Non è esattamente uno dei luoghi più visitati in città, né tanto meno uno dei musei più conosciuti. Stiamo parlando del 武汉性学博物馆 (“Museo della Sessualità”) e la città in questione è Wuhan, metropoli di cinque milioni di abitanti sulle sponde del Fiume Azzurro, nella Cina centro meridionale.
Il museo è infatti stato inaugurato non molti anni fa e tuttora poco (o per niente) pubblicizzato. È allestito al secondo piano dell’hotel “Il cigno” ed ha un primato non da niente: è il primo nel suo genere, ovvero il primo museo di sessualità aperto nella Repubblica Popolare Cinese in più di cinquemila anni di civiltà. Contiene al suo interno più di milleduecento oggetti, accuratamente divisi in quattro sezioni tra le poche stanze che lo compongono. Il contributo più importante per la realizzazione della mostra è stato dato dal sessuologo cinese prof. Liu Dalin.
Nella prima parte è raccolta tutta una serie di utensili collegati al mondo della sessualità nel corso dei numerosi secoli della civiltà cinese, dai falli in pietra alle statuette antropomorfe, dagli strumenti di tortura per le donne “poco dignitose” ai vasi e ai dipinti con raffigurazioni erotiche. C’è poi una parte illustrativa che riguarda l’educazione sessuale e il concepimento.
La sezione successiva è dedicata alla “cultura del sesso”, decisamente meno sino-centrica e più internazionale: dalla rivoluzione sessuale degli hippy in America all’uomo col pene più lungo del mondo, dal nudo come forma d’arte in Cina ai bar dei gay.
Arriviamo poi all’ultima sezione della mostra, per molti aspetti la più importante: quella delle malattie sessuali. Un’ampio spazio dedicato all’informazione (dal vago sapore propagandistico) sui rischi delle malattie per trasmissione sessuale, con tanto di foto decisamente scioccanti. La visita termina con una serie di contenitori in vetro di feti mai nati.
Il museo è in zona Jichang He. Tre euro il prezzo del biglietto, un euro per pensionati e studenti, cinque per gli stranieri.