in cui le casse dello stato traboccavano sono finiti”, conclude Hu Shuli. “Ma non è qualcosa di negativo fintanto che spinge i governi di tutti i livelli a prendersi le responsabilità dei propri compiti. Niente di più e niente di meno”.
[Scritto per Lettera43; foto credits: sinoss.net]
*Hu Shuli è una giornalista nata a Pechino nel 1953. Ha lavorato per Worker’s Daily e per China Business Times. Ha fondato e diretto la rivista Caijing che ha lasciato nel 2009 assieme a 140 colleghi. Era "la donna più temuta della Cina" per le inchieste che Caijing portava avanti sotto la sua direzione. Ora è direttrice del gruppo editoriale Caixin Media e del settimanale Century Weekly.