9 milioni di nuovi posti di lavoro

In by Simone

Mentre la crisi costringe a ristrutturazioni aziendali, e licenziamenti, in tutto il mondo, la Cina ufficializza la sua contro tendenza. Secondo i dati forniti dalle autorità negli ultimi dieci mesi del 2009 sarebbero più di 9 milioni i nuovi posti di lavoro creati nelle aree urbane.

Il Dipartimento delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale ha specificato che la Cina ha creato 9,4 milioni di posti superando l’obiettivo di 9 milioni posto a inizio anno. Secondo Ying Chengji, portavoce del ministero: “in generale, la situazione occupazionale è rimasta stabile quest’anno. E’ molto meglio di quello che ci aspettavamo. Prevediamo che la cifra per l’anno potrebbe raggiungere 11 milioni entro la fine del mese di dicembre”.

La forza lavoro cinese è di circa 792,4 milioni di persone, come conteggiata nel 2008, di cui 302 milioni risiedono nelle aree urbane, mentre 472,7 milioni nelle zone rurali. Con 8,86 milioni di disoccupati urbani, il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2009 è salito al 4,3%, contro il 4% alla fine del 2007. Nell’ultimo trimestre del 2008 560 mila cittadini cinese avevano perso il lavoro, secondo le cifre ufficiali.

Il piano di recupero fornirà 400 miliardi di euro in due anni e consentirà a 4,4 milioni di disoccupati urbani di trovare nuovi posti di lavoro tra gennaio e ottobre. Gli esperti, tuttavia, hanno avvertito che le statistiche cinesi sono spesso sottovalutate, perché includono solo i lavoratori urbani e non comprendono i lavoratori migranti o laureati.

Quando la crisi finanziaria ha colpito le esportazioni cinesi, costringendo a chiudere fabbriche o rallentare drasticamente la loro produzione, 20 milioni di lavoratori migrantisi erano trovati senza lavoro. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, il tasso di disoccupazione dei migranti rurali è calato del 15% cento alla fine del primo trimestre 2009.

Li Wei, analista di Standard Chartered Bank, ritiene che “la situazione occupazionale è notevolmente migliorata”.

Le autorità cinesi temono l’instabilità altamente sociale derivante da un alto tasso di disoccupazione. Nel mese di luglio, la fusione di due società, che aveva provocato un licenziamento di massa, aveva scatenato una forte malcontento fra i lavoratori che avevano ucciso un manager dell’azienda.