Metà dei filippini è favorevole a concedere a Ferdinand Marcos, morto in esilio nel 1989, una sepoltura da eroe. Per il 50 per cento della popolazione, l’ex dittatore, “è degno” di avere una tomba nel cimitero di Libingan ng Mga Bayani di Fort Bonifacio a Manila.
È quanto emerso da una ricerca della Social Weather Station che ha sondato l’opinione dei filippini sull’ipotesi di riservare o meno a Marcos gli onori che spettano ai veterani di guerra e ai padri della patria. Di contro il 49 per cento degli intervistati ha respinto la proposta avanzata in Parlamento da 190 deputati e da altrettanti senatori. I sostenitori enfatizzano il ruolo avuto da Marcos nella guerriglia di resistenza contro l’invasione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di un caso di “revisionismo storico”, ha scritto il quotidiano Inquirer, di chi cerca di tirare dalla propria parte i regolamenti per concedere un tale onore.
“Il problema è un’illogica e falsa dicotomia” che oppone un Marcos benevolo, eletto democraticamente nel 1965, al dittatore che impose la legge marziale sette anni dopo e fu deposto nel 1986; e sotto il cui regime scomparvero, furono torturati e uccisi decine di migliaia di oppositori. Attualmente il corpo imbalsamato del despota è conservato in un mausoleo nella sua città natale, Ilocos Norte. L’unica, secondo l’Inquirer, dove Marcos è considerato “un ideale o un modello da seguire”. Eventuali trasferimenti della salma più a sud sono stati sempre evitati dal governo per timore di rivolte e violenze al passaggio del corpo. Sebbene il dittatore sia accusato di violazioni dei diritti umani e di aver trafugato oltre 100 miliardi di dollari, instaurando quella che l’Asia Sentinel ha definito una cleptocrazia, la famiglia di Marcos continua a partecipare alla vita politica del arcipelago.
Sua moglie Imelda, classe 1929, è stata eletta deputata lo scorso anno. In Senato siede invece il figlio, Ferdinand Jr, che molti analisti politici ipotizzano possa candidarsi alle elezioni presidenziali del 2016. Esempi di come il Paese non abbia a pieno fatto i conti con una famiglia che non si è mai sentita in dovere di chiedere scusa per i crimini commessi. Destinatario della richiesta dei parlamentari, il presidente Benigno Aquino ha chiesto al suo vice di seguire il caso perché lui, ha ammesso, non avrebbe potuto essere obiettivo e neutrale. Il padre Benigno, eroe nazionale, fu ucciso da alcuni sicari assoldati da Marcos, nel 1983.
E la madre Cory, leader dell’opposizione al regime, fu capo di Stato per sei anni, dopo la rivolta popolare che costrinse il dittatore a riparare alle Hawaii. Soltanto un mese fa, la sepoltura da eroe fu concessa all’ex capo di Stato maggiore delle Forze armate, Angelo Reyes, suicidatosi perché accusato di corruzione. La sua morte ha puntato i riflettori sui finanziamenti illeciti e le tangenti ai militari, aprendo uno scontro politico sul ruolo di Reyes e sull’eredità politica di Marcos.
[Nella foto, Nixon incontra Marcos durante una visita nelle Filippine, da http://content.cdlib.org]