L’artista e dissidente Ai Weiwei ieri si è fatto fotografare con la maschera antigas. È stato questo il suo modo di aderire al coro di disapprovazione generale per il livello di inquinamento raggiunto negli ultimi giorni a Pechino. E sono tutti d’accordo che lo sviluppo cinese non può continuare a scapito dell’ambiente.
Durante il weekend e nella giornata di lunedì, il percolato presente nell’aria di dimensioni inferiori ai 2,5 micron, il livello di pm 2,5 ha raggiunto quasi 993 microgrammi al metro cubo, ovvero 40 volte il limite di sicurezza indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
La foto di Ai Weiwei è stata pubblicata ieri, quando è anche emerso che i produttori dell’articolo indossato da Ai Weiwei stavano cercando di sfruttare l’occasione per far soldi. Ditte come la Shanghai Dragon o la Fujian Longking hanno aumentato le vendite di circa il 10 per cento.
Lo scrive il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post che riporta anche le parole di un farmacista che ha confermato per sua diretta esperienza che le maschere sono andate a ruba e che lui ne aveva finito la scorta già lunedì. Inoltre i dottori dei due più importanti ospedali della capitale hanno confermato che il tasso dei ricoverati per difficoltà legate all’apparato respiratorio era salito di molto.
Il China Daily ha invece indagato sulle vendite dei purificatori d’aria della Gome, qui i risultati sono anche più evidenti, se è vero che la ditta avrebbe un fatturato otto volte superiore rispetto a quello dell’anno scorso. Sì, perché l’inquinamento ha anche risvolti economici non indifferenti. Uno studio congiunto di Greenpeace e dell’Università di Pechino stima che Pechino avrebbe sacrificato alle polveri sottili dai 35 ai 250 milioni di euro.
Così anche la stampa normalmente asservita al regime si è scatenata. Dal Quotidiano del Popolo alla televisione di stato Cctv questa storia è stata coperta da tutti e in maniera inconsueta. Ovvero senza mentire e senza cercare di vederla da un punto di vista positivo. “La bella Cina comincia con un sano respiro” ha titolato il Quotidiano del popolo forse facendo eco a Xinhua che sulla stessa linea apriva spiegando che il cielo grigio impedisce alla Cina di mostrare la sua bellezza. E ancora. Se per il Quotidiano del popolo lo smog è “un assalto per soffocamento” che deve essere urgentemente affrontato, per il China Daily è il paese deve imparare a trovare un equilibrio tra sviluppo e qualità della vita, e il Global Times rincara sostenendo che la Cina rischia di dover affrontare danni ambientali a lungo termine.
Lo stesso quotidiano, in un raro editoriale critico, invita i suoi lettori a riflettere “su come abbiamo contribuito a questi giorni di smog”. E continua sostenendo che nelle grandi città la qualità dell’aria può essere aiutata da un numero maggiore di aree verdi, una densità abitativa minore e un maggior controllo sui veicoli in circolazione. Secondo il quotidiano “queste sono le lezioni che la Cina deve imparare per andare avanti nell’urbanizzazione”. Anche il Quotidiano del Popolo è – a suo modo – severo sostenendo che le misure contro l’inquinamento adottate fin’ora non hanno risolto il problema e invitando il governo a “pubblicare dati ambientali reali”.