Asiatica 2016 – Wet Woman in the Wind

In by Gabriele Battaglia

L’incontro tra una sensuale ragazza e di un ex autore teatrale che ha fatto voto di castità in una piccola città provincia è destinato a cambiare i destini loro e dei membri della comunità locale. Con Wet Woman in the Wind — Kaze ni nureta onna — la casa di produzione Nikkatsu riporta sullo schermo un roman porno, genere molto popolare in Giappone tra gli anni 70 e gli anni 90.

Lo potete vedere martedì 27 settembre alle 20:30 all’Asiatica Film Festival, Roma.Il corpo è come un’«arma». I corpi sono infatti in grado di evocare il paradiso come l’infermo, la vita come la morte, l’amore come l’odio. Rappresentano perfettamente l’intero spettro dell’esperienza umana. Così almeno la pensa il regista Akihiko Shiota che fa dei corpi e della loro carnalità i veri protagonisti del suo film Wet Woman in the Wind. Con il suo film, Shiota entra nel canone del roman porno, un genere in cui si sono cimentati alcuni dei suoi riferimenti tra cui Atsushi Yamatoya e Tatsumi Kumashiro.
Nato all’inizio degli anni 70, il genere porta l’erotismo fuori dalla nicchia dei pinku eiga, film indipendenti realizzati spesso da semiprofessionisti — di media una settimana per le riprese e qualche giorno per la postproduzione — che avevano a circolare in sale. I roman vengono prodotti a ritmi da catena di montaggio — circa sei film al mese — ma con budget da major che rendono il prodotto finale di maggiore qualità. La Nikkatsu si impone nel genere grazie alla propria rete di distribuzione. Caratteristica del roman è anche il coinvolgimento di nuove fasce di pubblico: dal solo pubblico maschile, i roman diventano un prodotto diretto a un pubblico femminile, sempre più emancipato rispetto al primo dopoguerra, grazie alla presenza sullo schermo di personaggi femminili forti e consapevoli del proprio potere di attrazione sull’altro sesso. Il boom degli AV — gli adult video — alla fine degli anni ’80 segnerà la fine dell’epoca d’oro dei roman porno. Il reboot proposto da Nikkatsu in questi ultimi anni, grazie anche a Wet Woman in the Wind è convincente: il fascino quasi esotico di Yuki Mamiya, attrice e fotomodella, posto al centro del film, contrasta con lo stereotipo della donna giapponese arrendevole e sottomessa all’uomo. Lo schema qui è ribaltato. E in un periodo in cui in Giappone emergono figure femminili forti soprattutto in politica, come la neo sindaca di Tokyo Yuriko Koike o la leader del partito democratico Renho, il ritorno dei roman porno non è poi forse una casualità.

Sinossi

Kosuke Kashiwagi, autore di teatro in crisi di creatività, fugge dalla città per rifugiarsi nella foresta. Vive di poco: si è costruito una baracca alimentata da una batteria di auto e scende al centro abitato più vicino solo per andare al mare o alla caffetteria locale per prendere il solito quantitativo di chicchi di caffè. Un giorno mentre è su un molo con il suo carretto assiste a una scena curiosa: una ragazza in bicicletta piomba in discesa a tutta velocità verso acqua. Esce dopo un attimo dall’acqua lasciando affondare la bicicletta. Esce e si mette vicino a Kosuke, togliendosi la maglietta zuppa. Si offre al ragazzo, ma lui la ignora. Lo insegue fino alla sua baracca nel bosco, ma lui la rifiuta ancora. E la caccia con forza dal suo rifugio. Kosuke ha fatto un voto: niente più donne, vita quasi monastica dedita alla meditazione e al ritrovare l’ispirazione. Gli uomini a cui Shiori si avvicina infatti non riescono a resisterle. E a qualcuno la passione costa cara. Kosuke riesce invece a mantenersi fedele al suo voto fino a che non arriva una sua vecchia conoscenza da Tokyo, la provocante Kyoko. L’arrivo di Kyoko e la tensione sessuale che si sviluppa tra lei e Kosuke attirerà verso la baracca nel bosco dello sceneggiatore ancora una volta Shiori che comparirà in maniera inaspettata e quasi sovrannaturale. Shiori, infatti, è una specie di demone assetato di carne da amplesso. Con lei in giro, la baracca nel bosco si trasforma in una nello scacchiere di una partita ad alta tensione erotica tra Kosuke e Shiori, la quale non si farà intimidire dalle resistenze di lui. 


ha collaborato Eugenio de Angelis

Asiatica Film Festival è arrivato alla XVII edizione. Quest’anno si svolge dal 17 settembre al 2 ottobre sempre a Roma, tra il prestigioso Teatro Argentina e il Teatro India – luogo paradigmatico per la sperimentazione dei linguaggi – con in programma oltre 40 opere tra lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da 20 paesi diversi, tra cui Afghanistan, Bangladesh, Cina, Filippine, India, Iran, Kazakistan, Pakistan, Turchia e Vietnam.