Abenomics, il rischio di una nuova bolla

In by Gabriele Battaglia

Poco meno di un mese fa, Abe Shinzo riceveva l’incarico di formare un nuovo governo. Finite le celebrazioni del nuovo anno, Abe e i suoi si sono messi subito al lavoro. Risultato: un pacchetto da poco più di 200 miliardi di euro, il più pesante dal 2009. L’obiettivo dichiarato è far tornare il Giappone a crescere. Il governo giapponese è pronto a iniettare un’enorme somma di denaro nell’economia nazionale. Martedì scorso è stato approvato il budget supplementare per l’anno fiscale in corso: un’iniezione da 13 mila miliardi di yen (circa 130 miliardi di euro), che va ad aggiungersi a un ulteriore pacchetto da 10 mila miliardi approvati il 10 gennaio scorso.

In campagna elettorale, Abe Shinzo l’aveva promesso. "Ricostruire l’economia" e "fermare la deflazione" erano stati i motti del leader del Partito liberal-democratico, uscito trionfante dalle urne lo scorso dicembre e oggi con quasi due terzi della Camera bassa del parlamento sotto controllo.

L’obiettivo dichiarato del neo-primo ministro è quello di rivitalizzare l’economia nazionale. Dopo più di un decennio di stagnazione, dall’ultimo trimestre 2012 i dati economici dicono recessione. "Sfortunatamente," ha dichiarato recentemente Abe,"il governo precedente ha fallito nel tentativo di spingere la crescita ed espandere l’economia."

Per non ripercorrere le orme delle passate amministrazioni del Partito democratico, a dire il vero incapace di offrire al Paese del Sol Levante un’alternativa seria al governo lungo più di mezzo secolo del Partito attualmente presieduto da Abe, il nuovo governo ha mostrato immediatamente un approccio maggiormente incisivo.

La roadmap per rivitalizzare l’economia passa da un pesante aumento della spesa pubblica. "Abenomics", l’ha ribattezzato il Financial Times. Il governo ha approfittato della pausa del Capodanno per stilare un budget supplementare per l’anno fiscale 2012, che si concluderà a marzo 2013, e un ulteriore pacchetto di stimoli per un totale di oltre 20 mila miliardi di yen (poco più di 200 miliardi di euro). Il piano verrà poi sottoposto alle Camere entro fine mese.

Infrastrutture, settore militare, incentivi alle aziende in difficoltà e spinta all’attrazione di nuovi capitali: sono queste le priorità definite dai responsabili economici del governo di Tokyo. Il risultato, prevede Abe, sarà una crescita del Pil del 2 per cento e la creazione di 600 mila posti di lavoro. "Dobbiamo creare nuovi posti di lavoro e alzare gli stipendi per sostenere la crescita", ha sottolineato Abe in conferenza stampa subito dopo l’approvazione del piano di spesa.

Vero pilastro del pacchetto di stimoli sono i 3,8 mila miliardi (circa 40 miliardi di euro) dedicati all’accelerazione della ricostruzione delle aree colpite dal devastante terremoto e tsunami del marzo 2011. A due anni di distanza dal disastro, sono ancora più di 300 mila i giapponesi che ancora non hanno una casa, vivono nei rifugi temporanei o in abitazioni in affitto dal governo.

Secondo quanto riportato dalla Nhk, l’emittente nazionale giapponese, solo 40 delle 23 mila strutture temporanee previste, che nei piani del precedente governo dovevano aggiungersi alle 50 mila già predisposte nel Nordest del paese, sono state completate.

Abe punta poi sull’aumento dei consumi, favorendo – con la cooperazione della Bank of Japan (Boj), la banca centrale giapponese – una politica inflazionistica. La colpa è della deflazione, sostengono Abe e i suoi, favorita anche dalle politiche adottate dai precedenti governi democratici. Negli ultimi dieci anni il calo dei prezzi ha spinto i consumatori giapponesi a posticipare continuamente i propri acquisti in attesa di ulteriori sconti, e non ha favorito un aumento della domanda interna.

L’obiettivo del governo è ora un aumento dell’inflazione al 3 per cento, ma su questo punto c’è l’opposizione della banca centrale, attualmente diretta da Shirakawa Masaaki. La Boj ha calcolato recentemente che sarà possibile aumentare l’inflazione di un punto percentuale solo entro il biennio 2014/15. Aumentare di 3 punti percentuali l’inflazione sul breve termine, significherebbe far stampare alla Boj yen illimitatamente. E, di più, metterebbe a serio rischio l’indipendenza della banca centrale. 

"Se si aumenta l’inflazione del 3 per cento, le aziende dovranno competere per adeguare gli stipendi", suggerisce Sakurai Yuuki, amministratore delegato di Fukoku Capital Management, società di consulenza finanziaria di Tokyo. "Abe non è del tutto consapevole di ciò che ha detto." E infatti non sono poche le critiche mosse al capo del governo.

Gli analisti finanziari dubitano che il pacchetto Abe abbia effetti duraturi. Qualche giorno fa, Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics, dalle colonne del Financial Times, invitava il governo a ripensare al piano economico che verrà sottoposto alle camere a fine mese. "Lo stimolo supplementare è controproduttivo perché si aggiunge ai costi (del debito pubblico) sul lungo periodo senza risolvere il vero problema del Giappone: una deflazione cronica e un tasso di cambio sopravvalutato."

Va poi aggiunto il fattore politico. Abe cerca risultati sul breve periodo in vista delle elezioni per la Camera alta del prossimo giugno. Gli stessi giapponesi quindi non sono totalmente persuasi che Abe riuscirà a tirar l’economia nazionale fuori dal pantano.

"Può la Abenomics imparare dalla bolla", ha scritto in settimana il popolare giornalista e scrittore Ikegami Akira sul Nikkei Shimbun. Il clima sembra tornato quello dell’epoca d’oro della speculazione edilizia e finanziaria. "Pare che in questi giorni nelle librerie vadano a ruba i libri sugli investimenti. Con il Nikkei in crescita tornano gli investitori."

Peccato che sia stata proprio l’economia di bolla tra 1986 e 1991 a gettare la terza economia mondiale nella stagnazione. Il Giappone è pronto per una nuova bolla?
 
[foto credits: ibtimes.com]

*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.