Un ricercatore cinese di origine coreana. Jin Xide, è stato condannato a 14 anni di carcere per aver rivelato ai servizi segreti sudcoreani e nipponici informazioni sulla salute del dittatore nordcoreano Kim Jong-il. Del cinquantasettenne studioso dell’Accademia cinese delle scienze sociali (Cass) si persero le tracce a gennaio del 2009, durante i festeggiamenti per il capodanno lunare, ma indiscrezioni del suo arresto per “violazione del segreto di Stato” iniziarono a circolare sulla stampa di Seul e di Hong Kong.
Nato nella prefettura autonoma di Yanbian, al confine con la Corea del Nord, lo studioso aveva conseguito un dottorato in relazioni internazionali all’università di Tokyo. Diventato vicedirettore dell’Istituto di studi giapponesi del Cass, Jin era noto come commentatore nei media giapponesi della situazione nel regime di Pyongyang. Le accuse contro il professore arrivarono pochi mesi dopo il diffondersi della notizia di un presunto ictus che avrebbe colpito il Caro Leader nel 2008. Jin avrebbe inoltre rivelato ai sudcoreani e ai giapponesi dell’invio di medici cinesi a Pyongyang per curare il dittatore.
Sulla stampa sudcoreana continuano le indiscrezioni sulla salute di Kim. Il quotidiano ‘Chosun Ilbo’ ha dedicato un pezzo alle malattie che lo affliggono: problemi renali, cardiaci e le conseguenze dell’ictus. Per il quotidiano il vero problema sono tuttavia la depressione e i disturbi del comportamento che gli impedirebbero di gestire il potere. Anche per questo, ha detto intervistato dal giornale online ‘Asia Times’ il professore Kim Yong-hyun dell’università Dongkuk di Seul, il settantesimo compleanno del Caro Leader, celebrato il 16 febbraio, è stato un’occasione per mostrare al mondo il suo possibile erede, il terzogenito Kim Jong-un, e per ricordare che comunque il potere è ancora nelle sue mani.
La Cina, principale alleato e partner commerciale del regime, ha più volte censurato le notizie sulla Corea del Nord. Nel 2004 un articolo dell’economista Wang Zhongwen, in cui criticava il governo di Pyongyang e chiedeva cambiamenti nelle relazioni tra i due Paesi, portò alla chiusura del magazine ‘Strategia e gestione’.