Un recente sondaggio on line condotto su 3.300 cinesi ha sancito che il 54 per cento del campione apprezzerebbe più Donald Trump di Hillary Clinton. Questo dato è diventato subito una notizia in Occidente: «ai cinesi piace Trump» è stato scritto. Si tratta di un’affermazione che non è falsa ma neanche completamente vera, come spesso accade quando si tratta di Cina.In Cina Donald Trump lo chiamano – ufficialmente – Tangnade Telangpu. Ma sul web viene preferito il più colloquiale Chuanpu, benché i primi a utilizzare questo nome siano stati i taiwanesi. Molti netizen cinesi – inoltre – preferirebbero chiamarlo Chuangpo che significa «letto rotto». Questo per dire che nei confronti di Trump in Cina si è sviluppato un interesse cresciuto in parallelo al percorso elettorale del tycoon americano.
Un recente sondaggio on line condotto su 3.300 cinesi ha sancito che il 54 per cento del campione apprezzerebbe più Donald Trump di Hillary Clinton. Questo dato è diventato subito una notizia in Occidente: «ai cinesi piace Trump» è stato scritto. Si tratta di un’affermazione che non è falsa ma neanche completamente vera, come spesso accade quando si tratta di Cina.
Sul Global Times – il quotidiano ufficiale del Partito comunista che sul suo sito in cinese, huanqiu.com, ha ospitato il sondaggio – un professore dell’Istituto di studi americani dell’Accademia delle scienze sociali di Pechino ha spiegato che «la maggior parte dei cinesi sa poco delle opinioni politiche di Trump o delle elezioni statunitensi in generale. Per loro Trump è una specie di intrattenitore».
Data questa affermazione come punto di partenza, si potrebbe sostenere – generalizzando un minimo – che in Cina, su Trump e sulle elezioni americane, le posizioni sono specificamente tre. Partiamo da quella che potremmo definire come la posizione dell’estabilishment politico ed economico. C’è da credere che questa parte della società cinese sia completamente contraria ad un’eventuale vittoria di Trump alle presidenziali Usa.
Le ragioni sono di duplice natura: i funzionari politici non hanno in grande considerazione tutto ciò che appare come un salto nel vuoto. E quindi, benché Hillary si sia sempre espressa in modo molto netto sulla Cina e sul Pacifico (non cambierà la strategia del pivot to Asia, anzi), la leadership politica pechinese preferirebbe lei a Trump, perché saprebbe di muoversi su un terreno conosciuto. Se gli Usa non cambiano nel loro approccio, neanche la Cina dovrà cambiare più di tanto.
La comunità economica, analogamente, è conservativa: se Obama da un punto di vista diplomatico ha «disturbato» la Cina, le comunità economiche sono intrecciate e i tanti riferimenti anti cinesi di Trump (come testimonia un video ormai virale dove per tre minuti The Donald dice solo «China») rischiano di complicare le cose.
Diverso è il discorso della popolazione cinese, genericamente parlando. In questo caso la natura dell’apprezzamento nei confronti di Trump va chiarita. Quel 54 per cento rappresenta coloro dunque che stimano davvero Trump. Perché è ricco, è un imprenditore, ha fama di self made man e non ha granché rispetto per le minoranze etniche.
Tutte caratteristiche che piacciono a parte della working class anti politica americana e perfino a quella cinese. Se dimentichiamo per un attimo le differenze evidenti tra Cina e Usa, non si può non registrare anche in Cina una sorta di sentimento anti establishment, che finisce per appoggiare o provare simpatie per quelli che percepisce come propri simili in altri paesi. Daniel Bell, studioso apprezzato della Cina contemporanea, al New Yorker ha spiegato che «c’è simpatia per Trump in Cina, perché i cinesi sono vicini al suo risentimento nei confronti dell’establishment».
Non a caso a questi cinesi – pare una contraddizione, ma non lo è – piace anche Xi Jinping, l’attuale presidente, perché la sua battaglia anti corruzione viene letta proprio come una guerra ai «potenti».
C’è poi un altro, il terzo, tipo di «simpatia» dei cinesi nei confronti di Trump. E si tratta di un sentimento politico e, anche se appare un paradosso, iper-nazionalistico cinese. Trump piace perché mette in evidenza tutti i limiti del sistema democratico e in particolare di quello statunitense, capace di creare «mostri», proprio come quello di Trump.
[Scritto per il manifesto]